Le tensioni tra l’Ucraina, la Russia e quindi l’Unione Europea potrebbero profondamente ledere gli interessi francesi in Russia, a cominciare da quelli petroliferi.

Ci riferiamo al colosso francese TotalEnergies, che sta realizzando il mega-progetto sul gas Arctic Lng 2 in Russia in collaborazione con Novatek, di proprietà degli oligarchi Leonid Mikhelson e Gennady Timchenko.



Considerato un caro amico di Vladimir Putin, Timchenko è stato a lungo nel mirino di Washington. Era stato, infatti, inserito il 20 marzo 2014 nella “lista degli oligarchi”. Ma Timchenko è soprattutto condirettore della Camera di commercio e industria franco-russa (Cci Francia-Russia) insieme al Ceo di TotalEnergies, Patrick Pouyanné, che è anche membro – come quest’ultimo – del Trianon Dialogue, l’organo consultivo franco-russo voluto da Emmanuel Macron e Vladimir Putin.



La sfida per Parigi è trovare un modo per mantenere l’investimento in Arctic Lng 2. Tanto più che sembra difficile prevedere una soluzione europea. La squadra del nuovo cancelliere Olaf Scholz ha infatti annunciato, il 27 gennaio, che le sanzioni economiche di Berlino, richieste da Washington nei confronti della Russia, farebbero venire meno il gasdotto gestito da un consorzio guidato dalla russa Gazprom, dalla tedesca Wintershall e dalla francese Engie. Non è un caso che Olaf Scholz sia atteso a Mosca nei prossimi giorni.

Ma torniamo a Gennady Timchenko. L’ex proprietario del gruppo cipriota Gunvor mantiene strette reti amicali a Parigi e a Ginevra, soprattutto grazie alla sua Fondazione Neva, in partnership con la Cci Francia-Russia.



Il 29 aprile 2021 Putin, accompagnato da una nutrita delegazione di ministri, aveva ricevuto i direttori dei maggiori gruppi francesi presenti in Russia, in particolare Auchan, Thales, Air Liquide, Orange e Schneider Electric. L’incontro si era svolto nell’ambito del consiglio economico della Camera di commercio e industria franco-russa, co-presieduto da Patrick Pouyanné e appunto da Gennady Timchenko in qualità di amministratore della holding lussemburghese Volga, che raggruppa il patrimonio dell’oligarca russo.

La Fondazione Volga mantiene stretti legami con Total nel settore del gas – le due società sono azioniste della russa Novatek, insieme a Gazprom, e investono insieme in progetti nell’Artico -, ma questo non è l’unico legame di Timchenko con la Francia. Lo dimostrano le partnership del Consiglio economico della Cci con tre fondazioni: la Fondazione Neva e la Fondazione Timchenko, create rispettivamente nel 2008 e nel 2010 da Gennady ed Elena Timchenko, ma anche la Fondazione Scacchi Russa, il cui presidente Andrei Filatov è vicino a Timchenko.

Alla guida della Fondazione Neva, specializzata nella sponsorizzazione di eventi culturali russi nell’Europa occidentale e partner del Museo del Louvre, la coppia Timchenko ha chiamato Delphine Duchosal, alla quale erano già legati prima di affidarle le redini dell’organizzazione filantropica con sede in Svizzera. Quest’ultima dirige anche la società di gestione di fondi premium Dbm Global Services, con Françoise Duchosal – anche lei membro del consiglio di amministrazione della Fondazione Neva ed ex direttore di una piccola società di consulenza svizzera liquidata a fine 2018 e denominata Volga Advisors.

Infine, va ricordato Pavel Chinsky, direttore generale della Cci Francia-Russia e vicepresidente della Federazione scacchistica russa, che siede nel consiglio di amministrazione della Fondazione Neva.

Attraverso la sua holding, e nonostante le sanzioni decretate nei suoi confronti dagli Stati Uniti nel 2014, che lo hanno portato a staccarsi dal gruppo cipriota Gunvor di cui era co-fondatore, Timchenko continua a operare nel settore energetico russo da quando controlla le compagnie petrolifere Petromir, Kolmar, Transoil – di cui la figlia Ksenia Frank ricopre la carica di direttore – e possiede ancora le azioni di Sibur e Stroytransgaz.

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