È difficile negare che la recente trasmissione di Report sui rapporti fra servizi segreti, massoneria, estrema destra e strategia della tensione abbia portato un contributo certamente di grande rilevanza, non solo sulla storia del nostro Paese, ma anche in merito alla possibilità di fare luce sulla cosiddetta “zona grigia”, la cui natura proteiforme vorremmo chiarire, facendo riferimento a uno splendido saggio di Giovanni Tamburino Dietro tutte le trame (Donzelli, 2022).



Secondo il magistrato – componente durante gli anni 80 del Csm, cofondatore del Movimento per la giustizia di cui fu socio e membro Giovanni Falcone, ma noto soprattutto per avere condotto l’istruttoria che nel 1974 dimostrerà la complicità tra gruppi neofascisti, servizi segreti e ambienti militari – l’espressione “zona grigia” evoca un forno di fusione di realtà quali la massoneria, la mafia, la finanza sporca e le organizzazioni eversive.



Per chiarire questo concetto il magistrato introduce la nozione di stratificazione, che è una vera e propria osmosi nella distinzione: strutture che possono essere considerate effettivamente diverse concorrono tuttavia a un risultato unitario. Se non si è in grado di cogliere il nesso – o i nessi – che legano questi vari strati è chiaro che non si farà altro che vedere frammenti sconnessi che appariranno incomprensibili.

La zona grigia, secondo il magistrato, cela le strutture coperte ma che sono tuttavia indispensabili a quelle visibili e consente di comprendere la trasversalità di determinati personaggi, le loro relazioni, le loro simbiosi. Ma quali sono le ragioni che hanno indotto a questa stratificazione?



La prima risposta è certamente l’esigenza di contrastare il comunismo, visto come un vero e proprio pericolo per l’Occidente; la seconda motivazione è prevalentemente economica, come dimostrano i miliardi di Gelli, di Ortolani, di Calvi e Sindona o i finanziamenti dati a Miceli.

Naturalmente accanto ai finanziamenti il magistrato sottolinea anche l’esistenza dell’autofinanziamento che fu determinato dai sequestri, dalle rapine, dal riciclaggio, dal traffico di droga; giocò un ruolo fondamentale soprattutto per comprendere i nessi tra i servizi segreti e i gruppi di estrema destra.

Riguardo al ruolo che il denaro giocò in questo contesto il magistrato sottolinea che il servizio segreto militare nel 1980 disponeva di ben 68 miliardi che erano destinati ufficialmente a spesa riservate. La cifra viene considerata da Tamburino enorme e assolutamente spropositata. Come dimenticare d’altronde il fatto che due membri del servizio segreto militare legati alla loggia massonica P2 fecero sparire 300 milioni dalle casse del servizio giustificando l’ammanco come retribuzione per un confidente? Come dimenticare il denaro – parliamo di circa 11 milioni di dollari – che l’ambasciata americana attraverso Miceli nel 1972 diede per contrastare il comunismo? Ma non dobbiamo neppure dimenticare i soldi che l’Urss verserà ai partiti comunisti fratelli, a cominciare da quello italiano, né che esisteva una struttura coperta all’interno del Pci di natura difensiva-offensiva.

Come trascurare il fatto che Miceli ricevette dal suo amico ambasciatore Graham Martin tra il 1972 e il 1973 la ragguardevole cifra di 800mila dollari per finanziare le forze di destra? Come dimenticare che il conte Edgardo Sogno nel maggio del 1956 si lamentava perché Confindustria dava poco denaro al suo movimento anticomunista Pace e libertà?

A quale conclusione vuole dunque giungere il magistrato? Al di là della fede anticomunista – sincera o meno che fosse – esistevano una continuità di interessi di natura economica, di potere e di carriera che accomunavano questi personaggi. Come si spiegherebbe infatti che le stragi mafiose del 1992 – ma che non furono solo mafiose – furono anche determinate dal timore dell’ingresso di rappresentanti del vecchio Partito comunista nella compagine governativa? La presenza dei comunisti avrebbe fosse distrutto i valori della civiltà occidentale? Niente affatto. Il timore nasceva dal fatto di proteggere l’impunità e la persistenza di queste strutture organizzative, ma soprattutto la loro segretezza.

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