Fulvio Martisciello è il primo candidato alla presidenza della Regione Campania ad uscire dai giochi delle elezioni regionali. La vicenda che ha a che fare con la sua portaborse è solo all’inizio, ma affossa il capo di Forza Italia in Campania che ha lavorato in questi anni per provare a candidarsi.
Di certo non sarebbe stato semplice. La sua candidatura avrebbe avuto senso solo in una corsa a tre, con De Luca candidato a sottrarre voti alle liste di Pd e 5 Stelle. Ipotesi anch’essa oggi improbabile, secondo i rumors che vogliono la Corte Costituzionale orientata a bocciare il terzo mandato nella prossima sentenza attesa per il 9 aprile.
Senza De Luca, e senza Martusciello a rivendicare il ruolo di terzo incomodo, le cose diventano per assurdo più semplici. Fico ha un patto di ferro con la Schlein e con Conte per essere lui il front man della coalizione ed il centrodestra, se vuole competere, dovrà calare l’asso. Non un esponente come Giampiero Zinzi (Lega), ma un uomo che possa davvero imprimere un svolta.
E chi meglio di Piantedosi, si domandano in tanti. Irpino, politicamente a destra, conoscitore del territorio e con un’evidente somiglianza anche con De Luca per i toni spicci e la postura da vecchio combattente. L’opzione Cirielli, per dirne un’altra, appassiona poco e non ha molto fiato se non come testimonianza di bandiera contro una coalizione unita con De Luca fuori dai giochi.
Se – e solo se – la Consulta sovvertisse i pronostici, allora sarebbe guerra nel centrodestra per candidare un eleggibile. La possibile corsa elettorale di De Luca sarebbe quasi certa e a quel punto, ed in una competizione a tre, tutti nel centrodestra vorrebbero provarci.
Il rebus è ancora tutto da risolvere ma quel che è certo è che tutto ruota attorno al presidente uscente ed al suo gruppo di fedelissimi stipati in liste civiche e gruppi di consenso che mal si aggregano al campo largo e che, se lui mollasse, sarebbero preda di un centrodestra rinvigorito da truppe inattese.
In pratica la vicenda campana è molto meno politica di quel che si immagina e molto legata ai pacchetti di voti che si sposteranno dietro alla figura di De Luca: solo la sua uscita di scena aprirà una vera competizione tra destra e sinistra e potrà quindi avere una valenza più ampia. E questo condiziona molto lo scenario che verrà. E deve far riflettere quanto la personalizzazione sia ormai talmente entrata nella politica da obbligare le scelte dei partiti ad accordi e scelte personalistiche senza nessuna idea o visione che aggreghi.
Il punto è che in Campania non si ragiona di cosa fare e di come affrontare le sfide del futuro ma di chi sta con chi, non per fare cosa, per quale convenienza. Questo porterà anche, inevitabilmente, ad un calo di affluenza ed ad un’elezione ridotta a guerra tra gruppi in cui vincerà chi porterà più gente alle urne, non per passione o per visone, ma per convenienza. Sempre che i cuori non si scaldino per scenari nuovi e diversi che, per ora, sono ancora lontani e poco nitidi.
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