La strage avvenuta prima di Pasqua in Sri Lanka «è un attentato contro i cristiani, non erano adoratori di Pasqua»: si fa sentire e molto forte la voce dell’arcivescovo filippino Bernardito Auza, Osservatore permanente della Santa Sede all’Onu, intervenuto di recente alle Nazioni Unite di New York nel merito dell’evento dedicato a “Lotta contro il terrorismo e altri atti di violenza legati alla religione o al credo: promuovere la tolleranza e l’inclusione”. Il rappresentante del Vaticano ha tuonato contro tutte le violenze che in questi anni hanno colpito e devastato i credenti cristiani in tutto il mondo, specie per quelli che si riuniscono a pregare nei loro luoghi di culto: dopo il vile attentato avvenuto in diverse chiese nello Sri Lanka durante la Santa Pasqua 2019, in molti – su tutti Barack Obama e Hillary Clinton, ma non solo – hanno condannato il gesto parlando di stragi contro “adoratori di Pasqua” censurando in questo modo il riferimento esplicito alle vittime cristiane morte durante la Santa Messa di Resurrezione del Signore (per non dover dire che l’opera era frutto dell’odio islamista contro i fratelli cristiani, ndr). Secondo il nunzio apostolico, intervenuto duramente e schiettamente durante la tavola rotonda dell’Onu, tutto ciò è intollerabile: «Bisogna avere il coraggio di chiamare le cose con il loro nome […] quando alcuni parlano di “adoratori di Pasqua” si tratta di un nuovo eufemismo coniato per non procure la parola “cristiani”».



L’INVETTIVA DEL VATICANO CONTRO L’ONU

Per l’arcivescovo Auza, gli Stati appartenenti all’Onu devono garantire «l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge, a prescindere dalla loro appartenenza religiosa o etnica, come esigenza fondamentale della giustizia»: in questo caso, come sottolinea Vatican News, il riferimento avviene all’Iraq dove il Governo centrale non aiuta i cristiani a fare ritorno nelle loro case dopo la guerra, non stanziando fondi per la ricostruzione solo dei villaggi d’origine. Per il nunzio apostolico, seppure molto positivo che finalmente l’Onu – tramite la risoluzione 73/285 – per la prima volta ha condannato «tutti gli attacchi terroristici contro luoghi di culto motivati dall’odio religioso», citando «l’islamofobia, l’antisemitismo e la cristianofobia», il nodo e l’ipocrisia dietro a certe “condanne” non viene meno: «per molti leader nazionali e media gli attacchi contro i cristiani “rimangono non riconosciuti o per essi vengono utilizzati nuovi eufemismi per evitare di menzionare la natura specificamente anticristiana della violenza, come nel caso delle vittime delle stragi in Sri Lanka per le quali si è parlato di “adoratori di Pasqua”», spiega ancora Auza nella tavola rotonda Onu. In conclusione l’arcivescovo ha ribadito infine «l’importanza dell’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, di una positiva e rispettosa separazione tra religione e Stato, dell’attribuzione della colpa a chi interpreta o manipola il credo religioso per commettere il male e non alle religioni in generale»; da ultimo, Auza ha citato anche il Documento sulla Fratellanza Umana per la Pace e la Convivenza comune firmato lo scorso febbraio ad Abu Dhabi tra Papa Francesco e il Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb «La società raccoglie ciò che semina, mi auspico che l’insegnamento nelle scuole, nei pulpiti e attraverso internet non favorisca intransigenza e radicalizzazione estremista ma formi gli studenti al dialogo, al rispetto della dignità altrui e dello stato di diritto, alla riconciliazione e alla giustizia».

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