Al di là delle comunicazioni ufficiali da parte di Obama, che nulla avevano a che vedere con la realtà, l’eliminazione di Bin Laden fu a tutti gli effetti un omicidio premeditato, come d’altra parte confermato da ex ufficiali dei Seal americani. E tutto ciò non deve sorprendere, poiché il reale obiettivo non era certamente quello di tenere in vita Bin Laden. Ciò che quindi fu commesso in Pakistan – con la collaborazione dei servizi segreti pakistani – fu un omicidio di Stato. Secondo la comunicazione ufficiale della Casa Bianca, il terrorista sarebbe stato ucciso in un contesto di legittima difesa da parte delle truppe americane. Un’altra bugia di Stato è relativa al fatto che, se Bin Laden si fosse fatto catturare vivo, e quindi si fosse arreso immediatamente, non sarebbe stato ucciso.
Ma la realtà effettuale dice altro. Nel complesso di Abbottabad, gli uomini dell’ISI erano di guardia 24 ore su 24 per sorvegliare bin Laden, le sue mogli e i suoi figli. Avevano l’ordine di andarsene non appena avessero sentito i rotori degli elicotteri statunitensi. La città era al buio: l’elettricità era stata interrotta su ordine dell’ISI ore prima dell’inizio del raid. Uno dei Black Hawk si schiantò all’interno delle mura del complesso, ferendo molti a bordo. I soldati americani erano pienamente consapevoli che i tempi erano molto stretti. La cabina di pilotaggio del Black Hawk schiantato, con il suo equipaggiamento di comunicazione e navigazione, doveva essere distrutta con granate stordenti, e questo avrebbe creato una serie di esplosioni e un incendio visibile per chilometri. Un altro elemento che emerge è relativo al fatto che due elicotteri Chinook erano partiti dall’Afghanistan verso una base di intelligence pakistana vicina per fornire supporto logistico, e uno di loro fu immediatamente inviato ad Abbottabad.
Un altro elemento di grandissima rilevanza è questo: un ufficiale di collegamento dei servizi pakistani guidò i Seal americani fino alla casa di Bin Laden. I Seal erano stati avvisati dai pakistani che pesanti porte d’acciaio bloccavano il vano scala al primo e secondo piano; le stanze di bin Laden erano al terzo piano. La squadra dei Seal usò esplosivi per far saltare le porte, senza ferire nessuno. Una delle mogli di bin Laden urlava istericamente e un proiettile o forse un colpo vagante le colpì il ginocchio.
A parte quelli che colpirono bin Laden, non furono sparati altri colpi (il resoconto dell’amministrazione Obama avrebbe sostenuto il contrario). Bin Laden si trovava al terzo piano, seconda porta a destra. Quando i Seal arrivarono, Osama si rannicchiò e si ritirò in camera da letto. Due tiratori lo seguirono e aprirono il fuoco. La casa del terrorista era fatiscente e bin Laden viveva in una cella con sbarre alle finestre e filo spinato sul tetto. Le regole d’ingaggio erano che se bin Laden opponeva resistenza, erano autorizzati a prendere misure letali. Ma se sospettavano che potesse avere qualche mezzo di opposizione, come un giubbotto esplosivo sotto la veste, potevano anche ucciderlo. Le regole di ingaggio davano loro l’autorità assoluta di uccidere. Le affermazioni fatte dalla Casa Bianca secondo le quali due proiettili erano stati sparati sulla testa di Bin Laden erano false. L’operazione si concluse nel giro di 20 minuti. È significativo il fatto che questo modus operandi da parte dei Seal era consueto perché ampiamente usato in Afghanistan.
Le mogli e i figli di bin Laden furono lasciati all’ISI per essere interrogati e trasferiti. Un altro particolare volutamente oscurato dalla Casa Bianca fu l’assenza di sacchi della spazzatura con computer o dispositivi di archiviazione. Vi erano soltanto libri e documenti.
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