Il bilancio delle vittime dei terribili attentati di Pasqua è salito nella notte a 359 morti, con più di 500 feriti: una mattanza a cielo aperto che da Colombo fino a Negombo e Batticalola ha cambiato forse per sempre la storia recente dello Sri Lanka, dal 2009 una terra di sostanziale pace (dopo 26 anni di guerra civile, ndr) rilanciata proprio grazie al turismo (2 milioni gli arrivi nel scolo 2016). Colpiti i cristiani, colpiti i turisti, colpita una nazione intera col sangue di 359 persone in ben 8 attentati simultanei. Al momento in cui vi scriviamo, le indagini cingalesi hanno di fatto identificato 8 kamikaze sui 9 entrati in azione, ma ben 60 persone collegate alla cellula terroristica “vicina” all’Isis sono state arrestate nelle ultime ore. «Riteniamo che uno dei kamikaze abbia studiato nel Regno Unito e in seguito abbia proseguito gli studi in Australia prima di tornare a stabilirsi in Sri Lanka», ha spiegato ieri il sottosegretario alla Difesa, Ruwan Wijewardene, confermando anche come molti dei terroristi «sono ben istruiti e provengono dalla classe media o medio-alta, quindi sono finanziariamente abbastanza indipendenti e le loro famiglie stabili dal punto di vista economico e questo è un dato preoccupante. Alcuni di loro credo avessero studiato in vari altri Paesi, con una laurea, quindi persone abbastanza istruite».



PREMIER “ISIS PUÒ COLPIRE ANCORA”

Ranil Wickremesinghe, premier dello Sri Lanka, in un discorso alla nazione ha spiegato che il Paese teme nuovi attentati dell’Isis sulla scia di quanto già visto nella mattanza di Pasqua: agli inquirenti risulta vi sia almeno un altro furgoncino con esplosivo nella capitale Colombo e le forze di intelligence hanno presentato un report al Governo cingalese per la possibilità di alcuni terroristi ancora in giro e purtroppo non catturati dalla prima ondata di arresti. Il premier ha poi affermato che tutte le persone finora arrestate per gli attacchi di Pasqua sono «cittadini cingalesi» e che alcuni degli attentatori «hanno viaggiato all’estero per poi rientrare in patria e colpire». Tra le numerose storie di sangue e terrore che emergono ancora oggi a due giorni dagli 8 attentati simultanei, spunta la terribile di Insan Seelawan, kamikaze dell’hotel Shangri-La. La polizia quando è riuscita a rintracciare da dove veniva (Dematagoda), si è diretta verso la casa per la normale perquisizione di routine. A quel punto, riporta il quotidiano cingalese Newsirst, la moglie si è fatta esplodere uccidendo oltre a se stessa anche i due bambini con lei in casa. Non paghi, il fratello del kamikaze quando la polizia ha tentato di arrestarlo si è fatto esplodere uccidendo 3 agenti dello Sri Lanka.



ALMENO 321 LE VITTIME DELLE STRAGI

Nel giorno in cui è arrivata la prima rivendicazione ufficiale da parte dell’ISIS (anche se andranno ancora valutate bene eventuali connivenze con gruppi terroristici cingalesi e possibili fini meramente propagandistici) per il sanguinoso attentato di Pasqua nello Sri Lanka contro delle chiese e degli hotel in cui vi erano cristiani, fonti governative del Paese asiatico fanno sapere che il bilancio delle vittime continua a crescere: sarebbero per adesso almeno 321 le vittime accertate per quella che ha ora i connotati di una vera e propria rappresaglia da parte di alcuni affiliati al sedicente califfato islamico dopo il massacro dei fedeli nelle moschee neozelandesi di Christchurch; inoltre è stato pure confermato che i bambini morti a seguito delle esplosioni kamikaze sarebbero finora 45. Intanto si stringe il cerchio attorno ai complici, dato che sono finite in manette circa 40 persone e con l’esercito che si è visto attribuire speciali poteri di polizia dal presidente Sirisena non solo per vigilare sulla sicurezza ma anche per stringere quanto prima il cerchio attorno agli altri possibili attentatori. (agg. di R. G. Flore)



RIVENDICAZIONE UFFICIALE DELL’ISIS

Ora c’è anche la rivendicazione ufficiale dell’Isis, anche se secondo Rita Katz di Site (l’agenzia che monitora le attività web degli jihadists di Daesh da anni ormai) il fatto non prova la reale implicazione dello Stato islamico già più volte in passato protagonista di attribuzioni post-stragi pur senza diretto coinvolgimento. L’Isis ha scritto che nel messaggio poi diffuso da Amaq che il suo obiettivo sono i Paesi che bombardano sui territori Daesh e ovviamente i cristiani: «Coloro che hanno condotto l’attacco che ha preso di mira membri della coalizione a guida Usa e cristiani in Sri Lanka sono combattenti dello Stato islamico». Secondo Rita Katz, il termine “cristiani” è insolito per come utilizzato nella rivendicazione il che potrebbe provare una effettiva diretta “vendetta” dopo le stragi contro le moschee del suprematista bianco a Christchurch in Nuova Zelanda, come sostenuto dal Ministero della Difesa di Colombo. Intanto le notizie che giungono dalle prime analisi sulle vittime, il portavoce dell’Unicef Christophe Boulierac ha drammaticamente sottolineato come negli attentati di Pasqua hanno perso la vita 45 tra bambini e adolescenti: tra loro anche un bimbo di diciotto mesi.

“VENDETTA PER ATTENTATI IN NUOVA ZELANDA”

Il ministro della Difesa Ruwan Wijewardene ha detto questa mattina in Parlamento che gli attentati di Pasqua in Sri Lanka sarebbero stati compiuti come «ritorsione dopo quello di Christchurch, la strage delle moschee in Nuova Zelanda» (dello scorso marzo, ndr). Il Governo sospetta che dunque gli jihadisti legati all’Isis possano realmente aver preparato con cura tutti i dettagli per gli 8 attentati simultanei che hanno messo lo Sri Lanka in ginocchio: nonostante le misure straordinarie di queste ore (coprifuoco, blocco totale di tutti i social network) l’esecutivo di Colombo è sotto accusa per le falle nella sicurezza. In un video (qui sotto, ndr) diffuso dalla tv Siyatha News si può vedere con chiarezza il sospettato kamikaze arrivare nella chiesa di Katuwapitiya con uno zaino in spalla, sedersi nelle panche centrali e solo allora farsi detonare (le immagini si fermano un attimo prima dell’esplosione). Stando invece ad alte testimonianze che giungono dall’Hotel Cinnamon, uno degli attentatori suicidi «si è messo in coda per la colazione speciale di Pasqua, ha aspettato il suo turno con il piatto in mano fino al momento di essere servito e solo allora ha fatto detonare l’esplosivo», riporta El Mundo.

LA STRAGE DI CRISTIANI E TURISTI: 321 MORTI

La strage di cristiani e turisti in Sri Lanka nella mattina di Pasqua vede il bilancio delle vittime salire fino a 321 morti con più di 500 feriti, alcuni tra l’altro ancora molto gravi: 8 attentati, altrettanti kamikaze entrati in azione e un Paese tenuto sotto scacco da rischi di bombe ancora non detonate, esattamente come avvenuto ieri in due diverse autovetture piazzate vicino alla Chiesa di Colombo già teatro della mattanza nel pieno della Santa Messa pasquale qualche ora prima. Mentre oggi lo Sri Lanka vive una giornata di lutto nazionale, nella Chiesa di San Sebastiano a Negombo stamane sono cominciati i primi funerali di massa delle vittime. Le strade sono deserte e non solo per il coprifuoco imposto dalle 8 di sera fino alle 4 del mattino: la paura di incappare in nuove bombe (ieri sono stati trovati 87 detonatori nella sola stazione dei bus di Colombo, ndr) e il rischio di nuovi attentati contro la popolazione inerme è altissima.

LO SRI LANKA SAPEVA DEGLI ATTENTATI

Il Governo ha arrestato 40 possibili sospetti ma al momento brancola ancora nel buio per la certezza di chi vi sia dietro l’immane strage di cristiani e turisti nel giorno di Pasqua: un gruppo jihadista locale (il Ntj, National Thowheeth Jamàath) sostenuto da una rete internazionale, molto probabilmente l’Isis, è l’ipotesi più accreditata ma di rivendicazioni non ve ne sono state e l’intero apparato di sicurezza del Paese ha avuto tante di quelle falle nelle ultime settimane che non pare essere al momento attrezzato per capire cosa possa essere successo. L’ufficio del presidente Maithripala Sirisena ha fatto sapere ieri sera che c’era stato un allarme all’intelligence che «i gruppi terroristici internazionali erano dietro i terroristi locali»: lo scontro col Governo è fortissimo visto che il premier attacca il Presidente (anche responsabile delle Forze di Sicurezza, ndr) nel non avere fatto niente per impedire una strage di queste proporzioni, pur sapendo del rischio attentati pare dallo scorso 4 aprile. Il ministro delle Riforme economiche e della distribuzione pubblica dello Sri Lanka Harsha De Silva ha fatto sapere in una intervista che «Gli attacchi terroristici di domenica in Sri Lanka non sono stati un fallimento dei servizi segreti del Paese, ma una mancanza di circolazione interna delle informazioni a persone capaci di agire». Difende il Premier Ranil Wickremesing, secondo De Silva tenuto all’oscuro di tutto il che però aumenta la gravità di un Paese, lo Sri Lanka, vittima di uno dei più gravi attentati jihadisti degli ultimi anni.