Che ci facevano in gran segreto ad Assisi qualche settimana fa, ospiti del convento francescano, Salini e Confalonieri?

Risalendo la china delle tante possibili versioni dell’incontro tra l’Ad della Rai pubblica e il “deus” della principale rete televisiva privata, alla fine si giunge sempre alla stessa domanda: di cosa avranno parlato e quali accordi avranno preso?



Confalonieri avrà certamente ottenuto rassicurazioni per i propri interessi e cercato appoggi sulla scelta degli uomini nei posti chiave.

Un cambio di programma, una fiction di successo che si sposta da un canale ad un altro, un’asta per i diritti tv persa senza combattere, possono essere indizi utili per capire se qualcuno sta cercando di dare una mano.



Certo è che Mediaset naviga in cattive acque e da anni cerca disperatamente un acquirente. Servono proprio in momenti come questi aiutini importanti.

Salini e Confalonieri avranno sicuramente parlato anche di Autority, visto che da mesi in Parlamento non si riesce a trovare la quadra per nominare i nuovi vertici dell’Autorità di controllo per le telecomunicazioni. Voci ben informate sostengono che si siano messi d’accordo per sostenere entrambi Antonello Giacomelli, ex sottosegretario e renziano di ferro. Vedremo nei prossimi giorni con quale effetto.

L’interesse principale di Confalonieri nel difendere Mediaset, in una fase delicata della propria esistenza e alla vigilia di una cessione ormai inevitabile, non può che concentrarsi sulla necessità di vincere qualche scontro con la rete ammiraglia della Rai.



Purtroppo per lui questo non succede più da mesi, e gli ingenti investimenti fatti dal management berlusconiano non hanno prodotto gli effetti desiderati.

Così i sospetti si allargano al cosiddetto nuovo piano industriale della Rai a cui l’amministratore delegato tiene tanto e che deve ora superare lo scoglio della vigilanza. Il piano prevede uno scioglimento di fatto delle “reti” a favore di una serie di direzioni di prodotto, tra cui spicca quella per “l’intrattenimento prime time” che raccoglierebbe da sola oltre il 50% del budget e di conseguenza il controllo di tutte le produzioni esterne, a cominciare dalle fiction. In poche parole la Rai si trasformerebbe in un’azienda monocratica, con un sol uomo al comando.

Il Consiglio di amministrazione di ieri, convocato sul tema degli ascolti, era l’occasione per Salini di provare ad assestare il colpo definitivo alla De Santis e liberare la fondamentale casella di Rai1. Il disegno di Salini – ormai del tutto esplicito – è consistito nello screditare in questi ultimi giorni la direttrice di Rai1, tentando di tenerla fuori dalle nomine successive. In particolare impedirle di raggiungere la direzione più pregiata del suo piano, l’intrattenimento “prime time” appunto, che riguarderebbe le tre reti e dove ci sarebbe il massimo dell’esternalizzazione.

Ma la riunione si è conclusa con una repentina marcia indietro dello stesso Salini.

Infatti il Cda “ha esaminato nel dettaglio l’andamento degli ascolti di reti e testate. Il dibattito è stato approfondito e costruttivo. Alla luce dei dati analizzati è  stata confermata la leadership della Rai nel suo complesso, con qualche scostamento nella parte iniziale della stagione che sarà oggetto di costante monitoraggio e attenzione da parte dell’Amministratore delegato”.

A volte i dati sono più forti delle notizie false costruite ad arte.

Salini è giunto in Rai in quota 5 Stelle. Sponsorizzato dal sen. Paragone (ora dissidente) e grazie ad una rete di amicizie che gli hanno consentito di frequentare la Casaleggio Associati in varie occasioni. In virtù di questi appoggi ha superato la “compliance” grillina ed è riuscito a stendere un velo pietoso sul perché Cairo lo ha allontanato dalla direzione di La7 e sulla sua partecipazione in “Stand by me” di Simona Ercolani, moglie di Rondolino, e anch’essa renziana di ferro, nonché regista delle ultime Leopolde.

Salini sa di avere le ore contate: il Pd ormai lo guarda con sospetto, i 5 Stelle ne disconoscono la paternità e il suo gioco di sponda con Renzi è ormai platealmente scoperto.

Può il nuovo governo affidare a quest’uomo il comando assoluto della Rai e la totale responsabilità sul prodotto culturale e sull’informazione?

La prossima tappa è la scadenza del contratto di Carlo Freccero a fine ottobre, la casella così vuota di Rai2 darà inizio ad un nuovo giro di valzer.