È MORTO STANISLAW GRYGIEL, IL FILOSOFO E DOCENTE AMICO DI GIOVANNI PAOLO II
Docente, filosofo, antropologo, amico fidato di Papa Giovanni Paolo II: è morto nella notte tra il 19 e il 20 febbraio Stanislaw Grygiel, teologo polacco residente a Roma dal 1980 e tra i massimi esperti e studiosi del pensiero teologico di Karol Wojtyła. Un amico, per l’appunto, a cui il Santo Padre polacco affidò la guida di diverse attività teologiche e filosofiche sparse tra Polonia, Italia e Francia: l’89enne Grygiel è stato docente emerito di Antropologia filosofica al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II presso la Pontificia Università Lateranense a Roma, ma anche Direttore della Cattedra Karol Wojtyla presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II dal 2004.
Carriera culturale e teologica che lo poneva tra i massimi esperti della testimonianza di fede che è stato San Giovanni Paolo II tanto da vescovo quanto poi da Pontefice: dal 1992 fino al 1997 ha insegnato l’antropologia filosofica all’Accademia di Teologia a Lugano; dal 1990 fino al 1993 ha insegnato la filosofia dell’uomo all’Pontificia Accademia della Santa Croce a Roma. Dal 1964 fino al 1980 Stanislaw Grygiel ha insegnato la filosofia al Seminario dei Religiosi a Cracovia: dal 1968 fino al 1980 ha insegnato la filosofia alla Pontificia Accademia di Teologia a Cracovia, mentre dal 1963 fino al 1980 è stato redattore del mensile cattolico “Znak” a Cracovia. Ha fondato e diretto la rivista “Il Nuovo Areopago”, ma è stato anche membro della rivista Communio (versione francese), Membro della Società Filosofica Polacca, della Società Filosofica di Argentina, e della Academia Scientiarum et Artium Europea.
CHI ERA STANISLAW GRYGIEL, DAGLI STUDI SUL MATRIMONIO ALLA TESTIMONIANZA DI FEDE
Se ne è andato un profondo conoscitore dell’opera e della messaggio cristiano di Papa Wojtyla, ma soprattutto un antropologo e filosofo che proprio su ispirazione del Santo Padre polacco ha concentrato gran parte dei suoi studi sulla centralità della famiglia e dei movimenti laici all’interno della Chiesa Cattolica. «La grandezza del lavoro pastorale di Giovanni Paolo II consiste nel cercare la verità e il bene nell’altro uomo e nel condurlo alla sorgente dalla quale ogni verità e ogni bene scaturiscono per tutti gli uomini, indipendentemente dalla loro fede e dalle loro convinzioni. Convertendosi alla verità e al bene nei quali l’amore di Dio si rivela a ogni uomo, Giovanni Paolo II ricorda a tutti in quale direzione bisogna andare perché la vita abbia un senso. Ogni suo pellegrinaggio è un grido: guardatevi alla luce del divino principio e della divina fine, e vedrete come ognuno di voi è un grande dono per se stesso e per gli altri», lo diceva lo stesso Stanislaw Grygiel intervenendo al Meeting di Rimini 1998.
Spesso presente negli appartamenti pontifici di Giovanni Paolo II, il filosofo morto in questi giorni ricordava così il perché il Papa fosse così impegnato a promuovere i movimenti laicali: «Perché egli vedeva la Chiesa come un grande, primordiale movimento. Per il cardinale Wojtyla ogni parrocchia avrebbe dovuto essere un movimento. Altrimenti non era parrocchia viva. Per lui era movimento ecclesiale ogni gruppo di persone radunate nell’Eucaristia, celebrata dal sacerdote. Senza la presenza dell’Eucaristia i movimenti non si distinguerebbero dai partiti politici». Grygiel con la moglie Ludmila hanno portato avanti per decenni gli studi sulla centralità dell’amore cristiano nel matrimonio, una vita intera e diffondere la visione di Wojtyla sulla famiglia vivendo e incarnando quella stessa “teoria” nella propria vita matrimoniale di fede. Come scriveva lo stesso Grygiel in un testo inedito pubblicato da “Tempi” (dalla relazione tenuta il 29 maggio 2019 nella Conferenza internazionale a Cracovia “L’Europa tra il nichilismo post illuministico e la questione islamica”), la centralità dell’amore nel matrimonio è un tutt’uno con la centralità di Cristo: «Il dialogo che unisce l’uomo con il Creatore e il dialogo che unisce maschio e femmina “in una carne” tracciano la via per l’antropologia metafisica. L’uomo moderno non dimora nel dialogo, poiché egli ammira soltanto le opinioni nelle quali non trova che se stesso. Il suo antimetafisico narcisismo lo allontana dal Principio in cui c’è il centro dell’universo e della storia”. Allontanandosi dalla dimora famigliare edificata negli spazi della differenza ontologica e della differenza sessuale, l’uomo abbandona l’“aiuto conveniente a sé” e cerca la salvezza nello scambio delle opinioni, invece di cercarla nel dialogo». Vi lasciamo qui sotto due delle conferenze più recenti tenute da Grygiel per poter ammirare la lucidità del pensiero e la poliedricità delle trattazioni di temi seppur complessi ma resi con una semplicità che solo un testimone di verità può incarnare.