Nel mondo dell’intrigo politico e delle influenze, dietro le quinte del potere, si nascondono spesso segreti oscuri e relazioni nascoste. Questo articolo getta luce su una rete intricata di connessioni, giochi di potere e questioni non risolte che riguardano alcune delle personalità più influenti del mondo dove uno di questi tasselli è ITA, la compagnia aerea di bandiera italiana che entro breve dovrebbe entrare nella galassia di Lufthansa.



Le dichiarazioni della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni durante la conferenza stampa del G20 in India hanno gettato una luce acuta su una vicenda intricata che coinvolge il futuro di ITA. “Sta accadendo qualcosa di obiettivamente curioso”, ha sottolineato Meloni, “la stessa Commissione europea che per anni ci ha chiesto di trovare una soluzione al problema ITA, quando troviamo una soluzione al problema ITA la blocca…”.



Questa boutade, apparentemente casuale, ha infatti catturato l’attenzione globale dei media e ha spinto il pubblico a scavare più a fondo nella vicenda. Quello che emerge è un intreccio di interessi, relazioni familiari e geopolitica che getta obiettivamente una luce inquietante sulla privatizzazione di ITA.

Grazie alle dichiarazioni della Meloni ora tutti sanno che la commissione di valutazione incaricata dalla DG Competition di Bruxelles, per valutare nell’ambito delle leggi antitrust l’operazione ITA/Lufthansa, sta cercando di mettere i bastoni tra le ruote al nostro Governo, bloccando di fatto la privatizzazione della nostra compagnia di bandiera.



La Commissione che deve valutare la privatizzazione di ITA è attualmente presieduta da Didier Reynder, il quale ha preso il posto vacante di Margrethe Vestager che sarebbe in procinto di approdare alla Bei grazie anche ai voti dei francesi.

Reynder, non è un segreto, è politico di lungo corso ed è stato ministro degli esteri del Belgio nel 2011 al 2014, dopo essere stato ministro delle Finanze dal 1999 al 2011 e vice-primo ministro nel 2004. È un rappresentante del Movimento Riformatore, partito che ha guidato in prima persona dal 2004 al 2011. Il movimento riformatore nel Parlamento europeo siede tra i banchi Partito dell’Alleanza dei liberali e dei democratici per l’Europa (Alde) che guarda caso è alleato proprio del Pd.

Risulta evidente che se uno dei tanti rilievi della Commissione deve essere quali siano i pasti che saranno serviti a bordo dei voli (magari nei prossimi giorni chiederanno anche di che colore dovrà essere la carta igienica nella toilette), tutto ciò non può solo essere un errore di battitura, ma una modalità ben congegnata per rallentare o cercare di bloccare la privatizzazione di ITA. Se qualcuno, però, pensava che la Giorgia nazionale si sarebbe tranquillamente acquietata ai voleri di Bruxelles non ha fatto bene i suoi conti.

Ma ricominciamo dal principio perché per iniziare a svelare questa storia dobbiamo fare un viaggio nel tempo fino al momento in cui un giovane Gianluigi Aponte, ora uno dei colossi della logistica mondiale grazie alla sua azienda la Mediterranean Shipping Company, ovvero MSC, ha iniziato a costruire la sua fortuna.

L’investimento iniziale che ha avviato la sua carriera è arrivato da Pinhas Diamant, un potente banchiere franco-svizzero di origini ebraiche. Ma qui sorge la prima domanda: qual è la connessione tra Aponte e Diamant? La risposta a questa domanda va cercata nella vita privata di Gianluigi Aponte. La moglie di Aponte, Rafaela Diamant, infatti è proprio la figlia del potente banchiere Pinhas Diamant e di Régine Hakim.

Tornando a ITA, tutto ha inizio nel dicembre di circa un anno fa, quando il Gruppo Lufthansa eoò gigante della logistica MSC si presentano alla corte del Governo italiano con l’ambizioso obiettivo di acquisire ITA.

L’accordo prevedeva che Aponte diventasse l’azionista di riferimento, mentre Lufthansa avrebbe gestito la compagnia aerea in collaborazione con Aponte. Tuttavia, sin dall’inizio, le cose tra i due gruppi non sembrano andare per il verso giusto, l’aria è alquanto viziata e presto Aponte si ritira a causa del fatto che il Governo che ha delegato a Mediobanca la valutazione dei partners per la privatizzazione chiede a MSC i bilanci di esercizio che Aponte non consegnerà. La partita va in stallo. L’allora presidente del Consiglio Mario Draghi a quel punto deve inventarsi qualcosa e chiama il fedele amico Paolo Scaroni che sentiti i francesi e Aponte coinvolgono il fondo Certares. Ma più di qualcuno non se la beve, siamo sotto elezioni e la possibilità che l’affare con i francesi sfumi è tutt’altro che remoto e così sarà perché Giancarlo Giorgetti, nominato neo ministro del Tesoro, riapre i giochi chiedendo ai vari operatori nuove manifestazioni di interesse. Lufthansa si riaffaccia alla finestra ma stavolta è da sola, Aponte e i francesi restano un vago ricordo.

Ma come avrà fatto Aponte a costruire questo rapporto così speciale con i francesi?

Gianluigi Aponte, grazie agli investimenti finanziati da Pinhas Diamant, suo suocero, è riuscito a costruire un impero nella logistica. Questi legami familiari sono direttamente collegati alla decisione di Bolloré di vendere le proprie attività logistiche in Africa (Bolloré Africa Logistics) a MSC, un’operazione che sembrava controintuitiva dato il significato strategico di tali attività per la Francia.

E quindi perché mai un industriale e finanziere bretone come Vincent Bolloré, proprietario anche di un colosso della comunicazione come Vivendi e profondo conoscitore dell’Africa, avrebbe dovuto disfarsi di un business strategico, anche per il proprio Paese, e che macinava utili operativi al ritmo del 32% annuo?

La risposta a questo e ad altri interrogativi alla prossima puntata.

(1- continua)

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