Il modello di pensiero britannico, avviato da Sir Halford John Mackinder, ha posto la conquista territoriale e le risorse strategiche al centro della politica estera dell’Impero. Potenza marittima di prim’ordine, la Royal Navy e le compagnie petrolifere sono state supportate dai servizi di intelligence nella difesa degli interessi dell’Impero.
L’aumento di potere attraverso il petrolio ha trasformato le regole del gioco e rivoluzionato le strategie di conquista, rendendo l’Impero britannico un impero coloniale mosso dalle risorse. Essendo i servizi di intelligence un elemento costitutivo della politica estera, sono stati messi in atto tutte le tecniche, i trucchi e gli stratagemmi sovversivi per difendere e sviluppare la risorsa strategica rappresentata dal petrolio.
Von Clausewitz diceva che “la guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi”, affermazione che potremmo parafrasare dicendo che, in Gran Bretagna, l’intelligence è la continuazione della politica estera con altri mezzi.
La Gran Bretagna è naturalmente caratterizzata dalla sua geografia: è costituita da una serie di isole che confinano con l’Isola mondo. Questo spiega la supremazia marittima dell’Impero britannico, le cui dinamiche di potere si riflettono in una proiezione verso le terre esterne. Oltre a essere il fulcro del mondo, il centro nevralgico del globo, l’Asia centrale è anche una terra di ricchezze, di immense ricchezze. Sete, giada, spezie, tappeti persiani o caviale sono stati sostituiti da idrocarburi, petrolio e gas.
Iniziata con la rivoluzione industriale inglese, la capacità di guardare al futuro anticipando i fabbisogni energetici ha notevolmente contribuito ad aumentare la potenza economica dell’Impero britannico, in particolare con il carbone. A partire dagli anni Dieci del Novecento, la Royal Navy e Winston Churchill, allora primo Lord dell’Ammiragliato, si lanciarono nella modernità rappresentata dal petrolio, con il “fatidico tuffo”. Con il carbone che raggiunge il suo picco storico d’estrazione, la politica energetica sarà d’ora in poi basata sul petrolio, a cominciare dalle corazzate della Royal Navy. L’intelligence economica ha giocato un ruolo decisivo nella fase di appropriazione dei giacimenti petroliferi. Dietro l’avanzata delle compagnie britanniche sul mercato dell’oro nero si nascondono le azioni dei servizi di intelligence britannici.
I tre livelli più alti della sfera sociale britannica, ovvero l’aristocrazia, il mondo accademico e le élite politiche, sono intrisi della cultura dell’intelligence anglosassone. La Gran Bretagna ha reagito sul petrolio come aveva fatto in precedenza per il cotone, mobilitando puntualmente tutte le élite private e pubbliche interessate alla difesa degli interessi del suo Impero coloniale. Il ruolo del Sis è stato preponderante nell’integrazione degli industriali nell’espansione petrolifera. Gli inglesi hanno usato la motivazione patriottica per affrontare la concorrenza. Presentando il petrolio come una risorsa strategica necessaria per la difesa del loro Impero coloniale, le autorità inglesi hanno aggirato le tradizionali rivalità dell’establishment britannico.
Questo patriottismo economico si applica ancora oggi. Sir John Sawers, ex diplomatico e direttore del Sis dal 2009 al 2014, dal 2015 siede nel Consiglio d’amministrazione della compagnia petrolifera britannica BP, la cui antenata non è altro che l’Anglo-Persian Oil Company. In qualità di ex funzionario governativo e dei servizi d’intelligence, Sir John Sawers è incaricato di condividere le sue “inestimabili” conoscenze e competenze nell’analisi geopolitica di livello mondiale.
Nel XIX secolo, le rivalità in Eurasia (il fulcro del mondo) contrappongono per il controllo dei territori il Raj britannico alla Russia zarista. Questo è il “Grande Gioco” britannico, il “Torneo delle ombre” russo. Al sud, gli ufficiali dei servizi d’intelligence del Raj, il governo inglese dell’India o, fino alla sua scomparsa, i membri del servizio politico dell’onnipotente Compagnia delle Indie che speravano di bloccare l’avanzata zarista in Asia centrale. Al nord, le loro controparti russe.
Gli inglesi temono che i russi vogliano invadere le Indie dalla Persia, mentre i Russi, da parte loro, temono che gli inglesi stiano progettando di invadere le terre di quello che oggi è l’Uzbekistan. La diffusione delle spie britanniche in Eurasia consente all’ambasciatore inglese a San Pietroburgo di scoprire che la Russia non ha né le capacità militari né quelle economiche per conquistare le Indie.
La Convenzione anglo-russa del 1907 mette fine alle rivalità. Infatti i russi riconoscono l’Afghanistan come un semi-protettorato britannico. Il Regno Unito rinuncia alle sue pretese sul Tibet. Inoltre, la Persia (in seguito chiamata Iran) è divisa in tre zone: il nord sotto influenza russa, il sud (e i suoi giacimenti petroliferi) sotto influenza inglese, il centro neutrale. Grazie alle sue spie?
L’Impero britannico riesce non solo a preservare il suo dominio sulle Indie, ma anche a conquistare i giacimenti petroliferi della Persia meridionale e dell’Afghanistan.
All’inizio del 1900, William Knox D’Arcy, uomo d’affari inglese sulla cinquantina e fervente credente in Dio, è uno dei pochi europei a essere stato autorizzato dallo Scià a ottenere una concessione per lo sfruttamento del petrolio persiano. Lo Scià fornisce a D’Arcy un documento esclusivo, la Concessione, che menziona l’ubicazione precisa dei giacimenti petroliferi.
Tra i pochi europei autorizzati all’estrazione, la Burmah Oil scozzese gestisce alcuni pozzi. Il suo scopo ufficiale è quello di estrarre e vendere petrolio nelle Indie Britanniche. Il suo vero obiettivo è strappare la concessione dello Scià al vecchio prospettore D’Arcy. D’Arcy non rivela a nessuno l’esistenza della sua concessione, ma si limita a comunicare alla Burmah Oil di avere una concessione per i territori sfruttati. D’Arcy sviluppa un odio per commercianti, banchieri e altri imprenditori affamati di petrolio e denaro, preferirebbe che il petrolio fosse sfruttato dai missionari.
A bordo di una nave diretta a New York, incontra proprio un prete missionario di ritorno dall’Africa a cui confida la sua storia. Questo prete gli suggerisce di donare questo documento alla Chiesa, che ne farà buon uso. Quindi, anziché distruggere la Concessione, D’Arcy alla fine si lascia convincere a cedergliela.
Dietro questo prete missionario si nasconde una delle spie di maggior successo impiegate dal Secret Service, Sigmund Georgievitch Rosenblum, detto Sidney Reilly. Laureato al King’s College di Cambridge, diventerà in seguito uno degli uomini di fiducia di Churchill e un agente freelance dei servizi segreti inglesi, pagato ad hoc per missioni specifiche. Il Secret Service inoltrerà il prezioso documento alla Burmah Oil, che cederà la sua concessione alla Anglo-Persian Oil Company. L’uso di una falsa identità per ingannare questo High Value Target consente a Winston Churchill di disporre di proprie risorse petrolifere e assicurarsi i rifornimenti. Nel 1914 Churchill nazionalizzerà la Anglo-Persian Oil Company al 51%.
(1 – continua)
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