All’inizio dell’autunno del 1962, Paul Aussaresses è ricevuto dal generale Yarborough che gli affida tra l’altro il compito di partecipare all’istruzione degli ufficiali di passaggio a Fort Bragg. È coadiuvato da un istruttore americano, il comandante Carl Bernard, ufficiale delle Special Forces, che era stato nelle squadre White Star in Laos. Quest’ultimo non smetterà di insistere sull’influenza di Aussaresses sul suo approccio alla contro-insurrezione. Il suo insegnamento verteva sui metodi di istruzione e le operazioni che l’esercito francese conduceva ancora in quel momento in Algeria. Tutte le tecniche della guerra sovversiva, la lotta contro la guerriglia urbana, il controllo dei quartieri e l’infiltrazione. La questione della tortura come tecnica di interrogatorio non sembra essere stata al centro degli insegnamenti, ma vi occupava comunque un posto, se non nelle conferenze, almeno nelle discussioni informali che generalmente seguivano. Nel 1963 la scuola di guerra speciale produce così un libretto sulla Battaglia di Algeri basato sui ricordi di un ufficiale che aveva servito nella decima divisione paracadutista che mette in evidenza, senza distacco, alcuni degli aspetti più duri dell’esperienza francese, come gli arresti di massa e indiscriminati e l’interrogatorio energico dei sospetti.



Aussaresses porta anche nei suoi bagagli una copia di La Guerre moderne di Trinquier, pubblicata alla fine del 1961. Grazie alla sua struttura semplice e pedagogica, l’opera di Trinquier esercita una vera attrazione nella comunità americana della contro-insurrezione. Rapidamente tradotta e pubblicata da Frederick Praeger nel 1964, beneficia di un interesse marcato ai più alti livelli. Un memorandum del NSC dedicato alla situazione in Vietnam vi fa esplicito riferimento: Michael V. Forrestal, segretario permanente dello Special Group, propone persino di fare di La Guerre moderne una lettura obbligatoria per i consiglieri militari americani.



Consapevole del suo successo oltre Atlantico, Trinquier sottolinea non senza orgoglio che il suo libro ha interessato gli ufficiali americani e afferma di aver scambiato a questo proposito una corrispondenza abbondante con alcuni professori della Special Warfare School. Durante un soggiorno a Fort Bragg nell’autunno del 1962, un istruttore americano comunica ad Aussaresses il desiderio del comandante della scuola di creare una “facoltà interalleata” di guerra speciale, alla quale desidera assegnare permanentemente un istruttore francese, preferibilmente un ufficiale in pensione, esperto in materia di “contro-insurrezione”.



La questione è seguita da vicino dal generale Compagnon, attaché militare a Washington, che si preoccupa del profilo politico dei candidati francesi a tali incarichi. Hogard si è infatti brevemente allineato al putsch di Algeri nel 1961 e, pur non essendo stato radiato dall’esercito, è ora sotto stretta sorveglianza. Alla fine, la scelta degli americani ricade su una personalità ancora più insolita: il comandante Charles Hora, legionario cecoslovacco che ha anch’egli lasciato l’esercito subito dopo il putsch. Pur non incoraggiando apertamente, il generale Compagnon monitora da vicino questo processo di reclutamento alquanto singolare.

Il primo manuale di contro-insurrezione prodotto dall’esercito americano in questo periodo cruciale è il FM 31-15. Operations Against Irregular Forces, pubblicato nel maggio 1961. Si presenta come un aggiornamento del manuale redatto da Volckmann nel 1950. Tuttavia, le referenze di quest’ultimo all’esperienza della Seconda guerra mondiale rimangono ancora molto presenti. Aussaresses stima così che un testo tedesco risalente all’ultima guerra sulla lotta contro i partigiani in Russia abbia ispirato direttamente e molto da vicino la redazione del FM 31-15. Le tradizionali operazioni di accerchiamento sono così ancora presentate come il mezzo più efficace per fissare le guerriglie e permetterne la completa distruzione. Allo stesso modo, il manuale del 1961 non esita a raccomandare metodi tipici della Wehrmacht, come l’intimidazione – se non l’uso del terrore – nei confronti delle popolazioni in modo che non siano più tentate di sostenere la forza irregolare in futuro.

Documento redatto in fretta per rispondere alle richieste dell’amministrazione Kennedy, questo primo manuale appare presto in disaccordo con la “Dottrina di contro-insurrezione” (OISP) proclamata nel 1962 dallo Special Group. Pubblicato nel 1963, il FM 31-16 tiene maggiormente conto dell’influenza delle esperienze recenti, come sottolinea Aussaresses. Oltre a un certo numero di procedimenti tattici (imboscate, aeromobilità) il FM 31-16 fa riferimento anche a pratiche coloniali fino ad allora poco messe in evidenza dalla dottrina americana. È il caso della lotta contro l’infrastruttura politica della ribellione, eretta a pilastro della strategia contro-insurrezionale dalla Special Branch britannica e dalle direttive di lotta contro il terrorismo urbano di Massu e Salan in Algeria.

Allo stesso modo, il nuovo manuale americano assume che ogni operazione di contro-guerriglia deve basarsi su un’azione contro l’organizzazione clandestina e civile di sostegno alla guerriglia, senza la quale essa non può operare. Il manuale raccomanda infine l’adozione di comitati di pacificazione ispirati al “sistema di comitati” in Malesia per coordinare le misure militari con quelle delle agenzie civili coinvolte nella contro-insurrezione. L’attenzione, nuova per l’US Army, al quadro politico-strategico si esprime in modo ancora più evidente in un ultimo manuale, il FM 31-22. US Army Counter-Insurgency Forces, pubblicato anch’esso nel 1963. Questo documento sottolinea ancora di più il contesto socioeconomico dell’emergenza delle guerriglie e la necessità di una cooperazione inter-agenzia. Evoca inoltre la possibilità di ricorrere a spostamenti massivi di popolazioni per stabilire “zone di fuoco libero” sulla falsariga delle zone proibite in Algeria e in Kenya, dove l’artiglieria può essere impiegata in modo “indiscriminato”. Prevede la riallocazione delle popolazioni in “villaggi protetti” sul modello del piano Briggs in Malesia. Raccomanda infine l’adozione di misure di eccezione già impiegate sui teatri coloniali.

(2 – fine)

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