Qualcosa non tornava da anni nei conti tedeschi, tanto che su questo giornale nel 2020 avevamo sollevato l’attenzione su un problema normalmente trascurato. La seconda picconata è stata il caso Wirecard. La terza è arrivata in occasione dello scoppio della guerra in Ucraina, quando si è saputo dei contratti energetici al ribasso stipulati tra Berlino e Mosca. Ma è in questo 2023 che scoppia il “caso Germania”, documentato in modo reticente e ovattato dalla stampa europea, feroce con i conti italiani ma distratta quando in ballo ci sono miliardi fatti sparire dal debito tedesco.
Come abbiamo scritto a suo tempo, la situazione finanziaria tedesca è stata scossa da una sentenza della Corte dei Conti del settembre scorso. La settimana scorsa è toccato alla Corte costituzionale tedesca: le toghe rosse di Karlsruhe hanno messo in discussione la legittimità di 60 miliardi di euro destinati a finanziamenti per il clima, e potenzialmente anche di altri 770 miliardi di euro, a causa di 29 fondi speciali creati fuori bilancio dal governo tedesco nel corso degli anni. La decisione ha sollevato preoccupazioni sul futuro di questi fondi, che potrebbero dover essere sciolti o modificati entro la fine dell’anno, creando di fatto una voragine nell’economia tedesca.
Fino a ieri, tra l’indifferenza delle agenzie di rating, della Ue e del “severissimo” (con l’Italia) Paolo Gentiloni, il deficit tedesco sarebbe ammontato a 85,7 miliardi, cinque volte quanto assicurato dal ministero delle Finanze che certificava solo 16,6 miliardi. Ciò significa che il disavanzo avrebbe raggiunto il 2,4% del Pil, a fronte dello 0,4% dichiarato a media e mercati. Ma la situazione è nettamente peggiore.
Secondo Bloomberg, Karlsruhe ha cancellato lo spostamento di un fondo creato “fuori bilancio”, e finanziato a debito, per 60 miliardi, ma questa è solo la punta dell’iceberg. Negli anni sono ben 29 i fondi simili creati e che in totale arriverebbero a ben 770 miliardi. Di questi, gli ultimi 100 miliardi, creati per il finanziamento dell’Ucraina, sono relativamente sicuri, perché già approvati dalla Corte che ha collaborato alla scrittura della norma, ma gli altri 670 potrebbero essere cancellati.
Mentre dal 2011 la settima potenza mondiale (l’Italia) è trattata come un PIGS, nonostante un rispetto quasi maniacale del famigerato Patto di stabilità, la Germania aiutava le imprese con sovvenzioni di Stato extra debito ed energia a basso costo grazie agli accordi con la Russia, oltre a salvare banche e Lufthansa con 10 miliardi. Un danno doppio per imprese e cittadini italiani, spesso offesi e definiti “non affidabili”, una tecnica mediatica ampiamente utilizzata anche da una parte del mondo politico e mediatico italiano. La Germania, famosa per il suo rigore, ha in realtà strutturato un falso in bilancio che ha rovinato intere filiere.
Ma se la Germania, che impone austerità a competitor come l’Italia ed ha una legge che permette finanziamenti ad imprese e sociale extra debito, diventano lapalissiane le asimmetrie e il danno per chi rispetta il Patto di stabilità. Applicando le regole, quindi, se i suddetti 770 miliardi fossero classificati a debito Berlino avrebbe un 15% del Pil in più di deficit. Sarebbe smascherato il grande trucco tedesco e a rischiare sarebbe la stessa Ue.
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