Nonostante la guerra in corso, fonti dell’intelligence dicono con estrema chiarezza che sia la Francia che il Regno Unito stanno stabilendo dei contatti di natura riservata con la Russia attraverso il generale Alexander Zorin, che non solo ha svolto un ruolo molto importante nel contesto siriano, ma starebbe intavolando negoziati segreti con Stati Uniti e paesi europei come la Francia.



Indipendentemente da queste scelte di carattere diplomatico, i servizi di sicurezza russi stanno vivendo un momento di crisi. Numerosi analisti nel campo dell’intelligence hanno sottolineato le falle dei servizi di sicurezza russi determinate da diverse ragioni.

In primo luogo i contrasti di natura strategica tra Valerij Vasil’evič Gerasimov, capo di stato maggiore delle forze armate russe, e il direttore dell’intelligence militare russa Igor Kostyukov. In secondo luogo questi attriti sarebbero anche determinati dal fatto che l’Fsb (il servizio segreto militare), al cui vertice vi è Alexander Bortnikov, ha agito in modo autonomo servendosi delle forze speciali Spetsnaz e dei mercenari della Wagner per catturare senza successo Volodymyr Zelensky. Ci sarebbe insomma allo stato attuale una mancanza di coordinamento, di sinergia fra i vari servizi di sicurezza.



In terzo luogo, le analisi fatte dall’Svr (lo spionaggio estero civile) diretto da Sergei Narychkin sia nel contesto geopolitico ucraino che europeo si sono rivelate sbagliate. Ma la fallacia delle analisi dell’intelligence si sono palesate anche nei confronti del premier tedesco, poiché l’intelligence russa non si aspettava che avrebbe aderito in modo incondizionato all’alleanza anti-russa. Questo errore di valutazione è stato commesso nei confronti della Francia, ma soprattutto nei confronti dell’Italia, visti gli stretti legami con la Russia nel settore petrolifero. Infatti il Svr si aspettava ben altre posizioni politiche da parte dei francesi e degli italiani.



Proprio per quanto riguarda la Francia, la Nato Response Force è stata mobilitata molto rapidamente già il 25 febbraio. Tuttavia, nonostante la prontezza dimostrata dai paesi europei, sussistono diversi problemi. In primo luogo, il fatto che gran parte delle forze armate francesi operano in teatri molto lontani dall’Europa, come ad esempio quello del Sahel. In secondo luogo, il fatto che sia l’intelligence francese sia quella italiana si aspettavano che la Russia si limitasse ad attuare attacchi di carattere informatico e non che decidesse di invadere l’Ucraina secondo un approccio strategico tradizionale. In terzo luogo sia la Dgse (servizio informazioni all’estero francese) che l’Aise (Agenzia informazioni e sicurezza esterna italiana) possiedono pochi uomini sul campo – cioè in Ucraina –, ma soprattutto entrambi i servizi non possiedono informative ampie ed autonome della situazione, poiché una parte non indifferente delle loro informative provengono dalla collaborazione con la Cia e con l’Mi6 britannico.

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