Sergio Staino, il “compagno Bobo” e le vignette che per decenni hanno rappresentato il “simbolo” della cultura mediatica di sinistra: ecco perché fa un certo effetto vederlo intervistato a 350° gradi da Libero Quotidiano, lontano di certo anni luce da esperienze e cultura del vignettista già ex direttore dell’Unità. Parte proprio dalla conclusione triste dello storico giornale della sinistra italiana il dialogo con Francesco Specchia, con frecciata fortissima contro Matteo Renzi: dopo avergli affidato il rilancio dell’Unità, Staino lamenta «mai più visto. Non una telefonata, un’intervistella, una visita. Solo 400 abbonamenti, soldi nulla. Gli editori Pessina, ai quali aveva promesso chissà cosa nei paesi arabi, erano incazzatissimi. A quel punto, in un’intervista dichiarai che il difetto maggiore di Renzi era che fosse un cafone che ti lascia col culo a terra».



Ecco che la telefonata infuriata dell’ex Premier Pd si batte su Staino, con commento laconico riportato all’attualità di oggi nel Governo Conte-2: «Renzi è rimasto uguale, ricattare gli altri col suo 3% fa parte del carattere». Da Renzi a Berlusconi però il passo è molto breve ed è qui che risiede il vero “scoop” dell’intervista all’anziano vignettista: «Berlusconi almeno il senso dello Stato ce l’ha, è nel Ppe, ha dei valori. E certamente rispetto ai 5 Stelle è un gigante».



STAINO E IL VOTO ALLA LEGA “SOLO SE…”

Specchia glielo richiede per bene per capire di aver capito perfettamente e sì, Sergio Staino parla di comunismo finito («per fortuna, era la versione militare del socialismo e lo stato di polizia mi spaventa sempre») e soprattutto di un non-scandalo nella sinistra in accordo con l’ex nemico di Forza Italia: «forse tutti abbiamo sbagliato nell’attaccarlo sempre su questioni personali, extrapolitiche, abbiamo lasciato che la magistratura facesse il lavoro sporco per noi e la scorciatoia ha prodotto danni soprattutto a sinistra. Invece di riempire paginate di giornali su Berlusconi forse dovevamo concentrarci sui nostri, di valori».



Secondo Staino, l’errore gravissimo della sinistra è nell’aver consegnato il Paese (e la cultura) ai magistrati dopo Tangentopoli: «Gramsci non l’avrebbe mai fatto. Invece noi abbiamo dato credito a Davigo, uno dei danni peggiori che potevano capitare all’Italia». Da comunista a “liberale”, il passaggio per Staino è importante e Specchia lo “inziga” direttamente sul giudizio del Centrodestra odierno: «Io sono per il rispetto delle idee. Ora, per dire, parlo con Libero dal quale mi separano spazi siderali. Ti dirò di più. Meloni e Salvini fanno l’errore di buttarsi su paesi ultranazionalisti che con la loro storia personale non c’entrano nulla. Ma se, all’orizzonte apparisse uno Zaia, democratico di destra, non mi suiciderei. Si chiama democrazia dell’alternanza come in America».