Per vent’anni, il cablogramma Chilbom del 28 settembre 1976 è stato l’unico documento relativo all’Operazione Condor, che suggerisce che la comunità di intelligence americana non conoscesse l’esistenza della complessa rete terroristica internazionale posta in essere dalla polizia segreta cilena e cioè dalla Dina in funzione anticomunista. In verità, l’amministrazione Ford e in particolare Henry Kissinger e la Cia avevano avuto una vasta conoscenza dell’operazione e delle sue attività terroristiche ben prima dell’assassinio Letelier-Moffitt. Ma la rete terroristica fu deliberatamente nascosta dall’amministrazione Ford, da Kissinger e dalla Cia sia alle famiglie delle vittime, sia all’opinione pubblica americana e persino ai funzionari del dipartimento della Giustizia che stavano indagando sull’omicidio Letelier-Moffitt.
Fu insomma attuato un vero e proprio depistaggio dai vertici più alti dello Stato americano per non compromettere gli ottimi rapporti tra gli Stati Uniti e alcuni paesi dell’America latina – come per esempio l’Argentina ma soprattutto il Cile – in nome dell’anticomunismo, ma soprattutto in nome dei numerosi interessi economici che gli Stati Uniti avevano in America latina. Tutto ciò è ampiamente documentato da uno dei saggi storici più importanti di questi ultimi anni, e cioè dal saggio di Peter Kornbluh, The Pinochet File: A Declassified Dossier on Atrocity and Accountability, National Security Archive, New York Press, 2003.
Quando nel 1974 la Dina ha assassinato il gen. Carlos Prats a Buenos Aires, la comunità di intelligence sapeva della esistenza dell’Operazione Condor. Secondo quanto indicato dalla relazione speciale del Congresso, la Cia e le altre agenzie governative degli Stati Uniti erano consapevoli della cooperazione bilaterale tra i servizi di intelligence dell’America latina ed erano al corrente anche di alcuni casi di omicidio perpetuati nei confronti di quelli che erano considerati gli avversari politici. Non solo: la Cia nel 1974 era conoscenza di quali fossero gli avversari politici dell’Operazione Condor (Oc) da individuare e da eliminare in Europa. L’indagine sui file di Kissinger ha permesso di dimostrare come la Cia fosse a conoscenza della cooperazione posta in essere fra i diversi servizi di sicurezza dell’America latina in funzione anticomunista. In particolare dall’analisi dei diversi cablogrammi desecretati è emerso che la Cia e Kissinger fossero consapevoli di chi e per quale ragione fossero stati commessi rapimenti e omicidi da parte della Oc. A cosa ci riferiamo in particolare?
Al rapimento in Argentina, al trasferimento in Cile e all’omicidio di Edgardo Enríquez nell’aprile 1976; agli omicidi dei parlamentari uruguaiani; all’uccisione dell’ex presidente della Bolivia a giugno, insieme al rapimento di massa, interrogatorio e tortura dei rifugiati cileni e uruguaiani da parte di un team multinazionale di torturatori che facevano operazioni transnazionali congiunte. Queste repressioni – come quelle in Argentina – non solo determinarono un profondo senso di indignazione a Washington, ma indussero diversi funzionari del Dipartimento di Stato a ipotizzare in modo legittimo che la Cia fosse pienamente a conoscenza della reale natura della Oc e di come questa si attuasse concretamente.
Lo studio della documentazione fatta da Kornbluh ha permesso di scoprire che l’ambasciatore americano a Buenos Aires Charles Hill riteneva che le forze di sicurezza argentine fossero state coinvolte nella maggior parte degli omicidi, alcuni dei quali potrebbero essere stati intrapresi “come favore” ad altre forze di sicurezza nella regione, ma non aveva prove concrete di una cospirazione. L’Ambasciata degli Stati Uniti a Santiago, pur sottolineando di non avere prove decisive su una collaborazione fra i vari servizi di sicurezza dell’America latina per reprimere attraverso omicidi, torture e rapimenti le opposizioni comuniste, pur tuttavia sottolineava che questi accordi erano in linea teorica assolutamente possibili.
In un rapporto del 4 giugno inviato a Kissinger, redatto dall’analista James Buchanan, il segretario di Stato veniva informato che le forze di sicurezza dell’America latina avevano creato un coordinamento in funzione anti-sovversiva. Un secondo rapporto sempre redatto dallo stesso analista e scritto il 18 luglio confermava questa valutazione. Ma nonostante la presenza di numerosi elementi a favore di una vera e propria collaborazione in funzione anticomunista, lo stesso rapporto del 18 luglio sottolineava che non esistevano prove decisive sull’esistenza di un coordinamento formale ad alto livello tra le forze di sicurezza con lo scopo di eliminare gli oppositori politici. Al di là di queste evidenti ambiguità, lo studio comparato e l’analisi dei files desecretati ha permesso di stabilire con assoluta certezza che l’intelligence americana possedeva prove concrete di una cospirazione formale coordinata con lo scopo di eliminare gli oppositori politici attraverso rapimenti e assassini mirati in tutto il mondo.
Lo dimostra proprio un documento datato 30 luglio in cui un funzionario della Cia esplicitamente aveva dichiarato che la Oc aveva come suo scopo quello di identificare, localizzare e colpire i leader dell’opposizione o meglio della guerriglia dovunque essi si trovassero. Il 3 agosto il segretario di Stato Kissinger ricevette questa comunicazione in un dettagliato rapporto di 14 pagine intitolato La Terza guerra mondiale e il Sud America redatto dal segretario assistente per l’America latina Harry Shlaudeman che informava Kissinger dell’esistenza dell’Operazione Condor e della sua missione. Fra le preoccupazioni espresse dal segretario assistente vi era quella che le nazioni europee venissero coinvolte in questa lotta in funzione anticomunista o meglio che le democrazie industriali potessero diventare dei veri e propri campi di battaglia analogamente a quanto già succedeva a causa del conflitto palestinese ed israeliano. Ma la vera importanza del rapporto consiste in un atteggiamento di spregiudicato cinismo: in questo rapporto infatti non viene fatta nessuna raccomandazione finalizzata a interrompere questa operazione. Tuttavia i rapporti che provenivano dalle principali ambasciate dell’America latina indussero l’amministrazione americana Ford, e in particolare Kissinger, a prendere posizione per evitare che gli Stati Uniti potessero essere coinvolti seppur indirettamente.
La Cia era perfettamente a conoscenza del fatto che il cuore della Oc fosse il Cile di Pinochet e in particolare la polizia segreta cilena cioè la Dina. Ora, dal momento che il Cile svolgeva un ruolo fondamentale per gli Stati Uniti nel contesto dell’America latina, i documenti declassificati permettono di ricostruire il modus operandi di Kissinger, che cercò di avvicinarsi con discrezione alla polizia segreta cilena attraverso l’ambasciatore americano in Cile David Popper e del capo stazione Cia Stuart Burton.
Quando la richiesta pervenne a Santiago, Popper incontrò immediatamente Burton. Dopo una breve consultazione si resero conto che non era fattibile parlare direttamente con Pinochet il quale avrebbe con sdegno rigettato qualunque interferenza da parte del governo americano. Proprio per questo decisero di attuare un approccio indiretto, contattando il responsabile della polizia segreta cilena e cioè il col. Manuel Contreras. Tuttavia la documentazione disponibile allo stato attuale dimostra che in un primo momento non se ne fece assolutamente nulla, dopo lunghe e complesse discussioni a Washington fra il Dipartimento di Stato, Kissinger e il direttivo della Cia. Durante le prime settimane di settembre – in base alle informazioni disponibili allo stato attuale – venne espressamente indicato ai vari ambasciatori in America latina di non agire in alcun modo per non compromettere le relazioni bilaterali tra gli Stati Uniti e i paesi della America latina coinvolti nella Oc.
Ma mentre vi erano continui scambi informativi tra il centro e la periferia, due agenti operativi della polizia segreta cilena giunsero a Washington a settembre con lo scopo di uccidere Orlando Leteriel e Ronni Moffitt (21 settembre 1976). Nei primi di ottobre la Cia aveva avuto informazioni più che sufficienti per poter affermare con assoluta sicurezza che l’omicidio era stato commesso dalla Dina. Tuttavia solo dopo quest’omicidio il capostazione Cia in Cile ebbe la possibilità di parlare col suo omologo Contreras, il quale pur confermando l’esistenza della Oc negò che questa avesse come suo obiettivo di porre in essere omicidi extragiudiziari. Nonostante questa smentita la Cia aveva già informazioni più che sufficienti per dimostrare che il capo della polizia segreta cilena stava spudoratamente mentendo.
L’Agenzia ebbe insomma informazioni precise sul fatto che la Dina aveva assassinato altri avversari politici all’estero. Inoltre la Cia, insieme al Dipartimento di Stato, possedeva i nomi e persino le fotografie di due agenti Dina che avevano tentato di viaggiare attraverso il Paraguay a Washington solo qualche settimana prima degli omicidi. I pubblici ministeri del dipartimento di Giustizia non erano pienamente informati su ciò che la Cia sapesse circa l’Operazione Condor. L’11 ottobre, poco dopo che i funzionari della Cia avevano parlato con Contreras, la rivista Newsweek disse che “la Cia ha concluso che la polizia segreta cilena non è stata coinvolta nella morte di Orlando Letelier”. L’Agenzia ha infatti sostenuto che la bomba usata era troppo rudimentale per essere il frutto di esperti ma soprattutto perché l’omicidio, arrivando mentre i governanti del Cile stavano cercando il sostegno degli Stati Uniti, avrebbe solo danneggiato il regime di Santiago. Il giorno dopo, il New York Times disse che l’Fbi e la Cia avevano virtualmente escluso l’idea che Letelier fosse stato ucciso dagli agenti della giunta militare cilena ritenendo che fosse stato assassinato da estremisti di sinistra. Anche il Washington Post il 1° novembre sosteneva la stessa tesi.
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