A raccontarlo bene è stato il vecchio Emilio Fede, durante l’ultima sua libera uscita in salute, attovagliato nella compagnia che preferisce, quattro belle ragazze, una delle quali ci consegna il virgolettato: “Macché cerchio magico, tutte balle di chi non conosce i fatti. Io sono stato fatto fuori dall’azienda, ma c’è di più: Forza Italia è stata fatta fuori da Mediaset, Berlusconi è stato fatto fuori da Mediaset”.



La tesi del vecchio direttore è nota: il Biscione non ha mai amato Forza Italia, l’ha vissuta come un capriccio del fondatore, necessario quando fu necessario, pesante quando ha cominciato a divenire pesante. Della serie: finché l’avventura politica ha salvato i conti dell’azienda, anche i managerini con cravatta a pallini hanno cantato l’inno azzurro. Dopo il 2011, la musica è cambiata, letteralmente. Non tutti hanno il garbo e la classe del vecchio Confalonieri, capace di ricevere D’Alema o di ricordare i suoi trascorsi leghisti a seconda delle convenienze e delle stagioni. In Mediaset oggi lo stile è più truce: Forza Italia è considerata esplicitamente una voce in perdita nel portafoglio berlusconiano, più del Milan, più delle immobiliari che contengono i villoni sparsi per il mondo.



Da tempo l’azienda avrebbe chiuso l’avventura politica, molti pranzi del lunedì sono stati dedicati al tema, ma il vecchio Silvio ha risposto sempre con generiche promesse. A Confalonieri il management rimprovera eccessiva debolezza nel far valere le ragioni aziendali col fondatore. Fu così che nacque la congiura dei numeri due, intesi come la seconda linea di comando di Mediaset. Il piano è scattato dopo le elezioni del 2018: caricare tutto il potenziale propagandistico su Salvini, cucirgli addosso trasmissioni, dilatare la presenza del leader della Lega, propiziargli endorsement. Insomma: passare a Matteo il testimone di Silvio ad insaputa di quest’ultimo.



Il resto sono alibi di ferro: cautelare la salute del patriarca, risparmiargli umiliazioni, assicurare all’azienda il protettorato del padrone d’Italia prossimo venturo, Matteo Salvini.

Il piano non sarebbe mai riuscito senza un terminale fondamentale: Niccolò Ghedini, l’inseparabile avvocato dell’ex premier, il cui potere assoluto fa tremare i 161 parlamentari di FI. L’azienda ha chiesto a Ghedini di occuparsi di Forza Italia, ma per affossarla, beninteso. E l’avvocato si è applicato a isolare Berlusconi, scoraggiandone uscite, iniziative, intemerate. Oggi Forza Italia è poco o nulla, un tronetto sotto i piedi di Salvini, che manco sa che farsene.

E il senatore avvocato è pronto a cambiare mestiere: lo attende la vicepresidenza di Mediaset, il posto che fu di Gianni Letta, inizialmente per assistere, presto per sostituire il vecchio Confalonieri. Ironia della sorte, il futuro di Ghedini è nella tv, proprio quella tv a cui è stato sempre allergico da avvocato e da senatore.