Un “hotel delle spie” (ma questa volta non c’entra nulla per fortuna il Metropol di Mosca e lo scandalo legato al cosiddetto Russia-gate) dove gli 007 dell’epoca erano soliti incontrarsi nella cornice di bellissimi saloni, lampadari di cristallo e un’atmosfera che più british non si può e che sembra lo scenario ideale di uno dei tanti romanzi di spionaggio che John le Carrè ha ambientato durante la Guerra Fredda? Esiste e anche se oggi non è più un porto franco per incontri segreti, intrighi e scambi di informazioni che scottano (anche se qualcuno tuttavia giura il contrario…) si può visitare in quel di Londra, a pochi passi da Westminster, e che dopo il restauro a cui è stato soggetto anni fa rappresenta una tappa forzata non solo per gli appassionati del genere ma pure di chi ama la storia e quei retroscena in cui realtà e finzione si mescolano. Andiamo alla scoperta del St. Ermin’s Hotel in Inghilterra e dei piccoli misteri che ancora oggi avvolgono questa struttura custodita a quattro stelle nel cuore della City londinese e originariamente ideata a forma di ferro di cavallo.



IL ST.ERMIN’S HOTEL A LONDRA

Il St. Ermin’s Hotel a Londra, situato nei pressi dei luoghi di maggior attrattiva della capitale britannica, ovvero l’Abbazia di Westminster, Buckingham Palace e la sede del Parlamento, è un edificio in stile Vittoriano in mattoncini rossi che prende il nome da un antico monastero e inaugurato nel 1889, per poi essere riconvertito in un hotel già nel 1896. La sua fama è dovuta al fatto che negli Anni Trenta e poi durante la Seconda Guerra Mondiale l’albergo divenne un luogo frequentato da Winston Churchill e deputato agli incontri degli agenti dell’Intelligence di Sua Maestà ma anche dove venivano ideate alcune operazioni speciali e due 007 britannici passavano delle informazioni ai loro omologhi sovietici. Se inizialmente aveva una struttura a forma di ferro di cavallo, l’hotel ubicato al numero 2 di Caxton Street ha subito modifiche e si è pure esteso nelle vicinanze. Oggi il St. Ermin’s è gestito da una importante famiglia cinese e fa parte del prestigioso portfolio “Autograph Collection” degli hotel di proprietà della multinazionale Marriott International: tuttavia il fascino che esercita non è dovuto solo ai suoi lussuosi ambienti ma anche al fatto che, dopo il restauro che ha provato a “mixare” classicità e moderno, qui anche le pareti sembrano custodire segreti e raccontare storie dimenticate, o mai divenute di dominio pubblico, col Caxton Bar al piano terra che per oltre 60 anni ha visto andare in scena meeting confidenziali.



NELL’ALBERGO “DELLE SPIE” TRA MISTERI E PASSAGGI SEGRETI…

Il St. Ermin’s è un piccolo gioiellino in cui al dettaglio raffinato (che si tratti di paralumi d’epoca, tavolini in vetro e persino una “Division Bell” che alla reception un tempo segnalava ai parlamentari quando era ora di correre a Westminster per votare) si affiancano elementi di design contemporaneo e tantissimi dipinti, senza dimenticare i fiori e l’elemento botanico che dominano non solo all’esterno ma pure dentro. La quarantina di suite e le 331 stanze totali offrono ogni confort e pure un bellissimo kit per il tè, mentre la colazione non è inclusa ma si tratta di un “extra” che merita di essere provato presso il Caxton Grill, il ristorante dell’hotel: a intrigare però è anche quell’atmosfera un po’ retro dove viene naturale conversare ai tavolini della hall immaginando di essere agenti del MI6 (i servizi segreti britannici), mentre per i più piccoli è previsto un pacchetto di pernottamento chiamato “Spy Kids” che si rifà all’omonimo film e permette ai bambini di vivere una vera e propria avventura tra mistery e colpi di scena all’interno dell’hotel con tanto di fascicolo Top Secret per ciascun partecipante. Non solo: pare che esistesse un tunnel sotterraneo nascosto dietro la scalinata della hall che consentiva di trasportare dei documenti importanti dall’albergo alla vicina House of Parliament; inoltre è possibile scoprire le poco edificanti storie di alcuni agenti quali Guy Burgess che insieme a quattro colleghi diede vita al famigerato gruppo dei “Cinque di Cambridge”, dei doppiogiochisti che dagli Anni Trenta in poi trasmisero importanti informazioni per la sicurezza nazionale britannica all’Unione Sovietica.

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