La bocciatura da parte del Bundestag della stretta ai migranti proposta dal leader Cdu Friedrich Merz e appoggiata da AfD è un fatto. Il vasto plauso delle forze cosiddette “democratiche” in tutt’Europa è invece un’opinione, che sembra meritare qualche approfondimento.
Il principale è che il parlamento tedesco è disciolto: fra tre settimane gli elettori del più grande Paese Ue saranno chiamati a votarne un altro, con sette mesi d’anticipo sulla scadenza naturale della legislatura, per il collasso della maggioranza rossoverde del cancelliere Olaf Scholz.
Nel Bundestag uscente la Cdu e la cugina bavarese Csu sono in netta minoranza: assieme contano 196 seggi su 733. AfD ne ha 76: il totale (272) resta quindi largamente al di sotto della maggioranza nominale (367). La coalizione Scholz era forte di 416 voti: 206 dell’Spd, 118 dei Verdi e 92 dei liberaldemocratici di Fdp.
Al voto sulla mozione presentata da Merz e appoggiata dalla leader AfD Alice Weidel hanno partecipato 693 deputati: l’hanno approvata in 338 (cioè assai più dei 272 di Cdu-Csu e Afd) e respinta in 350 (assai meno della maggioranza rossoverde in carica).
I polls più aggiornati disegnano nel frattempo un Bundestag in cui Cdu-Csu salirebbero dal 24,1% fino al 29-30%; Spd scenderebbe dal 25,7% al 15-16%; i Verdi limerebbero di poco il loro attuale 14,7%; Fdp crollerebbe dall’11,4% fino alla soglia-sbarramento del 4%; AfD raddoppierebbe il 10,4% raccolto nel 2021.
In attesa di conoscere i pesi reali nel nuovo parlamento, la questione di fondo sembra essere questa: perché un candidato-cancelliere come Merz a tre settimane dal voto ha assunto un’iniziativa politica di primo livello in un parlamento disciolto in cui era in minoranza all’opposizione? Solo per ricevere un più che prevedibile “schiaffo”?
Una risposta elementare – comunque una fra le tante possibili – l’ha voluta dare Angela Merkel, cancelliera per 16 anni fino al 2021 a capo di una coalizione sempre più piccola fra Cdu-Csu e Spd (Scholz era il suo vice). Lei che da “madre della Patria” ha accolto in una volta sola un milione di immigrati e ha costruito un’Azienda-Germania sulla dipendenza dal gas russo e dal mercato cinese, è uscita dal suo silenzio per dire banalmente che Merz “ha sbagliato”. Che il suo successore – sempre detestato – è solo un pericoloso incompetente, indegno della sua eredità e immeritevole dei voti dei tedeschi.
Può darsi abbia ragione oppure no. Non ci sarà comunque molto da attendere per vedere come la pensa davvero la democrazia elettorale tedesca. Sugli immigrati, sul gas russo, sull’auto elettrica e su tutto il resto.
La risposta vera l’avremo solo la sera del 23 febbraio.
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