La “politica della porta aperta”, che è stata alla base della penetrazione nordamericana nei vari continenti, significa la necessità di fare di ogni Paese un territorio aperto alla penetrazione dominante del capitalismo. La definizione sintetica di questa politica è stata data dal presidente Truman nel marzo del 1947: il sistema americano può sopravvivere in America solo se diventa un sistema mondiale, il mondo intero perciò dovrebbe adottare il sistema americano. D’altra parte, l’espressione centrale della propaganda americana, “mondo libero”, equivale a quella di un mondo in cui la “libera impresa” può agire liberamente, senza l’ostacolo delle nazionalizzazioni o di qualsiasi altra restrizione.
In altri termini, mondo libero è sinonimo di mondo al servizio di quella alleanza tra multinazionali e intervento statale nell’economia che costituisce il perno dell’attuale politica statunitense. All’origine della stragrande maggioranza dei colpi di Stato che vi sono stati in America latina vi è un unico motivo conduttore: assicurare alle multinazionali una sicurezza della politica di investimenti e la garanzia di governi stabili.
Questa ipotesi interpretativa fu formulata da Lelio Basso nel 1976 e può essere un utile strumento per leggere gli avvenimenti che hanno caratterizzato il golpe cileno degli anni 70. Come sappiamo, fra le ragioni principali che indussero il governo americano a gettare le basi per la destabilizzazione politica del Cile vi era la legittima preoccupazione che la politica della nazionalizzazione portata avanti dal governo di Allende potesse ledere gli interessi economici americani.
Fra le principali multinazionali che avrebbero certamente avuto delle perdite enormi a livello economico vi erano la ITT, la Anaconda e la Kennecott. La prima aveva il monopolio di fatto delle comunicazioni telefoniche del Cile, controllo presente fra l’altro anche in Portorico e nelle Isole Vergini. Negli anni 70 le proprietà che appartenevano a questa multinazionale sul territorio, cileno e non, erano calcolate in 150 milioni di dollari con un totale di 6mila dipendenti. Le altre due multinazionali avevano invece il monopolio dello sfruttamento del rame con due fondamentali miniere, e cioè la miniera di El Teniente e quella di Chuquicamata. Ma le fasi che portarono a scegliere il colpo di Stato in Cile sono certamente più articolate e complesse e possono trovare il loro inizio nella progetto Camelot, varato dal Dipartimento di Difesa americano.
Tale progetto fu elaborato intorno agli anni 60 e si concretizzava in capillari indagini di natura sociologica allo scopo di studiare il quadro sociale di un Paese e misurare la sua capacità politica rivoluzionaria, valutare le sue tendenze all’aggressività e censire le sue forze di repulsione. A questo riguardo non dobbiamo dimenticare che accanto alla Cia, il servizio segreto militare americano del Pentagono, e cioè la Dia, giocò un ruolo molto importante nella pianificazione e nella realizzazione della destabilizzazione cilena. Infatti il progetto elaborato nel corso del 1970 di destabilizzazione del Cile fu proprio opera del Pentagono, che decise di attuarlo prima delle elezioni e di prolungarlo anche dopo, se fosse stato necessario.
Uno studio con obiettivi meno ambiziosi, ma altrettanto rilevante per preparare il terreno alla destabilizzazione cilena fu quello di Roy Hansen intitolato Uno studio sulle forze armate cilene. La rilevanza di questo studio fu tale che consentì a questo ricercatore americano di lavorare poi negli anni 60 presso la Rand Corporation.
La seconda fase del progetto di destabilizzazione si può trovare nel tentativo di colpo di Stato del 1969 coordinato dal generale Roberto Viaux, tentativo che fu fermato proprio dagli Stati Uniti, che ritenevano che non fosse il momento adatto per attuare un colpo di Stato di questa natura. Grazie ai documenti che sono stati desecretati, sappiamo che la multinazionale ITT non solo era perfettamente al corrente di questo tentativo di colpo di Stato, ma svolse un ruolo rilevante nel colpo di Stato che portò al potere Augusto Pinochet.
Nonostante vi fossero stati dissensi molto forti tra il Dipartimento di Stato, la Cia, il Pentagono e la Casa Bianca in merito all’opportunità di fare il golpe, sappiamo oggi con certezza che il dissenso espresso all’interno del Dipartimento di Stato fu liquidato molto rapidamente dall’esecutivo americano e cioè da Nixon e Kissinger. Infatti, grazie a Kissinger, l’esecutivo americano decise di porre in essere una fase preliminare ad un eventuale colpo di Stato, che si costruì a partire dalla teoria del linkage formulata proprio da Kissinger, secondo la quale tutti i punti di conflitto e tutto il mondo costituiscono un continuum. Concretamente il Cile rientrava nella strategia globale nordamericana: era diventato un elemento importante per consolidare il nuovo ordine mondiale americano. Prima di procedere al colpo di Stato, l’esecutivo americano all’interno del National Security Council decise di procedere al dissanguamento economico del Cile. Questo progetto può considerarsi a tutti gli effetti la terza fase che porterà poi alla destabilizzazione cilena.
Per realizzare un progetto di questa natura si pose in essere un coordinamento tra le multinazionali americane e l’esecutivo, con lo scopo di pianificare un piano d’azione molto preciso. Esso si concretizzò nelle misure di embargo sul rame, nel bloccare i crediti internazionali (come avvenne nel 1971 da parte della Eximbank e della Banca mondiale), nell’esercitare pressioni su alcuni Paesi terzi per interrompere gli investimenti in Cile, nell’ostacolare la concessione di crediti al Cile da parte di altri Paesi e soprattutto nell’ostacolare la negoziazione relativa al disavanzo con l’estero che il Cile aveva. Ora, proprio a partire dal novembre del 1970, queste misure furono effettivamente realizzate fino al marzo del 1973, ma non determineranno il crollo del governo di Unità Popolare di Allende come invece auspicato dall’esecutivo statunitense.
Quando questo progetto, pur indebolendo profondamente l’economia del Cile, non porterà alla caduta del governo Allende, che anzi attaccherà a viso aperto le trame americane, tra l’agosto e il settembre del 1971 il presidente della multinazionale IIT e cioè Harold Geneen, insieme al vicepresidente Merriam, formulò un piano in 18 punti per realizzare un colpo di Stato.
Fra gli aspetti più interessanti di questo piano vi era la necessità di impedire che vi fossero crediti da parte di tutte le banche americane e non, che fosse necessario fomentare il malcontento tra i diversi corpi delle forze armate cilene, che uno dei principali periodici cileni, El Mercurio, ricevesse segrete sovvenzioni dagli Stati Uniti per organizzare una campagna stampa contro il governo di Allende e soprattutto che la Cia avrebbe dovuto avere un ruolo attivo nella realizzazione del progetto. La svolta decisiva avvenne, stando ai documenti oggi disponibili, nel marzo del 1973, quando l’esecutivo Usa decise di realizzare il piano che il Pentagono aveva elaborato negli anni 70. Non dobbiamo però dimenticare che, per la realizzazione effettiva di questo colpo di Stato, un ruolo di grande rilevanza fu rivestito anche dal servizio segreto della marina e cioè dalla Naval Intelligence Agency.
Quando il governo di Pinochet si insediò, il ruolo rilevante nella repressione del dissenso comunista e di estrema sinistra, come sappiamo, fu rivestito dalla Dina di Manuel Contreras, servizio segreto che rispondeva esclusivamente a Pinochet e che per questo godeva di assoluta discrezionalità rispetto ai servizi segreti esistenti. La collaborazione tra la Dina cilena e la Cia è ormai un fatto acclarato accertato, grazie alla documentazione desecretata. Anche l’Fbi contribuì a livello informativo, non solo con il regime cileno, che era perfettamente al corrente del Piano Condor come illustrato da John Dinges nel saggio The Condor Year.
In altri termini – direttamente e indirettamente – le principali strutture governative e di intelligence americane (Pentagono, servizio segreto militare del Pentagono, Cia, Fbi, servizio segreto della marina) diedero un contributo determinante non solo alla salita al potere di Pinochet ma anche al suo consolidamento interno e al consolidamento delle relazioni con gli altri Stati come il Brasile, l’Argentina e la Spagna in funzione anticomunista nel contesto del Piano Condor.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.