Giano bifronte: una divinità doppia, come il sistema utilizzato dalla Germania per fare investimenti riducendo il debito. Una leva finanziaria keynesiana ben nascosta da una legislazione ad hoc, travestita da “rigore e conti in ordine”. Nel caso tedesco abbiamo miliardi di aiuti o iniezioni di liquidità che non sono calcolati sul debito pubblico. Come è possibile, senza essere sanzionati dai rigidi trattati europei?



Nessun complotto: Berlino si muove nelle regole europee. Vediamo come. È la Germania che ha adattato il proprio modello alle regole europee o avviene il contrario?

La Germania, come tutti sappiamo, è uno Stato federale: il bilancio centrale è separato da quello dei singoli Länder. Con i bilanci disgiunti gli “Stati” tedeschi sforano di continuo il patto di bilancio, andando in passivo (succede anche alla California). Questo passivo, però, non viene “caricato” sul debito, ma “assorbito” dalla Kfw (Kreditanstalt für Wiederaufbau). In pratica questo istituto di ricostruzione creato dopo la Seconda guerra mondiale (una sorta di Cassa depositi e prestiti) si occupa di “infilare” sotto il proprio tappeto attività pubbliche in prima battuta di competenza centrale. L’Istituto, in questo modo, riesce ad assorbire (quindi omettere) un buon 15% medio di debiti in rapporto al Pil e quasi il 25% rispetto al debito pubblico ufficiale.



Sommando il debito dei Länder al bilancio centrale (come succede in Italia con le Regioni) andremo a ottenere un rapporto debito/Pil che passerebbe dal 60% di media odierno a quasi l’80%: non proprio la stessa cosa. Per capirci, in termini di cifre, il debito degli Stati tedeschi ammonta circa 600 miliardi.

A questi 600 miliardi vanno aggiunti i circa 500 contratti (in attivo) da Kfw, 1.100 miliardi non calcolati nel debito tedesco. La Kfw include mutui a imprese (agevolati), oltre che a enti locali e Stati federali tedeschi. Oltre a tutto ciò, le partecipazioni in Deutsche Post e Deutsche Telekom sono ingenti, l’80% della Kfw è dello Stato tedesco, il 20% dei Länder.



Kwf, inoltre, è controllata dai ministeri di Finanze e Industria, e questo legame garantisce affidabilità nei rating da parte delle maggiori agenzie, ovvero quella tripla A che appunto detiene anche lo Stato tedesco. Prestare soldi, quindi, diventa una sicurezza, Anzi risulta perfino conveniente, visto che le obbligazioni Kwf sono uguali ai Bund, sebbene non rientrino nel debito pubblico.

Questo perché la legislazione tedesca lo permette, visto che Kwf si finanzia con pubbliche garanzie, ma copre metà dei costi con ricavi di mercato e non con versamenti pubblici, tasse e contributi. Motivo per cui la Ue non può intervenire e la Germania tramite questa “leva finanziaria” può aiutare imprese e cittadini senza ricorrere a prestiti o meccanismi simil-Mes. Di fatto Kwf si comporta come una banca privata e permette alla Germania di investire e contrarre il debito allo stesso momento.

Esclusa una soluzione “giapponese”, che il sistema dell’euro non permette, ci si può chiedere perché la nostra governance passata, presente e futura non si adoperi per aggiornare la nostra legislazione. Una simile riforma permetterebbe di avere liquidità senza contrarre debito pubblico, che scenderebbe (anche perché questi incrementi non verrebbero conteggiati) con una certa velocità. Anche le Regioni italiane sarebbero svincolate dal pareggio e potrebbero investire su sanità e scuola. Con il nostro debito privato, tra i più bassi d’Europa, l’Italia sarebbe tra i paesi più virtuosi in pochi anni, nonostante ingenti investimenti.