Perché mai un industriale e finanziere bretone come Vincent Bolloré, proprietario anche di un colosso della comunicazione come Vivendi e profondo conoscitore dell’Africa, avrebbe dovuto disfarsi di un business strategico, anche per il proprio Paese, e che macinava utili operativi al ritmo del 32% annuo? E cosa centra tutto questo con la privatizzazione di ITA?
Con questo interrogativo che non è assolutamente banale ci eravamo lasciati nella prima parte di questo articolo e solo in pochi, nella ristretta cerchia del potere politico ed economico d’Oltralpe, possono offrire qualche indizio che possa aiutare a ricostruire il contesto in cui è stata avviata una trattativa durata diversi mesi fra Diego Aponte, figlio dell’armatore sorrentino Gianluigi, e Cyrille Bolloré, terzogenito di Vincent.
Nel dicembre del 2022, Fiorina Capozzi, giornalista esperta di economia, pubblicava un dossier sull’affaire MSC-Bolloré raccontando sulle pagine di Usine Nouvelle, che negli ambienti finanziari parigini i banchieri di un certo peso ritenevano che l’offerta di MSC per Bolloré Africa Logistics fosse decisamente generosa. E infatti nel dicembre del 2022, con tre mesi di anticipo sulla tabella di marcia, si chiuse l’affare Africa con il passaggio a MSC del 100% di Bolloré Africa Logistics, per 5,7 miliardi di euro, un affare da capogiro.
In tutto questo scenario emerge la figura di Alexis Kohler, Segretario generale dell’Eliseo, presso la presidenza della Repubblica, che ha gestito alcuni dossier industriali proprio per conto dell’Eliseo e sul quale ritorneremo più avanti. Quindi, a rompere gli indugi sulla cessione delle attività africane di Bolloré, non sarebbero state le difficoltà di gestire i business africani, bensì, a quanto si dice, una difficile relazione proprio tra Bolloré e il Presidente francese Emmanuel Macron.
L’offerta generosa di MSC è stata quindi l’occasione giusta per voltare pagina? Quasi un’opportunità piovuta dal cielo? Non esattamente…
La scelta del successore è arrivata direttamente dall’Eliseo: e infatti ci ha pensato direttamente il braccio destro di Macron Alexis Kohler, che è imparentato con gli Aponte e in Francia è stato al centro di polemiche per aver celato i suoi legami familiari, non solo nell’operazione Bolloré-MSC, ma anche in passato quando, dopo essere stato direttore finanziario di MSC, è diventato consigliere nel board di Chantiers de l’Atlantique, i cantieri navali francesi, di cui gli Aponte erano già clienti e che Fincantieri avrebbe voluto acquisire alcuni anni fa.
Il legame fra Kohler e gli Aponte è infatti molto profondo. Le radici del braccio destro di Macron sono alsaziane, ma anche israeliane: la madre di Kohler, Sola Hakim, è nata ad Haifa, da una famiglia ebreo-palestinese, è la cugina Raffeala Diamant, figlia come detto, di Régine Hakim e del banchiere svizzero Pinhas Diamant, la quale ha poi sposato Aponte. Di qui la garanzia per Macron di trovare nel gruppo Aponte una società di fiducia, e la decisione di “invitare” Bolloré a uscire della attività logistiche africane vendendo a qualcuno ritenuto più vicino e affidabile per gli interessi dell’Eliseo e di una ristretta lobby internazionale. In sintesi, MSC diviene il nuovo grande alleato che Macron desiderava avere in Africa sia sotto il profilo delle relazioni che sotto quello più propriamente industriale, anche per gestire la rete di amicizie, che da sempre fanno la forza delle imprese francesi in Africa.
Il passo indietro di Aponte nell’operazione di privatizzazione di ITA, che apparentemente poteva sembrare una resa, invece è stato un modo per dare spazio diretto ai francesi, desiderosi da tempo di “pappare” Alitalia (ora ITA) a costo zero. In pratica, se l’operazione Aponte/Lufthansa fosse andata in porto i francesi si sarebbero ritrovati in ITA senza sborsare un quattrino e i tedeschi senza saperlo si sarebbero ritrovati a lavorare per i francesi.
Anche nella coalizione di Governo ci sono dei distinguo. Infatti, le continue frequentazioni tra Matteo Salvini (fermo sostenitore dell’ingresso di MSC in ITA) e Gianluigi Aponte (quest’ultimo molto presente agli eventi del leader della Lega) hanno creato un certo imbarazzo nel Governo.
La Commissione europea che si occupa questioni relative alla concorrenza del mercato incaricata di valutare la privatizzazione per conto della DG Comp sembra mettere ostacoli all’acquisizione da parte di Lufthansa? Molto probabilmente potrebbe proprio essere così e la motivazione di tale blocco va ricercata, con l’acquisizione di ITA, nel rafforzamento del gruppo tedesco in Europa, a svantaggio proprio dei francesi.
L’interesse dimostrato da Meloni per le operazioni in Africa preoccupa non poco i cugini d’Oltralpe, che desiderano invece mantenere l’egemonia nella regione dei deserti per continuare a fare i loro affari del tutto indisturbati.
L’Italia, infatti, ha recentemente concluso numerosi accordi con la Germania, la quale ha dimostrato di avere una maggiore propensione a stringere intese con il nostro Governo rispetto ai francesi. Questi accordi, che riguardano l’aviazione, l’industria bellica, l’energia tradizionale e persino quella nucleare, hanno ricevuto il beneplacito degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, questione che pesa non poco sulle attività economiche del nostro Paese e che ci rende di fatto un diretto concorrente dei francesi.
L’attacco della Meloni a Gentiloni, Commissario europeo italiano nominato in quota Pd, sembra essere la ricerca di un capro espiatorio. Tuttavia, il Governo Meloni ha invece una chiara strategia e cioè chiudere l’accordo con Lufthansa il prima possibile. Tutto ciò però si sta scontrando con l’opposizione neanche tanto occulta della Commissione e dove il Pd è storicamente molto vicino ad Air France/KLM che è stato uno dei pretendenti storici per Alitalia/ITA.
Ma anche all’interno di ITA c’è stato più di qualcuno che ha cercato di mettere la compagnia in mano ai francesi. Non è una novità che l’ex Amministratore delegato, Fabio Lazzerini nominato in quota Pd dall’allora ministro Dario Franceschini abbia fortemente sostenuto l’accordo con i francesi con tale fermezza da creare una guerra intestina con l’allora Presidente di ITA Alfredo Altavilla, forte sostenitore dell’accordo con Aponte e che poi nei fatti non si è mai concluso.
E quindi anche la presenza di un alto rappresentante del Pd nella Commissione Ue e l’entrata in gioco del fondo Certares, legato ai francesi, stavano complicando ulteriormente la situazione della privatizzazione di ITA, situazione alla quale, poi, come spiegato in precedenza, il Ministro Giancarlo Giorgetti è riuscito a mettere una pezza al momento della sua nomina al dicastero del Tesoro riaprendo i giochi attraverso un ulteriore bando per poter ricevere nuove manifestazioni di interesse.
Le parole della Premier Meloni al G20 sembrano quindi progettate per smuovere Gentiloni e gli ambienti ostili all’operazione ITA-Lufthansa: infatti, senza l’acquisizione da parte di Lufthansa, ITA rischierebbe il fallimento, il che gioverebbe al Pd facendo rimediare alla Meloni una gran brutta figura e aprirebbe le porte a un ennesimo spezzatino della compagnia.
Ecco quindi che anche le cause degli ex dipendenti di Alitalia diventano uno strumento politico per cercare di allontanare Lufthansa da ITA con ogni mezzo. Nella realtà Lufthansa sui contenziosi degli ex Alitalia non fa specifici riferimenti al numero delle cause o all’entità monetaria di risarcimento, ma a una generale entità di tutti i contenziosi.
In questo intricato scenario emerge chiaramente una rete di interessi incrociati, in cui la geopolitica si mescola con le relazioni familiari e gli interessi di parte, sostanzialmente tesa a far fallire l’accordo tra il nostro Governo (ITA) e Lufthansa.
Se da una parte l’Italia con la Premier Meloni cerca di proteggere i propri interessi sui propri investimenti, dall’altra la vicenda ITA-Lufthansa continua a sfornare colpi di scena in una partita complessa e in continua evoluzione.
(2- fine)
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