L’agenda di Emmanuel Macron per il Medio Oriente nel 2024 si preannuncia ricca e complessa. Mentre si attende l’annuncio del successore di Emmanuel Bonne in qualità di consigliere diplomatico, uno degli obiettivi chiave di Macron in Medio oriente, oltre ai progetti nel settore della difesa, è quello di consolidare i rapporti con il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (MbS). La visita ufficiale di Macron a Riyad, finalizzata a rafforzare i rapporti bilaterali e a concludere significativi accordi nel settore civile e militare, è stata posticipata più volte e attualmente è in attesa di conferma. Anche il viaggio a Parigi del ministro della Difesa saudita Khaled bin Salman (fratello del principe ereditario), avvenuto verso la fine di dicembre, non ha portato a grandi sviluppi, in particolare per quanto riguarda la scelta dell’Arabia Saudita nell’acquisto di jet da combattimento tra il Rafale di Dassault Aviation e il Typhoon sviluppato dal consorzio Eurofighter guidato da BAE Systems.
Dopo l’attacco del 7 ottobre da parte di Hamas contro Israele, Macron ha effettuato visite a Tel Aviv, Gerusalemme, Ramallah, Amman e Cairo il 24 e 25 dello stesso mese. Tuttavia, ha deciso di non fare tappa a Riyad, nonostante fosse previsto un incontro con MbS nella notte del 25. Nell’intento di compensare il rinvio della terza conferenza di Baghdad, prevista per la fine di novembre e vista come un momento cruciale della sua diplomazia in Medio oriente, il presidente francese ha cercato di organizzare un evento sostitutivo a Dubai in occasione della COP 28, il 1 e 2 dicembre 2023.
Mirando allo stesso scopo di allestire un incontro franco-mediorientale, dato che la forma della conferenza di Baghdad nel 2024 rimane incerta, Macron ha incontrato soltanto i suoi alleati più stretti: il presidente degli Emirati Arabi Uniti Mohammed bin Zayed al-Nahyan, il primo ministro iracheno Mohammed Shia al-Sudani e il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi. Durante il viaggio di ritorno, Macron ha fatto tappa a Doha, in Qatar, per una cena con l’Emiro Tamim bin Hamad al-Thani, figura chiave nel processo di liberazione degli ostaggi francesi detenuti da Hamas. Era prevista una sosta a Riyad, dato che MbS aveva posticipato il suo viaggio a Dubai, ma è stata nuovamente annullata.
A dicembre, Anne-Claire Legendre, ex portavoce del ministero degli Esteri, ha sostituito Patrick Durel come consigliere per il Nordafrica e il Medio oriente al Palazzo dell’Eliseo. Durel è stato nominato ambasciatore di Francia a Baghdad, succedendo a Éric Chevallier, trasferito al Cairo. Si è inoltre diffusa la voce che Legendre avrebbe preso in carico il dossier libanese, precedentemente gestito dall’ex ministro degli Esteri Jean-Yves Le Drian. Per ristabilire o rinnovare il dialogo con i capi di Stato della regione, Macron si è affidato a Le Drian, che a dicembre ha ricevuto incarichi ampi e discreti. Nominato inviato speciale della Francia per il Libano nel giugno 2023, a Le Drian è stato affidato il compito più ampio di delineare chiaramente la politica estera del presidente francese, specialmente in relazione al Golfo Persico e alla luce del conflitto tra Israele e Hamas.
Sul campo, i tentativi dell’ambasciatore francese a Riyad, Ludovic Pouille, di organizzare un incontro tra Macron e MbS non hanno ancora avuto esito positivo. Inoltre, si prevede che Christophe Bigot, un altro membro del team di Le Drian ed ex direttore dell’Africa e dell’Oceano Indiano al ministero, possa sostituire Pouille nell’estate successiva. Uno degli obiettivi principali di Macron è quello di migliorare la sua immagine con i leader arabi, in risposta alla percezione di una posizione favorevole a Israele. Per tale motivo, il nome del suo consigliere per gli affari strategici, Xavier Chatel, precedentemente ambasciatore ad Abu Dhabi, è comparso su Le Monde, seguito da quello dell’intellettuale pubblico Bernard-Henri Lévy su Libération. Questi articoli servivano a giustificare la dichiarazione di Macron, fatta a Tel Aviv il 24 ottobre, in cui affermava che la Francia sarebbe stata pronta a far combattere la coalizione internazionale contro l’Isis anche contro Hamas.
La presenza di Chatel è diventata sempre più evidente anche nel contesto della crisi ucraina, e lui rimane uno dei principali candidati per la successione di Bonne, insieme ad Aurélien Lechevallier (che fino alla nomina di Le Drian ha ricoperto il ruolo di presidente ad interim dell’Agence Française pour le Développement d’Al-Ula) e Luis Vassy, precedentemente sotto l’ala di Le Drian.
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