La rimozione istantanea di Mario Orfeo da responsabile dell’area tematica degli approfondimenti Rai non è stato un fulmine a ciel sereno e, soprattutto, non è catalogabile come la reazione stizzita di un amministratore delegato in difficoltà. Al contrario sembra un mossa ben studiata e ben riuscita. Carlo Fuortes doveva dare un segnale chiaro su chi comanda in Rai e lo ha dato a tutta l’azienda, e ai suoi oltre 13mila dipendenti, e lo ha dato alle forze politiche, che hanno provato a metter becco nella vicenda.
La decisione nasce fondamentalmente dall’atteggiamento che Orfeo ha avuto in questi mesi, e dalla volontà di fare della sua area di competenza una piccola repubblica autonoma. Sempre puntando a conquistare un numero maggiore di “balconcini”, da utilizzare per dare spazio e visibilità ai propri referenti politici. Non a caso le prime reazioni in sua difesa delineano anche il campo – a dire il vero piuttosto ristretto – dei suoi interlocutori privilegiati: da Italia viva (più dalla Boschi che da Renzi), da Forza Italia (soprattutto Gasparri) e da alcuni pezzi del Pd. Troppo poco per intimidire Fuortes.
Orfeo ha creato non pochi grattacapi al capo azienda in questi mesi. Mal tollerato dai “senatori” dell’informazione pubblica (Vespa, Berlinguer, Annunziata), l’ex direttore dei giornali del gruppo Caltagirone si è occupato soprattutto di piazzare i suoi nelle trasmissioni minori, a cominciare da Agorà. Ha fatto un tentativo per prendersi un pezzo di Uno Mattina, ma è stato prontamente rintuzzato dalla Maggioni.
Poi è passato all’attacco di Bianca Berlinguer puntando addirittura a prendersi l’intera trasmissione. Sono stati giorni di duro braccio di ferro e Orfeo ha usato molto soprattutto l’argomento degli ospiti sospettati di filoputinismo. Ma Orfeo non si è spinto molto in là, perché la reazione della Berlinguer, e il vasto consenso di cui gode, deve averlo convinto che l’obiettivo di farla fuori non era alla sua portata. Si è dovuto accontentare di piazzare alcuni sui amici (di area Pd) come Marco Damilano in una nuova striscia quotidiana su Rai3 e Ilaria D’Amico, a cui ha affidato una trasmissione in prima serata il giovedì su Rai2.
Fuortes ha capito che il muoversi scomposto di Orfeo – soprattutto in vista di un lungo anno elettorale – aveva creato ostilità nel centrodestra e molta insofferenza a palazzo Chigi. Così ha rotto gli indugi e ha preso la palla a balzo, portando a casa – come si suol dire – due piccioni con una fava. L’immediata cacciata di Orfeo rappresenta infatti un segnale politico molto importante per Lega e Fratelli d’Italia, che da tempo sostengono da soli in Cda le scelte dell’amministratore delegato. Del resto Fuortes nelle ore precedenti la decisione ha sentito solo Salvini e Giavazzi, e da quest’ultimo ha ricevuto il via libera della presidenza del Consiglio.
Il “secondo piccione” Fuortes lo ha messo nel carniere ristabilendo il suo potere all’interno dell’azienda, lanciando a tutti i capetti delle aree trasversali il messaggio che la riforma ereditata da Salini si farà, ma sarà attuata rispettando le gerarchie interne, a cominciare dal suo ruolo.
Poteva Fuortes cacciare su due piedi Orfeo? Certo, poteva farlo senza chiedere il parere preventivo del Consiglio perché Orfeo non era un direttore di testata e la sua rimozione/sostituzione non rientra tra le decisioni che la legge e le prerogative contrattuali vincolano al voto nel Cda.
Orfeo ora abbozza e si accontenta di tornare al Tg3. Va dicendo che era il suo reale obiettivo. Il giro di valzer che porta Antonio Di Bella al posto di Orfeo, e Simona Sala, direttrice uscente del Tg3, al posto di Di Bella alla direzione del Day Time, al momento, non sembra cambiare molto gli equilibri. Al momento; perché Di Bella, giornalista di lungo corso della Rai e figlio del direttore del Corriere comparso negli anni 80 nelle liste P2 di Licio Gelli, fra pochi mesi andrà in pensione e dovrebbe lasciare l’incarico. Il condizionale è d’obbligo, visti i trascorsi di altri pensionati eccellenti (come nel caso di Freccero) per cui sono stati trovati escamotage per continuare a farli restare al proprio posto.
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