Dietro il successo planetario e senza dubbio inatteso di Squid Game, la serie tv dei record firmata Netflix, vi è l’abile mente di Hwang Dong-hyuk, regista e sceneggiatore dello stesso prodotto sudcoreana. Nelle scorse ore è stato intervistato dal tabloid britannico Guardian, e nell’occasione ha spiegato di non essere diventato ricco, in quanto il contratto con il colosso dello streaming è stato firmato “a scatola chiusa” prima di scoprire se il pubblico apprezzi o meno, ma in ogni caso ammette di non passarsela male: “Non sono così ricco – le sue parole – ma ho abbastanza. Ho abbastanza per mettere il cibo in tavola. E non è che Netflix mi stia pagando un bonus. Netflix mi ha pagato secondo il contratto originale”.
Hwang Dong-hyuk ha avuto in un certo senso una vita simile a quella dei giocatori protagonisti della serie tv: “Come ho avuto l’idea di realizzare Squid Game? Ero in grandi difficoltà finanziarie perché mia madre si è ritirata dalla società per cui lavorava. C’era un film a cui stavo lavorando ma non siamo riusciti a ottenere finanziamenti. Quindi non ho potuto lavorare per circa un anno. Abbiamo dovuto contrarre prestiti, mia madre, io e mia nonna”. Quindi è arrivata la fulminazione, ma non è stato semplice realizzarla: “era fisicamente, mentalmente ed emotivamente estenuante. Continuavo ad avere nuove idee e a rivedere gli episodi mentre giravamo, così la quantità di lavoro si è moltiplicata”.
SQUID GAME, PARLA IL REGISTA: “LO SHOW E’ GUIDATO DA UNA SOLA IDEA”
Per colpa del forte stress patito in questi mesi, Hwang Dong-hyuk, come riferisce il Guardian citato da Il Fatto Quotidiano, avrebbe perso addirittura sei denti. Quindi il regista di Squid Game ha concluso: “Durante la pandemia, i paesi più poveri non possono vaccinare i propri cittadini. Stanno contraendo virus per le strade e persino morendo. Quindi ho cercato di trasmettere un messaggio sul capitalismo moderno. Che, come ho detto, non è profondo. Lo show è guidato da un’unica e semplice idea: combattiamo per la sopravvivenza partendo da una condizione di disuguaglianza”.