Una delle società di sorveglianza elettronica maggiormente note è certamente la NSO Group Technologies israeliana che fra l’altro collabora con la National Security Agency (NSA) americana. Dal punto di vista strettamente economico la società di cybersicurezza israeliana è sorta anche grazie al contributo di una società londinese di private equity nota come Novalpina Capital. Nata nel 2010 grazie al contributo di Shalev Hulio, Omri Lavie e di Niv Karmi (ex agente del Mossad) ebbe modo di ottenere il primo contratto grazie a un importante uomo d’affari americano, Elliot Broidy, guarda caso responsabile della coalizione ebraica repubblicana americana, oltre ad essere una grande sostenitore di Donald Trump.
Il contratto che questo uomo d’affari riuscì a fare siglare alla società di cybersicurezza è relativo al Messico. Al governo messicano la NSO ha venduto il software spyware Pegasus. Ufficialmente le autorità messicane hanno sottolineato il contributo determinante di questo software per catturare il celebre El Chapo, uno dei maggiori narcotrafficanti messicani. Dall’altro lato però questo stesso software è servito per intercettare le telefonate di un importante attivista per i diritti umani e cioè Javier Cardenas ucciso in Messico nel 2017.
Nonostante il suo carattere privatistico, questa società è in stretta simbiosi con il ministero della Difesa, che ha un controllo pressoché totale su questa società. Più nello specifico la società israeliana è controllata da un dipartimento specifico del ministero della Difesa denominato Dipartimento del direttore della sicurezza dell’apparato della difesa. Uno dei compiti di questo dipartimento è di approvare o meno le dichiarazioni pubbliche degli amministratori delegati di questa società. Sotto il profilo tecnologico la società di cybersicurezza è stata sviluppata grazie al contributo degli specialisti della unità 8200 di cui abbiamo già avuto modo di parlare su queste pagine.
Numerose sono state le operazioni di spionaggio elettronico che questa società ha posto in essere a livello globale nel Bahrein, negli EAU come in Arabia Saudita. Ma è stato utilizzato anche a Panama, in Kenya come in Turchia. Una versione modificata del software Pegasus denominata Fantasma è stata utilizzata dall’FBI nel 2019. Ma certamente uno degli episodi più significativi della storia del software Pegasus è il legame tra Israele e Arabia Saudita in relazione all’omicidio di Jamal Khashoggi. Come sappiamo questo omicidio avvenne nel consolato saudita di Istanbul nel 2018. Se questo omicidio fu programmato dal sovrano bin Salman, sul piano operativo fu attuato dal direttore generale dell’agenzia dei servizi segreti sauditi e cioè da Bandar bin Sultan. Fu proprio grazie al software Pegasus che fu possibile seguire i movimenti dell’editorialista del Washington Post prima del suo omicidio.
Ma non fu certo la prima volta che il principe ereditario faceva spiare i propri rivali: agenti operativi sia sauditi che emiratini hanno tenuto sotto controllo i telefoni cellulari dei giornalisti di Al-Jazeera. Consapevole di queste operazioni di spionaggio, a partire dal 2021 il presidente Biden ha inserito questa società nel celebre elenco delle entità del dipartimento del Commercio. In base a questa lista nessuna azienda americana può vendere alla società di spionaggio tecnologia americana. In modo esplicito il dipartimento del Commercio ha infatti accusato la società NSO di fornire a governi stranieri strumenti giudicati intrusive per colpire oppositori e organizzazioni per i diritti civili.
Naturalmente non si tratta di una posizione ispirata ai principi della democrazia, dal momento che gli Stati Uniti possiedono la più potente agenzia di spionaggio elettronico a livello globale. La reale motivazione di questo provvedimento è da individuarsi nel fatto che questa società di sorveglianza israeliana avrebbe potuto intaccare la supremazia globale americana. Difficile non vedere in questo provvedimento un atteggiamento di natura sostanzialmente ipocrita, dal momento che diventa legittimo vendere a Israele sistemi sofisticati di difesa e di offesa ma viene fatto divieto di vendere prodotti che possano perfezionare la tecnologia di sorveglianza israeliana. Ma esiste un altro aspetto che vorremmo sottolineare e al quale abbiamo fatto soltanto cenno: i legami fra la NSO e il governo israeliano tramite il ministero della Difesa.
Questi legami talmente stretti che, quando i prodotti della società di sicurezza NSO vengono venduti a un governo – come può essere quello indiano – ciò accade perché esistono preventivi accordi fra i vari governi. Non è un caso, infatti, che il primo ministro indiano abbia fatto ricorso a Pegasus per consolidare il suo potere facendo spiare decine di giornalisti e attivisti indiani, facendo hackerare i telefoni e i computer di attivisti per i diritti umani. Ma il software della società israeliana è stato venduto anche in Paesi poco conosciuti all’opinione pubblica come, per esempio, il Togo, Stato dell’Africa occidentale ubicato nel Golfo di Guinea. Quando è salito al potere Faure Gnassingbe molti attivisti per i diritti umani si sono serviti di Internet per contestare il governo autoritario e per chiedere riforme politiche, fino ad arrivare a organizzare nel 2017 vere e proprie proteste. Proprio grazie a questo software fu possibile individuare i messaggi WhatsApp di questi attivisti, arrestarli e torturarli, come ha avuto modo di denunciare nel 2018 uno dei più importanti gruppi di ricerca indipendenti canadese e cioè Citizen Group. Questa applicazione è stata possibile perché il governo dello Stato africano aveva ottimi rapporti col primo ministro Benjamin Netanyahu già dal 2017.
Esiste infine un altro aspetto tutt’altro che marginale che spiega il pieno sostegno del governo israeliano alla società di cybersicurezza: in cambio della sofisticata tecnologia i governi che la ricevono sono sollecitati a votare a favore di Israele presso le Nazioni Unite. Fatta questa indispensabile precisazione di natura politica, non dobbiamo dimenticare che Israele hai il più alto numero di società di sorveglianza elettronica al mondo, superando sia gli Stati Uniti sia il Regno Unito. E se il mondo allo stato attuale è retto da una vera e propria cleptocrazia globale è evidente che il software spia israeliano diventa uno strumento indispensabile.
In conclusione, la pervasività della sorveglianza elettronica è tale che ormai mette a rischio la libertà di espressione anche nei Paesi che formalmente sono di natura democratica. A maggior ragione la sorveglianza elettronica diventa uno strumento indispensabile per i regimi di natura autoritaria presenti sia in Europa, in Asia che in Medio oriente. Il giornalismo libero e indipendente, in simbiosi con le ONG, è in grado di contrastare solo in parte questo fenomeno. Ma nonostante ciò il suo contributo, per quanto limitato, è di inestimabile valore.
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