Come da programma, piste innevate e impianti in funzione su tutti i comprensori sciistici dell’arco alpino, con un ricorso più limitato del solito alla neve programmata, viste le precipitazioni degli ultimi giorni e le temperature sufficientemente basse. La prova generale d’inverno in montagna, quella tradizionale legata al ponte dell’Immacolata, sta funzionando bene, con un’ottima affluenza di semplici turisti e sciatori, che sembra abbiano affrontato senza troppi disagi il rincaro dei servizi (ma molti skipass erano offerti scontati per il ponte).
Affluenza che verrà implementata da venerdì prossimo 15 dicembre anche dal via al nuovo Espresso Cadore, il treno notturno che congiungerà (come avevamo già annunciato su queste pagine) Roma Termini con Calalzo (da qui si raggiungerà Cortina con un servizio bus dedicato). L’unico inconveniente finora registrato è stato quello di Bormio, dove per motivi diversi una moltitudine di sciatori ha trovato in funzione solo una seggiovia, ma anche questa dopo poco s’è bloccata, generando lunghe code e proteste. In tutte le altre skiarea il ponte è giudicato positivo, influenzato solo in certe zone dal meteo.
Il bilancio dovrebbe dunque essere positivo, e promettente per l’andamento della nuova stagione montagna-neve, fondamentale per l’economia delle terre alte, come è tornata recentemente a sottolineare l’Anef, l’associazione degli impiantisti funiviari aderente a Confindustria, presieduta da Valeria Ghezzi. “Qual è l’impatto necessario per mantenere la montagna viva e abitata? – chiede Anef -. Si parla di un indotto, fondamentale per le comunità di montagna, pari a 7-10 volte il fatturato del settore impianti a fune, in termini di economia di montagna, e di 5 volte in termini di occupazione, con il 13% dei pernottamenti alberghieri italiani legati in maggior parte alla stagione invernale. Il tutto per un settore che è composto da 400 aziende, 1,5 miliardi di fatturato, 2,2 miliardi di immobilizzi, 15 mila persone (di cui un terzo a tempo indeterminato), 1500 impianti di risalita e 3500 chilometri di piste autorizzate, per un’occupazione di circa 90,5 chilometri quadrati di territorio, che rappresentano lo 0,03% del territorio italiano e lo 0,07% del territorio italiano montano. Numeri di fondamentale importanza per dare un contesto reale e concreto al settore impianti a fune e a tutte le attività che vi gravitano attorno. Questa è la montagna oggi”.
Un comparto importante ma fragile, sempre appeso alle contingenze ambientali, meteorologiche ma anche politico-amministrative, come quelle croniche che contrastano tra le attività degli impiantisti e le ragioni delle proprietà fondiarie. Ma almeno su queste ultime si sta cercando di intervenire, come accade, per ora, in Veneto. “Dal Consiglio regionale del Veneto è arrivato un segnale importante per gli operatori della montagna – dice Marco Grigoletto, presidente Anef Veneto -. Agli impiantisti adesso viene garantita continuità lavorativa anche nelle more della definizione delle controversie con i proprietari dei terreni. È un cambio di passo che dà certezza a chi opera nelle terre alte in un settore strategico come quello dello sci, peraltro senza ledere i diritti di nessuno”. Un primo passo che tutto il settore si augura possa presto divenire regola condivisa.
Intanto, in montagna i servizi sono attivi e l’hospitality sta entrando in pieno regime. Come accade, ad esempio, per il gruppo leisure leader proprio per la montagna, il TH Group (da sempre attento alla sostenibilità e alle esigenze delle famiglie), che schiera dieci strutture: Sestriere, Courmayeur, La Thuile, Pila, Marilleva, 1400 Marilleva, Madonna di Campiglio, San Martino di Castrozza, Corvara, e la novità di quest’anno: il Park Hotel Des Dolomites di Borca-San Vito di Cadore. Tutti resort già pronti ai blocchi di partenza della nuova stagione.
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