Trump che dà del dittatore a Zelensky e poi lo costringe a una trattativa per concedere il 50% delle risorse minerarie ucraine agli USA, con un contratto che il consigliere USA per la sicurezza, Mike Waltz, dà per fatto. Le voci di un esilio in Francia del presidente ucraino. Putin che vorrebbe annunciare la vittoria il 24 febbraio, nel terzo anniversario dell’invasione.
E, infine, gli americani che cessano la fornitura delle armi a Kiev. La guerra russo-ucraina è a una svolta e le trattative per farla finire non sono mai state così avanzate. Ma c’è ancora un punto che non quadra. Se finisse così come si sta prospettando, sarebbe un successo su tutta la linea per Putin, che sarebbe pronto a rivendicare anche la vittoria sulla NATO. Possibile che Trump non gli chieda niente in cambio?
Il presidente americano, spiega Vincenzo Giallongo, generale dei Carabinieri, con al suo attivo missioni in Iraq, Albania, Kuwait e Kosovo, potrebbe invece aver dato retta al capo del Cremlino per costringere Zelensky a cedere sulle risorse minerarie, pronto però a chiedere qualcosa in cambio ai russi.
Generale, le trattative per chiudere la guerra in Ucraina procedono molto spedite. A che punto siamo veramente?
Credo che le affermazioni di Trump abbiano un obiettivo. Intanto vorrebbe costringere Zelensky alla veloce firma di un trattato per lo sfruttamento delle terre rare ucraine. Il presidente ucraino ha reagito come capo di Stato alla piega che stanno prendendo i negoziati, ma ha paura: Trump improvvisamente gli ha detto che lo molla, che non gli dà più un soldo e che Putin ha ragione. Anzi, che l’Ucraina poteva evitare la guerra, anche se è stata la Russia a invadere.
Cosa vuole allora il presidente USA?
Vuole indurre Zelensky a una cessione quasi gratuita, direi, delle terre rare, senza pagarle, perché l’America ha già fornito le armi a Kiev.
Alla fine quella che si prospetta è una vittoria su tutta la linea per Putin?
Fino a questo momento sì, ma Trump ha concesso tantissimo a Putin, il quale ancora non ha dato niente in cambio. Anzi, a quanto dice lo spionaggio ucraino, il 24 febbraio, anniversario dell’inizio dell’operazione speciale, vorrebbe dichiarare la vittoria della guerra contro l’Ucraina e contro la NATO, dove, non dimentichiamoci, gli Stati Uniti hanno un ruolo preponderante.
Possibile, quindi, che Trump non abbia chiesto niente in cambio a Putin?
Che cosa debba concedere Putin ancora non lo sappiamo. Ma Trump è un businessman. Le sue uscite di questi giorni e il fatto che abbia assecondato le richieste dei russi sono servite a spaventare Zelensky, che è già debole di suo ed è a capo di un Paese che già indossa la maschera dell’ossigeno: per salvarlo dovrà firmare un contratto capestro.
E l’Europa?
L’Europa, che questa situazione se l’è andata a cercare, potrebbe tentare di costituire una forza propria di intervento. La UE è sempre attesa a un salto di qualità che non arriva mai. Adesso ha pronto un piano di aiuti da 6 miliardi di euro a Kiev. Ma per fare cosa? I leaders europei non sono d’accordo su come utilizzarli e sta passando l’idea che glieli daranno i singoli Stati volontariamente. Ma che senso ha agire così? Per uscirne, l’Europa dovrebbe finalmente unirsi, ma unita non è.
L’Ucraina cosa può fare in questo momento? Appoggiarsi alla UE?
Deve cercare un avvicinamento con gli USA: appoggiarsi all’Europa non serve a niente.
Cosa possono ricavare da Washington?
Possono chiedere un patto totale, concedendo le terre rare ma ottenendo in cambio un aiuto per la ricostruzione. Non possono appoggiarsi all’Europa: Bruxelles non si sa neanche se farà entrare l’Ucraina, dovranno deciderlo 27 Stati.
Quindi cosa succederà ora?
Trump ha assecondato Putin, dandogli ragione apparentemente su tutto per mettere con le spalle al muro Zelensky, ma, una volta ottenuto l’accordo sulle risorse minerarie da sfruttare, si rivolgerà al capo del Cremlino e chiederà anche a lui di dargli qualcosa. Non credo, come molti dicono, che abbiano già un accordo. C’è poi la contraddizione fra le dichiarazioni del presidente americano e quelle dei suoi collaboratori, che invece non sono così drastici nel giudicare i colloqui con gli ucraini.
Zelensky, però, a questo punto sarebbe sconfitto su tutta la linea senza poter salvare la faccia. Le voci di un esilio non sarebbero così infondate?
Si parla della possibilità che vada in Francia. Potrebbe essere. Macron è il più grande amico di Zelensky.
La trattativa, comunque, messa così non è affatto finita. Anzi, lo scoglio maggiore è ancora da superare?
Putin in questo momento forse è convinto di avere vinto. Ma credo che Trump abbia un asso nella manica, altrimenti non si spiegherebbe la sua accondiscendenza. Non penso, comunque, che lunedì possa fare l’annuncio di cui gli attribuiscono l’intenzione. E non penso neanche che Trump possa sentirgli dire che la Russia ha battuto la NATO senza battere ciglio.
(Paolo Rossetti)
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