Il caso è proprio quello previsto dalla nuova dottrina di difesa russa: missili, anche non nucleari, usati dai nemici di Mosca (Ucraina) ma forniti da Paesi che possiedono un arsenale nucleare (USA). Una situazione che, secondo le nuove regole introdotte da Putin, prevede una risposta russa con l’uso di armi nucleari. Il permesso dato da Biden a Zelensky di utilizzare i missili ATACMS per colpire il territorio russo (già impiegati nella regione di Brjansk) potrebbe aprire proprio questo inquietante scenario. Putin finora, spiega il generale Giorgio Battisti, già comandante del Corpo d’armata di reazione rapida (ARRC) della NATO in Italia e capo di stato maggiore della missione ISAF in Afghanistan, ha solo minacciato reazioni ogni volta che l’Occidente forniva a Kiev armi più sofisticate, ma non è detto che si fermi solo alle parole, anche se sa che l’escalation della guerra metterebbe in difficoltà il nuovo presidente USA Donald Trump e il suo piano di pace per l’Ucraina. Di sicuro, comunque, Mosca continuerà a combattere fino a quando non avrà conquistato tutti e quattro gli oblast definiti come obiettivo del conflitto dallo stesso Putin.



Gli ucraini avrebbero lanciato i primi sei missili ATACMS contro il territorio russo: cinque sarebbero stati abbattuti e uno sarebbe andato a segno, colpendo un’infrastruttura militare. Come possono reagire i russi?  

Il Cremlino ha comunicato che il presidente Putin ha rivisto la dottrina nucleare. È specificato che, fermo restando che l’arma nucleare ha funzione di deterrenza, potrà essere utilizzata anche qualora il territorio russo venga colpito con missili non nucleari forniti però da una nazione che possiede armi nucleari. Sembra un provvedimento pensato appositamente per l’Ucraina e i missili forniti a Kiev dagli USA.



C’è il rischio che Mosca pensi di usare qualche arma nucleare tattica?  

Rimane questa possibilità latente. Se la Russia usasse armi di questo tipo, però, metterebbe in difficoltà Trump e la sua intenzione di iniziare trattative di pace, da mettere in atto a partire da gennaio, dopo il suo insediamento.

Cosa significa per i russi il loro utilizzo da parte degli ucraini?  

Della possibilità di autorizzare missili occidentali per colpire in Russia si parlava già da settembre: fonti del Pentagono, infatti, dichiaravano che le forze armate russe, in previsione dell’uso degli ATACMS, avevano diradato le loro infrastrutture critiche, come i depositi di munizioni e i posti di comando. Secondo fonti statunitensi, i russi hanno spostato gli aerei utilizzati nelle operazioni militari in aeroporti oltre i 300 km dal confine ucraino, al di là quindi della distanza coperta dai missili.



Quindi hanno spostato la logistica fuori dal raggio di azione dei missili americani?  

I russi dispongono di una grande quantità di colpi di artiglieria, anche grazie alla Corea del Nord. Dovranno arretrare il loro dispositivo e, probabilmente, lo hanno già fatto. Questo potrebbe rallentare l’afflusso di munizioni, anche se non è un elemento in grado di cambiare le sorti del conflitto. Gli ATACMS possono avere un effetto psicologico per i soldati ucraini, ma il numero di missili a disposizione degli americani non è illimitato, e si tratta di armi di vecchia generazione che costano un milione di dollari l’una. Gli ucraini non possono usarli con la stessa frequenza della loro artiglieria, che spara 5mila colpi al mese.

Qual è il potenziale dei missili forniti dagli USA?

Portano testate di 250 chili, al cui interno si trovano submunizioni, chiamate “bomblet”, che possono avere un grande effetto su obiettivi non protetti, come aeroporti e concentrazioni di truppe. Secondo quanto riportato dalla Lockheed Martin, un solo missile può investire un’area di 33mila metri quadrati.

Che tipo di escalation si potrebbe prefigurare da parte dei russi?  

Biden ha parlato di colpire determinati obiettivi, non solo Kursk. Non è la prima volta che Putin e il suo portavoce affermano che la consegna di mezzi tecnologicamente più avanzati da parte dell’Occidente avrebbe comportato una reazione da parte russa. Tuttavia, tutte le linee rosse, come quella della fornitura dei carri armati Leopard e Abrams o degli F-16, sono state superate senza reazioni da parte di Mosca. Putin, però, non può sempre minacciare reazioni sorprendenti per poi non agire: perderebbe di credibilità e reputazione. Un salto nel conflitto potrebbe portare a risvolti imprevedibili.

La possibilità che Putin usi il nucleare però c’è. Con quali conseguenze?  

Alcuni blog russi spingono per usare le armi nucleari tattiche. Il capo del Cremlino, però, sa che l’arrivo di Trump alla Casa Bianca potrebbe agevolare la sua situazione: non penso che adotterà soluzioni tali da far venir meno la volontà del presidente americano di trattare la pace. A Putin conviene aspettare due mesi, cioè il momento in cui Trump sarà nel pieno dei poteri, prendendo nel frattempo le precauzioni necessarie per ridurre i danni degli ATACMS.

Mosca ha gli strumenti per difendersi dai missili americani?

I russi hanno adottato una serie di contromisure elettroniche che hanno ridotto l’efficacia degli armamenti più moderni forniti dall’Occidente. Questo potrebbe valere anche per gli ATACMS, che viaggiano con il GPS e ricevono informazioni tramite il sistema satellitare, potenzialmente disturbabili con contromisure elettroniche.

Al di là della questione missili, cosa faranno i russi in questi due mesi?  

Cercheranno di attaccare per arrivare a un eventuale cessate il fuoco entro la fine di gennaio, quando Trump si sarà insediato. L’obiettivo indicato da Putin è raggiungere i confini geografici di quattro oblast: i due del Donbass più Kherson e Zaporizhzhia. Una volta raggiunto tale obiettivo, potrebbero iniziare a parlare di pace. Storicamente, i russi conducono le principali offensive in inverno: con il freddo, il terreno diventa più duro, permettendo ai mezzi cingolati di spostarsi meglio. Inoltre, hanno ricevuto centinaia di migliaia di munizioni dalla Corea del Nord e potranno utilizzare 10mila soldati nordcoreani, con la prospettiva di riceverne altri 100mila. Pyongyang, d’altra parte, dispone di un esercito di 1.200.000 soldati, e il valore della vita umana è considerato diversamente rispetto all’Occidente. Fonti occidentali riportano che la Russia ha subito 500mila tra morti e feriti.

Che tipo di pace o cessate il fuoco possiamo immaginare?

Lo scenario potrebbe essere simile a quello della Corea, dove dal 1953 i combattimenti sono congelati sul 38° parallelo, pur essendo ancora formalmente in atto uno stato di guerra. I russi potrebbero fermarsi ai quattro oblast, rendendosi disponibili a un eventuale dialogo. Erdogan ha proposto di congelare il fronte inviando truppe di interposizione sui confini, una soluzione che potrebbe convenire soprattutto ai russi. Tuttavia, sarà necessario trovare Paesi disposti a fornire queste forze e che siano accettabili per entrambe le parti.

L’Ucraina, però, dovrà rimanere neutrale?

Nel piano di Erdogan si propone di rinviare l’ingresso dell’Ucraina nella NATO di dieci anni. Un’altra fonte statunitense sostiene che l’Alleanza Atlantica potrebbe comunque fornire equipaggiamenti moderni per prevenire ulteriori ambizioni offensive della Russia.

Bisognerà vedere, tuttavia, fino a che punto Mosca accetterà questo riarmo ucraino.

È chiaro: non lo accetterà volentieri. Da parte russa, potrebbe essere considerata un’ulteriore provocazione occidentale.

(Paolo Rossetti)

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