Alla ricerca del tesoro perduto della famiglia Gheddafi. Non esiste titolo migliore per comprendere il ruolo e gli scopi che intende conseguire l’avvocato britannico Steven Kay, attraverso una società di investigazioni privata denominata Oculus Financial Intelligence fondata assieme a Jamie Chalmer.

L’avvocato inglese possiede solo il 10% di questa società mentre l’azionista di maggioranza è Maurizio Totta, un uomo d’affari italiano con sede a Ginevra ed erede di una famiglia attiva nello sviluppo immobiliare in Austria. L’altro azionista è il britannico giordano Yousef Al-Majali. Allo scopo di trovare i fondi segreti della famiglia Gheddafi l’avvocato britannico ha assunto Jonathan Dart, un ex diplomatico britannico che tra il 2014 e il 2016 era responsabile del fascicolo libico presso il banco del Nord Africa del Foreign & Commonwealth Office (Fco).



Dart è convinto di poter trovare i fondi segreti della famiglia Gheddafi e intende convincere l’Fbi, i Dipartimenti di Stato e del Tesoro, oltre che l’Fmi, a porre in essere indagini congiunte. Va ricordato che è da dieci anni che alcuni studi legali fra i più famosi a livello internazionale, oltre che alcune società investigative (e fra queste il Command Global Services) hanno cercato di individuarli. Questo diplomatico inglese ha una profonda conoscenza del contesto libico, come dimostra il fatto che è membro della British Libyan Business Association.



Ma anche l’avvocato inglese ha uno spessore internazionale dal punto di vista della credibilità: diversi leader nazionali lo hanno infatti assunto per difenderli dalla Corte penale internazionale e dai tribunali internazionali ad hoc, come Uhuru Kenyatta (presidente del Kenya, 2013-22; le accuse sono cadute a metà processo), Omar al-Bashir (Sudan, 1989-2019; detenuto a Khartoum in attesa di processo) e Charles Taylor (Liberia, 1987-2003; condannato e ora incarcerato). Ma Kay è stato anche assunto dai governi nazionali, tra cui quello della Siria nel caso dell’assassinio del primo ministro libanese Rafik Hariri.



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