Il SVR (Služba vnešnej razvedki, Servizio informazioni estero),  incaricato dello spionaggio al di fuori dei confini russi, sa restare discreto poiché un buon lavoro di raccolta di informazioni può essere fatto solo se il Paese bersaglio non se ne rende conto. Fortunatamente, alcune questioni rivelate qui o là permettono di comprendere il modo in cui funziona e soprattutto di sapere che la bestia è ben viva. Non bisogna farsi illusioni: esse costituiscono solo la parte emersa dell’iceberg perché la maggior parte dei tentacoli del SVR rimangono totalmente clandestini. Il vostro vicino di pianerottolo potrebbe essere legato al SVR. Il servizio non è una novità: gli “illegali” russi sono stati creati nel 1919 e i primi vennero inviati negli Stati Uniti nel 1921. Ai 13mila funzionari bisogna aggiungere migliaia di agenti di intelligence e di onorevoli corrispondenti (HC). La differenza in breve fra i due è la seguente: i primi sono remunerati per i loro servizi, i secondi agiscono per ideologia.



Venerdì 9 luglio 2010, una scena surreale si svolge sulla pista dell’aeroporto di Vienna. Dieci ufficiali del SVR sono scambiati contro quattro “traditori” russi che vengono graziati dal presidente Dmitri Medvedev dopo aver riconosciuto la loro “colpa”. Prima di raggiungere gli Stati Uniti, l’aereo che porta questi quattro cittadini russi fa una sosta discreta sull’aeroporto militare di Brize Norton, in Gran Bretagna, dove due di loro sbarcano per essere discretamente recuperati dai britannici.



È un po’ una novità nella storia della Russia. Se ai tempi della Guerra fredda Mosca scambiava agenti stranieri, non è mai stato così per i suoi cittadini, allora considerati veri traditori, buoni solo per il plotone di esecuzione. Inoltre, tre dei russi scambiati sono ex colonnelli del servizio di intelligence estero, cosa che ai tempi dello splendore dell’URSS era considerata una circostanza aggravante. Come il tenente colonnello del KGB Vladimir Vetrov reso celebre dall’affare Farewell, questi uomini avrebbero potuto scomparire benissimo nel fondo di una prigione dopo essere stati a lungo interrogati per rivelare l’estensione del loro tradimento. Hanno avuto molta fortuna a non essere nati prima.



In questo contesto rimano estremamente strano il caso di Alexandre Zaporozhsky, ex colonnello del SVR. Dopo aver lavorato per gli americani per anni, alla fine diserta ufficialmente negli Stati Uniti nel 1997. È un classico del mondo dello spionaggio, una fonte che finisce per chiedere di essere ritirata dal “gioco” al quale ha partecipato così tanto che la sua pressione si fa sentire. È allora logicamente seguito dall’FBI, che ha in carico la sicurezza nazionale all’interno del territorio del Paese. Ma Zaporozhsky viene arrestato in Russia nel 2001 quando sbarca da un volo di linea proveniente dagli Stati Uniti. È condannato nel 2003 a 18 anni di prigione per alto tradimento. Come si è ritrovato lì? In realtà, sembra che sia stato riportato in Russia durante un’operazione di esfiltrazione rapidamente condotta dai suoi ex colleghi del SVR. Questi ultimi avevano delle ragioni per volergli male poiché, prima di disertare, avrebbe informato gli americani della presenza di talpe negli Stati Uniti, i più celebri dei quali sono Aldrich Ames (OT della CIA che ha lavorato per i russi dal 1985 al 1994) e Robert Hanssen (agente dell’FBI al servizio dei russi dal 1986 al 2001).

L’ex colonnello del GRU Gennadi Vassilenko, invece, ha semplicemente contattato l’ambasciata degli Stati Uniti a Mosca per offrire i suoi servizi. Questo caso, che può sembrare sorprendente, è anche un cliché nel mondo dell’intelligence. Le persone coinvolte generalmente lo fanno per soldi, ma è difficile per i servizi ospitanti sapere se si tratta di un’operazione di disinformazione lanciata dai loro avversari. Come può questo professionista dell’intelligence aver immaginato che la rappresentanza diplomatica americana non fosse sotto stretta sorveglianza, portando così i servizi russi a rilevarlo? Vassilenko è stato condannato a otto anni di reclusione nel 2002. È possibile che sia riuscito a trasmettere informazioni prima del suo arresto per dimostrare la sua “buona volontà” nei confronti di Washington. La lieve pena che ha ricevuto lascia pensare che queste informazioni non dovessero essere particolarmente vitali per la Russia.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI