La disinformazione non è altro che l’attuazione a fini aggressivi o parziali delle incommensurabili risorse dell’informazione: si giustifica per il suo fine, condannabile dal punto di vista dell’aggredito, o del “disinformato”, ma non è necessariamente biasimevole per quanto riguarda l’uso dei mezzi, poiché è possibile disinformare dicendo la verità, almeno una parte della verità. La disinformazione costituisce un’arma temibile che viene utilizzata quotidianamente dai governi, dai gruppi di pressione, dai privati; la disinformazione è la prima arma intelligente che l’uomo abbia mai messo in pratica, al pari dei missili Tomahawk o Crotale che raggiungono i loro obiettivi sulla base di propri calcoli.



La storia abbonda di queste false notizie che hanno scatenato guerre e conflitti, dal dispaccio di Ems (1870) alla vicenda Sorge e le sue conseguenze a livello planetario. La crescente potenza della disinformazione coincide esattamente con quella dell’informazione, e ognuno può comprendere tutto il profitto che si può trarre da una rivelazione falsa o da un’indiscrezione incompleta e tendenziosa, quando, da un capo all’altro del pianeta, circolano, in tempi inimmaginabili per la rapidità, parole, immagini e suoni che possono alterare la nostra percezione e anche la nostra intelligenza.



Negli anni 80 il KGB padroneggia perfettamente questa disciplina, i servizi occidentali, compresa la DST francese, hanno anni di ritardo. La disinformazione trova il suo posto tra le “misure attive” che il KGB sviluppa all’estero al fine di modificare una situazione o di provocare un evento politico senza rapporti con lo spionaggio o il controspionaggio. È un’operazione di guerra psicologica, destinata in primo luogo a influenzare le politiche dei governi stranieri, a provocare tensioni tra le nazioni, a screditare certi dirigenti, alcune istituzioni o, nel caso di Paesi amici, certi oppositori.



Le misure attive comprendono quindi una grande varietà di interventi, sia aperti che clandestini, tra cui la disinformazione occupa il primo posto.

Il KGB è ufficialmente responsabile di questa strategia, che è trattata ai massimi livelli della gerarchia del servizio. La prima DP (Direzione principale), fiore all’occhiello del servizio, è incaricata di concepire il piano. È sempre diretta da un parente stretto del presidente che, il più delle volte, gli succede; i migliori ufficiali sono assegnati lì e circa cinquanta di loro hanno, come Andropov, il grado di generale. È propriamente il cuore del KGB.

Le proposte di avvio delle operazioni di disinformazione sono formulate dal servizio A della prima DP e sottoposte al Comitato Centrale del PCUS per approvazione, il che dimostra che l’obiettivo è di natura politica.

Un buon esempio di disinformazione è fornito da un rapporto elaborato nel settembre 1976 su istigazione del servizio A della prima DP del KGB dal ministero della Difesa e dalla VPK (Commissione per l’industria bellica). L’operazione progettata parte dall’inquietudine degli Stati Uniti per lo sviluppo indispensabile del proprio sistema di difesa antiaerea, e ciò a causa dell’apparizione in URSS dei missili da crociera. Sapendo che gli Stati Uniti manifestano forti preoccupazioni riguardo l’apparizione di missili da crociera sovietici a causa della loro portata, che permetterebbe di raggiungere il continente americano, il KGB decide di inviare agli americani informazioni che accreditano uno sviluppo accelerato di queste armi. Il KGB pensa in questo modo di accentuare le divergenze che emergono all’interno del governo e del Congresso nel campo della realizzazione dei piani di dispiegamento dei missili da crociera; l’URSS può sperare di ottenere, durante le negoziazioni sulla limitazione delle armi strategiche, delle restrizioni vantaggiose su questo tipo di arma. Il calcolo si rivela infine vincente; non solo l’amministrazione Carter riduce i crediti militari, ma abbandona i lavori su certi missili, così come sulla bomba a neutroni. Senza rischi, senza sparare un colpo, il KGB ottiene una vittoria.

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