Dopo l’incontro tra la Premier Giorgia Meloni e il Cancelliere tedesco Olaf Scholz (ricordiamo ai lettori che Lufthansa non è un’azienda pubblica) solo qualche giorno fa c’è stata la comunicazione congiunta da parte del Governo italiano e di Lufthansa sul raggiunto accordo preliminare per la cessione di una quota di minoranza del capitale azionario di ITA.
Carsten Spohr, Ceo di Lufthansa, infatti, proprio qualche giorno fa era a Roma per incontrare il Ministro Giancarlo Giorgetti e in quella sede, alla presenza del Presidente di ITA Antonino Turicchi e del Direttore generale del Tesoro Riccardo Barbieri Hermitte, avrebbero raggiunto il famigerato accordo con una stretta di mano, mentre la fase di formalizzazione degli accordi raggiunti è stata rinviata a un momento successivo, probabilmente all’esito di alcune delucidazioni richieste dal gruppo tedesco all’Europa in modo tale da poter accelerare i tempi di attuazione del piano concordato con il nostro Governo.
Appurato che non è ancora stata apposta alcuna firma sull’intesa che sarebbe stata raggiunta tra le parti, qual è effettivamente il processo che porterà una parte di ITA ad andare ad appannaggio del colosso tedesco Lufthansa?
Tecnicamente, il Gruppo Lufthansa aveva già fatto pervenire al Governo italiano una proposta di acquisizione di un pacchetto azionario di ITA Airways, e questo già a dicembre dello scorso anno attraverso una manifestazione di interesse. Poi è sopraggiunto un periodo di trattativa in esclusiva per trovare un’intesa che poteva essere accettabile da ambo le parti ovvero che il Governo italiano poteva ritenere accettabile per cedere una quota di minoranza della compagnia di bandiera.
Il dossier ITA, in realtà, è ormai a un punto di svolta dato che con i tedeschi erano stati definiti da tempo sia gli importi che le percentuali. Quindi, inizialmente il 41% andrà a Lufthansa con un’iniezione di denaro nelle casse di ITA attraverso un aumento di capitale riservato per 325 milioni di euro.
Ma anche se l’accordo di massima è stato raggiunto, restano sul tavolo alcune questioni più spinose che andranno affrontate nel prossimo futuro, non in ultimo un passaggio obbligato al dipartimento dell’Antitrust europeo.
Da qualsiasi punto la si voglia vedere, i problemi di ITA però non si risolveranno accompagnando il solo Lazzerini alla porta, e di contro, facendo entrare l’ottimo e apprezzato manager tedesco Joerg Eberhart. La cura da cavallo, infatti, andrebbe estesa anche ad altri settori del vettore italiano partendo da quello commerciale per arrivare alle operazioni volo, settore che sarebbe stato messo in forte discussione per il fatto di aver concesso troppo ai piloti sindacalizzati.
Ma la cura Lufthansa è chiara e inequivocabile, ed è contenuta nella presentazione inviata agli azionisti del gruppo tedesco dove vengono illustrate le strategie per far crescere ITA. Chi conosce bene la galassia del Gruppo Lufthansa sa perfettamente che alcune attività sono centralizzate, mentre altre restano in periferia. Quasi tutta l’area commerciale, quindi le on-line sales, pricing, marketing operativo e del prodotto e revenue management saranno gestite da un ufficio che svolge queste attività per conto di tutto il Gruppo Lufthansa. Così come accade per gli acquisti e i servizi, idem per la manutenzione non di linea. Mentre resteranno in loco le attività di amministrazione, quella per le risorse umane, l’attività commerciale di vendita diretta verso agenzie e grandi clienti. Air Dolomiti insegna.
E quindi bisognerà capire quanti degli attuali 1.536 dipendenti del settore di terra che sono divisi in ben 37 dirigenti, 249 quadri aziendali, 35 operai e 1.136 impiegati, resteranno in ITA, oppure se verranno assorbiti presso altre sedi periferiche del gruppo tedesco o tutt’al più licenziati o altrimenti posti in cassa integrazione. 37 dirigenti e oltre 250 quadri a noi obiettivamente sembrano un po’ troppi per una compagnia aerea appena nata, dove la gestione non è caratterizzata da un sistema di comando orizzontale ma verticale e verticistico, e che non si è rivelato del tutto adatto in questa situazione.
Ecco quindi che, come anticipato dal Presidente di ITA Antonino Turicchi in un’intervista al Corriere della Sera di domenica 28 maggio, oggi più che mai è necessario cambiare passo con un nuovo management, con persone nuove e che traghettino nel modo più sereno possibile questa compagnia nelle mani di Lufthansa, partendo proprio dai vertici e per finire alle risorse umane.
Ma è lo stesso Turicchi che segna il passo delle riforme da attuare dichiarando apertamente alla stampa di non desiderare alcuna delega operativa e che la sua figura si è solo prestata temporaneamente per poter risolvere il problema della privatizzazione di ITA. Turicchi, infatti, non è un segreto che ambisca alla più alta poltrona di Cassa depositi e prestiti, che guarda caso sarà disponibile a marzo del prossimo anno. Meglio quindi tenere tutto tranquillo e lasciare ai tedeschi il compito di fare le trasformazioni che cominciare a fare un po’ di pulizie di primavera e sistemare le cose agitando un po’ le acque. Il manuale Cencelli in questi casi aiuta molto e si sa, in prossimità di nuove poltrone, meglio non animare troppo la festa.
Lufthansa, però, potrebbe non essere dello stesso avviso. Il gruppo tedesco, infatti, sarebbe molto preoccupato (legittimamente aggiungiamo noi) non solo per il fatto che in questo ultimo periodo Ryanair stia vincendo quasi tutte le cause intentate alla Corte di giustizia europea, ma anche, e soprattutto, per via delle cause degli oltre 1.300 dipendenti ex Alitalia. La preoccupazione riguarderebbe il fatto che le vertenze possano andare a compromettere tutta l’operazione che con tanta fatica è stata finalmente perfezionata. Inoltre, due tronconi importanti delle vertenze in corso sono in procinto di andare a sentenza: per una è stata fissata udienza il 31 maggio 2023, mentre per l’altra il 1° giugno 2023.
Se Ryanair per qualche motivo “X” dovesse intentare una causa per la questione degli slot trasferiti da Alitalia a ITA senza che vi fosse il passaggio del ramo di azienda e dovesse malauguratamente vincerla, il piano dei tedeschi andrebbe a farsi benedire.
Ma cosa centrano gli slot? In un articolo precedente avevamo evidenziato che gli oltre 1.300 ex dipendenti di Alitalia avevano intentato causa a ITA per vedersi riconosciuta la continuità aziendale ai sensi dell’art. 2112 del c.c. con la diretta conseguenza di un blocco delle assunzioni da parte di ITA verso questi soggetti. Entrando nel merito dei contenuti delle norme citate nell’articolo precedente è opportuno sottolineare che la Decisione della Commissione europea del 10/09/2021 sulla nascita di ITA riconosce esplicitamente che il trasferimento del ramo Aviation da Alitalia Sai a ITA (proprio al fine di legittimare il trasferimento degli slot) debba avvenire solo ed esclusivamente nell’ambito di una delle cinque fattispecie previste dal Regolamento (CE) n. 93/95, come poi modificato dal Regolamento (CE) n.73/2004, al quale la stessa Decisione riconduce la procedura di cessione.
Dunque, diversamente dalle superficiali affermazioni da più parti sostenute, la Decisione Ue del 10/09/2021 non ha previsto e non ha autorizzato (né tantomeno aveva i poteri per farlo) la compravendita di slot, seppur abbinata ad altri beni o servizi contestualmente ceduti quali, ad esempio, contratti di locazione di aeromobili, software o parti di ricambio, essendo la compravendita degli slot espressamente vietata dall’ordinamento comunitario.
Quindi, ITA adesso è a un bivio: o cambiare la strategia legale e dichiarare che ITA è almeno in parte in continuità aziendale e tenersi gli slot oppure affrontare Ryanair in una causa alla Corte di giustizia europea e rischiare di perdere tutti gli slot e, quindi, mandare a monte il piano di Lufthansa.
Da qui la rigida volontà di Spohr di avere delle solide garanzie finanziarie e anche di eventuale uscita (una sorta di way out) da parte del nostro Governo in caso di insuccesso oppure di trovare il sistema per rendere le cause innocue anche andando a transare tutte le posizioni ancora aperte. D’altronde il piano dei tedeschi prevede di assumere oltre 1.200 persone e quindi la logica suggerirebbe che è meglio arretrare subito di qualche metro allentando i cordoni della borsa e facendo delle iniziali concessioni per poi successivamente cominciare a macinare kilometri, che andare ad affossarsi fin da subito sulla linea di partenza.
Ecco, quindi, che contrariamente al Turicchi-pensiero, esternato domenica alla stampa nazionale, potrebbe esserci la necessità da parte del nostro Governo, specialmente durante tutto questo interregno, e soprattutto per preservare l’integrità di ITA, di attuare in tempi rapidi un piano temporaneo che metta mano non solo alla parte che riguarda lo staff, ma anche a tutta la parte tecnico-operativa, e che allo stesso tempo tenga anche la barra dritta sui conti, evitando il proliferare di nuovi grattacapi che rischierebbero di indebolire ulteriormente la nostra compagnia di bandiera.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.
SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI