Negli anni 70, Roma divenne il teatro di una serie di eventi intricati che coinvolsero il Mossad, i servizi segreti israeliani, e i loro omologhi italiani e palestinesi. Tra operazioni clandestine, disinformazione e spionaggio, la vicenda offre uno spaccato unico sui delicati equilibri del potere e della politica internazionale di quel periodo.



Il 6 settembre 1973, il quotidiano romano Il Messaggero riportò un’operazione segreta portata a termine dai servizi italiani (SID, Servizio informazioni difesa, guidato dal generale Gianadelio Maletti) che riuscirono a intercettare una cellula palestinese pronta a compiere un attentato contro un aereo dell’El Al. Cinque sospetti, Ali Al Tayeb Al Fergani, Ahmed Ghassan Al Hadithi, Amin El Hindi, Gabriel Khouri, e Mohammed Nabil Mahmoud Azmi Kanj, furono arrestati a Ostia con missili terra-aria Strela di fabbricazione sovietica.



Ma Victor Ostrovsky, ex agente del Mossad e autore, fornisce una versione dettagliata e alternativa. Secondo Ostrovsky, l’obiettivo dei terroristi non era l’aereo, ma un passeggero di alto profilo: la premier israeliana Golda Meir. Ostrovsky descrive un’operazione complessa che inizia con una soffiata a Londra e coinvolge Akbar, un informatore palestinese del Mossad. Ostrovsky rivelò un gioco di doppie spie, disinformazione e un finale drammatico con l’uccisione di Akbar a Roma.

Tuttavia Gordon Thomas, nel suo libro Gideon’s Spies, presenta una terza versione. Secondo Thomas, il capo del Mossad Zvi Zamir era a Roma per preparare la visita di Golda Meir. La storia culmina con la scoperta e l’intercettazione di missili nascosti in furgoni. Anche in questo racconto, emergono discrepanze significative, specialmente riguardo alle date e ai dettagli degli eventi.



Ora è chiaro che le versioni di Ostrovsky e Thomas differiscono notevolmente l’una dall’altra rispetto alla narrazione ufficiale. Ci sono incongruenze nelle date, nei luoghi e negli eventi. Ostrovsky afferma che le sue informazioni derivano da documenti dell’OLP catturati dal Mossad in Libano nel 1982, ma la sua narrazione presenta punti oscuri e mancanza di conferme da fonti indipendenti.

Ma esiste una quarta versione.

Zamir, in un’intervista del 2006, fornì la sua versione degli eventi, che smentisce le altre narrazioni. Secondo Zamir, il Mossad aveva ricevuto una segnalazione su un imminente attacco a un aereo dell’El Al e, in collaborazione con i servizi segreti italiani, riuscì a sventare il piano. Questa versione, tuttavia, non è priva di contraddizioni e lascia aperte molte domande.

Ora, in tutta questa vicenda, quale fu il ruolo dei servizi segreti italiani?

Essi, in particolare il SID, svolsero un ruolo significativo e attivo nelle operazioni legate alla presenza e alle attività di gruppi palestinesi a Roma negli anni 70. Ma entriamo nel dettaglio.

1. Il SID, sotto la direzione di Maletti, riuscì a individuare e intercettare una cellula palestinese che stava preparando un attentato contro un aereo della compagnia israeliana El Al. Questo episodio dimostra la capacità operativa e l’efficacia del SID nel contrastare minacce terroristiche sul suolo italiano.

2. Il SID giocò un ruolo chiave nella gestione dei detenuti palestinesi. Due dei presunti terroristi, Ali Al Tayeb Al Fergani e Ahmed Ghassan, furono ospitati temporaneamente dagli italiani prima di essere trasportati segretamente in Libia, evidenziando un approccio pragmatico e possibilmente negoziato nel trattare con i detenuti legati a questioni di terrorismo internazionale.

3. Si evince una certa collaborazione tra i servizi segreti italiani e il Mossad. Nel racconto fornito da Zvi Zamir, è evidente che ci fu un dialogo e un’azione coordinata tra i due servizi per sventare un possibile attacco ai danni di un aereo dell’El Al a Roma.

Ebbene è indubbio che nonostante la loro apparente efficacia in alcune operazioni, tra SID e Mossad ci furono momenti di incertezza e possibili disaccordi interni, oltre a segnalazioni di operazioni che potrebbero essere state influenzate da interessi politici o esterni. A livello politico è abbastanza evidente che ci furono accordi tra le autorità italiane e israeliane per presentare una versione pubblica degli eventi che salvaguardasse l’immagine dei servizi segreti italiani, implicando un ruolo attivo del SID nella gestione dell’informazione e nella propaganda.

In conclusione, il SID appare come un attore chiave nelle complesse dinamiche di spionaggio e controspionaggio di quel periodo, mostrando capacità operative, collaborazioni internazionali ma mostrando nel contempo un certo grado di ambiguità nelle sue azioni e nella comunicazione delle medesime.

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