Gli squali sono a rischio estinzione, un problema dovuto soprattutto alla pesca intensiva negli oceani, pratica che causa la cattura volontaria o accidentale di numerosi esemplari che vengono poi uccisi. Di alcuni pesci vengono infatti consumate alcune parti considerate rare prelibatezze, come ad esempio le pinne, altri invece cadono nelle reti per errore, soprattutto in quelle per la pesca dei tonni. L’Unione internazionale per la conservazione della natura, ha prodotto un rapporto nel quale vengono elencate le specie che sono sempre più rare e che quindi rischiano di scomparire.



Al momento sono almeno 536, quelle inserite nella lista. Il loro ruolo è di fondamentale importanza per l’ecosistema marino, non solo per preservare la biodiversità ma soprattutto per il fatto che gli squali, come superpredatori,  sono al vertice della piramide alimentare. Negli anni sulla conservazione di questi pesci sono state fatte numerose opere, acora in progresso. Tra cui l’inserimento di alcune specie nuove, come lo squalo martello e lo squalo tigre,  nella Convenzione di Washington sul commercio di animali a rischio estinzione.



Squali a rischio, le nuove tecniche di conservazione e monitoraggio

La necessità di proteggere gli squali dall’estinzione ha prodotto sistemi sempre più innovativi e tecnologici per rintracciare e schedare le specie più in pericolo. Nelle riserve ormai da tempo si adotta il metodo della tracciatura via satellite attraverso gli oceani per verificarne gli spostamenti. Uno dei problemi principali però è rappresentato dal fatto che lo squalo a differenza di altri pesci ha un ciclo riproduttivo e di sviluppo molto più lento. Alcuni infatti, tra quelli che depongono uova ne producono solo una ventina. Mentre altri non depongono affatto e i piccoli nascono già formati.



Ora per proteggere gli embrioni considerati preziosi, i ricercatori dell Università di Miami hanno impiantato alcuni monitor ecografi,  che monitorano tutte le fasi all’interno dell’utero della madre. Tramite queste osservazioni, gli autori dello studio pubblicato su Science Advances, sono riusciti a dimostrare che i piccoli squali che nascono già formati si nutrono delle uova non fecondate della madre. Ma non solo, si è scoperto anche attraverso gli spostamenti che alcune specie, soprattutto lo squalo martello, riservano alcune aree oceaniche a bassa profondità, meno di venti metri, appositamente per creare delle nursery nelle quali accudire i piccoli subito dopo la nascita.