In un’epoca in cui le verità geopolitiche sono spesso avvolte in strati di segretezza, il saggio Educazione americana di Fabrizio Gatti (La Nave di Teseo, 2019) emerge come un documento di grande interesse. Basato su un’ampia intervista rivolta a un agente segreto italiano che ha lavorato in delicate operazioni clandestine della CIA, Gatti disvela con lucidità le strategie sotterranee della CIA, trascendendo i confini europei per dipanare una rete di operazioni globali. Dal momento che non è possibile riassumere nel dettaglio una narrazione di ben 400 pagine, abbiamo deciso di isolare alcuni aspetti che ci sembrano di particolare rilevanza per comprendere il modus operandi dei servizi segreti americani e di alcuni loro alleati. Gatti inizia con un’analisi delle operazioni mirate del Mossad, facendo riferimento specifico all’assassinio dell’ingegnere Gerald Bull, che avrebbe dovuto costruire il supercannone di Saddam Hussein. Sarà il servizio segreto israeliano a eliminarlo con il consenso esplicito di quello americano. Questo episodio apre un varco sulle dinamiche collaborative e talvolta incrociate tra le agenzie di intelligence internazionali.



L’autore evidenzia la netta distinzione tra gli analisti di intelligence, che lavorano dietro le quinte, e gli agenti operativi, descritti come “fantasmi” che agiscono in prima linea. Questi ultimi, essendo non ufficiali, permettono una facile negazione di responsabilità da parte degli Stati Uniti. Gli agenti clandestini, utilizzati per operazioni non ufficiali, sono descritti come entità a margine dell’agenzia, la cui esistenza è nota solo ai loro controllori. Queste figure rappresentano una tessera cruciale nel mosaico delle operazioni segrete. È ancora più interessante la conferma del fatto che le operazioni sporche non solo sono esistite, ma ci sono sempre, poiché il mondo è comunque un grande quadro su cui si muovono i cittadini ignari, e sono gli agenti operativi clandestini a dipingere nuove figure ed aggiungere colori che spesso sono scarlatti come il sangue.



Uno dei punti più inquietanti del saggio riguarda la capacità della CIA di manipolare le prove per salvaguardare i propri interessi. Gatti mette in luce come questa pratica si estenda fino alle istituzioni italiane, con la presenza di infiltrati della CIA. Allo scopo di rendere l’attività dell’intelligence americana in Italia adeguatamente tutelata dal punto di vista giuridico, l’agenzia si serve di coperture diplomatiche, specialmente consolari, per mascherare le attività della CIA in luoghi strategici come Milano e Roma. A proposito dell’organigramma, reale o presunto, dell’agenzia, questa viene descritta nel saggio di Gatti come un’organizzazione piramidale guidata da un gruppo di pensatori capaci di influenzare gli eventi globali a vantaggio degli Stati Uniti, un aspetto che rispecchia la complessità e l’influenza dell’agenzia. Costoro sono in grado di scrivere la storia prima che questa si manifesti, affinché nei Paesi alleati i cambiamenti avvengano senza che questi possano ledere l’interesse degli Stati Uniti.



Ma il modus operandi dell’agenzia è notoriamente cinico e spregiudicato, e di conseguenza, l’uso della tortura non poteva mancare. Il testo di Gatti conferma come, durante la caccia ai terroristi islamici, la tortura venisse praticata in paesi extraeuropei, alleati naturalmente degli Stati Uniti e con i quali vigono accordi segreti. Ma viene anche confermato come il rapimento o il sequestro dei terroristi – vedi, ad esempio, il caso di Abu Omar – sia possibile per la tacita collaborazione dei servizi e dei Paesi alleati, come per esempio l’Italia, e la presenza di infrastrutture militari come quella di Aviano. Non sorprende che Gatti osservi come le prove si possano fabbricare e come, soprattutto nelle operazioni di interesse vitale per gli Stati Uniti, la CIA sia in grado di fabbricare prove o eliminarle.

Uno dei passaggi più significativi è quello relativo alle influenze ampie, pervasive e capillari che gli Stati Uniti, attraverso i servizi di sicurezza, hanno posto in essere nei confronti del nostro Paese. Stando al saggio di Gatti, alcune delle vicende cruciali della politica italiana contemporanea, come quelle legate a Mani Pulite, alla caduta del governo Berlusconi e, prima ancora, di Bettino Craxi, sarebbero state favorite e agevolate dalla CIA. Di estremo interesse è il fatto che queste operazioni di destabilizzazione nel nostro Paese confermino sostanzialmente quanto già avveniva durante la strategia della tensione. Ma conferma anche come vi siano scuole di pensiero divergenti all’interno della CIA, inclusa una corrente che favoriva una guerra civile in Italia.

Un’altra inquietante costante che emerge dal saggio di Gatti è la tradizionale contrapposizione tra il servizio segreto americano e quello russo, contrapposizione che ha determinato l’uso di azioni estreme, come l’eliminazione fisica del responsabile delle operazioni segrete della CIA in Italia proprio come avveniva durante gli anni della Guerra fredda. Questo aspetto illumina la natura spietata e senza esclusione di colpi del gioco di potere internazionale. Uno dei punti più sconcertanti è la capacità della National Security Agency di monitorare le comunicazioni italiane, sia civili che militari. Questo controllo, giustificato dalla necessità di sorvegliare indagini e attività illecite, solleva preoccupazioni significative sulla privacy e l’integrità delle istituzioni nazionali. Inoltre, nel saggio del giornalista italiano si conferma la possibilità tecnica che la NSA sia in grado di avere un’idea esatta di tutte le principali indagini giudiziarie che vengono espletate dalla magistratura italiana, soprattutto perché queste potrebbero essere di grande utilità per ricattare, influenzare o comunque condizionare le scelte politiche del nostro governo o di una parte di esso.

È proprio a questo riguardo che non trova alcuna smentita l’ipotesi secondo la quale la famigerata Falange Armata altro non fosse che una manifestazione di terrorismo di Stato, nata dalla collaborazione fra alcuni settori dei nostri servizi e quelli americani, per lanciare precisi messaggi alla classe politica italiana. Allo stesso modo, trova conferma l’inquietante legame che esiste fra le operazioni clandestine dell’agenzia e la criminalità organizzata. D’altra parte, l’Italia è un Paese in cui mafia, corruzione e politica spesso si intrecciano, e quindi sorvegliare un Paese di questo genere significa condizionarne le scelte.

In Educazione americana, Fabrizio Gatti non solo svela le operazioni oscure e spesso inconfessabili della CIA e di altre agenzie di intelligence, ma solleva anche interrogativi fondamentali sulla natura del potere, l’etica nella geopolitica e l’impatto di queste azioni sul palcoscenico mondiale. Il suo lavoro apre una finestra di grande importanza su un mondo normalmente celato dietro cortine di segretezza, invitando il lettore a riflettere sull’interconnessione globale delle politiche di potere e sulle loro ramificazioni.

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