Recentemente, la Germania è stata oggetto di critiche per aver fornito un sostegno ritenuto insufficiente all’Ucraina, venendo addirittura accusata di codardia. Tuttavia, è importante sottolineare che la Germania ha effettivamente inviato significative forniture militari all’Ucraina, anche se con una comunicazione meno enfatica rispetto alla Francia. Verso la fine del 2023, la Germania ha consegnato un secondo sistema di difesa aerea mobile “Patriot”, una vera eccellenza tecnologica. Si è appreso di recente che questi sistemi sono stati parzialmente distrutti, riducendo così la copertura aerea alta di Kiev. Nello stesso anno, la Germania, con il supporto di altri paesi dell’UE, ha fornito circa 70 carri armati Leopard II all’Ucraina, una mossa che ha suscitato ampie discussioni in Germania. Questi carri, sviluppati decenni fa, non si sono rivelati completamente adeguati alle condizioni di combattimento ucraine, presentando vulnerabilità simili a quelle dei carri armati russi.



La 47esima brigata d’assalto ucraina, nota come “Magoura”, ha consolidato il fronte nord della nuova linea difensiva a ovest di Avdiivka. Tuttavia, tutti i Leopard in suo possesso sono stati distrutti, e gli Abrams americani, impiegati con maggiore cautela, stanno subendo la stessa sorte, con una perdita media di uno ogni due giorni nell’ultimo periodo. Gli esperti militari ritengono che nemmeno la fornitura di F16 possa ribaltare questa situazione.



La Germania riunificata ha rifiutato il ruolo di “junior partner” nella cooperazione franco-tedesca in Europa, un modello precedentemente stabilito dal generale de Gaulle, con un’inversione graduale del rapporto di forza tra Parigi e Berlino. Fino allo scoppio della guerra in Ucraina, la Germania aveva delegato la propria sicurezza agli Stati Uniti, l’energia alla Russia e parte della sua crescita economica alla Cina, conducendo una politica economica che non sempre si allineava agli interessi dei suoi partner europei. Questo si è evidenziato nella conclusione dell’accordo di investimento con la Cina durante la presidenza tedesca dell’Unione Europea. Nonostante le affermazioni del cancelliere Scholz sulla Zeitwende, sembra improbabile che la Germania ambisca a un ruolo geopolitico che vada oltre i propri interessi economici ben ponderati e il concetto di Zivilmacht (potenza civile). Attualmente, il modello economico tedesco, un tempo lodato, sta mostrando segni di instabilità, e la crescita economica della Francia e del sud Europa, spesso criticata in Germania per la sua presunta mancanza di rigore fiscale, risulta essere superiore a quella tedesca.



La Germania è sotto pressione da parte degli Stati Uniti per ridurre i suoi legami economici e commerciali con la Cina. A seguito della guerra in Ucraina e della distruzione del Nord Stream, la Germania non può più affidarsi alla Russia per il suo approvvigionamento energetico. In tema di sicurezza, la Germania si mostra come un modello di allievo della NATO, sostenendo militarmente e finanziariamente l’Ucraina, pur cercando di complicare i trasferimenti di armi e fondi. È noto che Berlino mantenga contatti discreti con Mosca, non essendo l’unica a farlo. La posizione geografica della Germania impedisce un distacco duraturo dalla Russia, come ricorda la storia europea fin dal Medioevo. Si sa inoltre che il cancelliere Scholz si è opposto alla nomina di Ursula von der Leyen a capo della NATO.

Le dinamiche attuali mettono in difficoltà il presidente Zelensky, la cui retorica su una riconquista incondizionata dei territori persi sta perdendo credibilità, rendendo necessario valutare alternative alla soluzione armata. Una ritirata parziale da parte dell’Ucraina potrebbe consentire agli Stati Uniti di influenzare il processo di pace senza perdere prestigio davanti agli alleati. Dopo gli sforzi di mediazione da parte della Cina, resta l’ipotesi di una possibile mediazione turca, che potrebbe essere vista con favore dalla Germania. Il presidente Zelensky era ad Ankara la settimana scorsa. Ma sia in ambito economico che in relazione all’Ucraina, la Germania sembra preservare i propri interessi calcolati, spesso a scapito della solidarietà europea. Vedremo come si concluderà il Consiglio Europeo in corso.

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