La storia potrebbe ispirare nuove puntate della telenovela Dallas con tanto di JR e il resto del cast (per i meno giovani, interrogare la rete). O ricadere sotto il titolo di un altro drammone strappalacrime come Anche i ricchi piangono. Insomma, la saga degli Agnelli-Elkann non ha nulla da invidiare alle più fortunate serie televisive. E ci vuole davvero tanta fantasia per eguagliare una realtà piena di colpi di scena e risvolti sorprendenti. Almeno per chi osserva la vicenda – o quello che appare – con gli occhi dell’uomo comune che si accontenterebbe di una briciola della fortuna della famiglia più famosa e invidiata d’Italia (sebbene anche lei con i suoi guai).
La trama giudiziaria che vede litigare furiosamente la mamma Margherita con i figli John, Lapo e Ginevra nasce per motivi economici e rischia di andare molto oltre minacciando di scompaginare l’assetto proprietario del gruppo industriale nel quale il Paese per tanti anni si è riconosciuto anche se oggi di tendenza francese.
E sì, perché Margherita (risposata de Palhen da cui ha avuto altri cinque rampolli) si è pentita di aver ceduto le sue quote della cassaforte Dicembre nel 2004 per la somma di 105 milioni e denuncia il patto sospettando di essere stata truffata dalla madre Marella che le aveva rilevate alla morte del marito Gianni.
Sostiene, Margherita, di essere stata liquidata sulla base di una valutazione al ribasso del patrimonio conteso all’interno di una manovra tendente a escluderla a favore degli eredi avuti dallo scrittore giornalista Alain. Dimentica, però, di aver voluto lei stessa liberarsi delle azioni che a quel tempo scottavano.
L’allora Fiat versava infatti in condizioni difficili e nessuno poteva prevedere che il mite Umberto avrebbe tirato fuori del cilindro il visionario Sergio Marchionne che con un paio di manovre azzardate e azzeccate in America ed Europa è riuscito a rimettere in carreggiata l’azienda automobilistica che stava sbandando.
La sequenza delle azioni e delle reazioni è molto intricata. Occorre sapere tuttavia che Marella una volta in possesso di tutte le quote della Dicembre, da cui discende il controllo dell’intero gruppo torinese, le avrebbe donate ai nipoti – appunto John, Lapo e Ginevra – togliendole dall’asse ereditario. Avrebbe…
Sì, perché dalla lettura di alcune lettere rinvenute dalla Guardia di Finanza che sta indagando su presunte imposte non pagate all’atto della successione non si capisce bene di che natura fosse il passaggio contestato: a titolo gratuito, con usufrutto o di altro genere con conseguenze diverse a seconda del tipo.
A ogni modo un passaggio chiave per la soluzione del caso sta nello stabilire la residenza di Marella: se in Svizzera come pretendono gli avvocati della real casa o in Italia come cercano di dimostrare i difensori di Margherita nel tentativo di smontare l’architettura immaginata dal patriarca Gianni.
Dettagli a parte – e in verità a scorrere le cronache ci si perde – resta il fatto che la titolarità e la conduzione di un impero industriale sono oggi messe in discussione da una lite per relativi pochi spiccioli tra una madre che si sente tradita e tre figli sospettati di poca generosità e di voler occultare al fisco parte della loro fortuna.
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