COSA SUCCEDE IN UK E PERCHÈ IL PREMIER STARMER SI SCAGLIA IN DIFESA DEI MIGRANTI MUSULMANI
Dopo essere intervenuto al tavolo con tutti i rappresentanti della polizia in UK, il Premier laburista Keir Starmer ha accolto oggi a Downing Street il sultano dell’Oman, il tutto mentre da giorni lancia proclami molto duri contro il (teorico) alleato Israele, in difesa della causa islamica-palestinese. L’Inghilterra in questi giorni è una polveriera, come vi abbiamo raccontato qui dopo l’attacco tremendo che ha causato 3 bimbe morte e vari feriti a Southport: la reazione della semplice cittadinanza ha visto unirsi le rivelazioni della destra estrema inglese, con uno scontro purtroppo molto violento in diverse piazze del Regno Unito contro gruppi organizzati musulmani.
Il Premier Starmer teme gli attacchi contro i cittadini islamici e difende a spada tratta l’intero sistema di integrazione UK: un conto però è la giustissima dichiarazione contro ogni tipo di violenza, tra quelle indegne viste in questi giorni tra saccheggi, moschee assaltate e pestaggi di cittadini stranieri; un altro è il non vedere per nulla il problema intrinseco dell’integrazione in diverse aree della Gran Bretagna tra migranti regolari e classi sociali più povere. «Questa non è una protesta, è pura violenza e non tollereremo attacchi alle moschee o alle nostre comunità musulmane», ha tuonato Starmer quasi tradendo l’impostazione ideologica della sinistra UK, orientata ad approvare il prima possibile il reato di “islamofobia” per difendere in ogni modo una delle minoranze più presenti in Regno Unito.
LE PROFEZIE DI HITCHENS E ALI, LA SINISTRA FILO-ISLAM E I PROBLEMA DI REALTÀ: LE SFIDE PER STARMER DOPO IL CAOS SOUTHPORT
L’impressione è che il Labour del nuovo Premier Starmer sia sempre più vicino al suo acerrimo nemico Jeremy Corbyn, che in queste ore ha infatti tentato di “eterodirigere” le prossime azioni del Governo UK sottolineando come «Invece di assecondare coloro che hanno contribuito a fomentare l’orribile razzismo dietro queste proteste, ci aspettiamo che il nostro governo denunci il fanatismo e l’islamofobia dietro di loro e stia spalla a spalla con le sue vittime». Un riformismo equilibrato quello di Starmer che rischia, davanti al caos generato dalle proteste scatenate a Liverpool dopo l’attacco di Southport, di ritornare sull’arroccamento precedente di Corbyn in pieno appoggio alle minoranze musulmane senza mai voler vedere i problemi oggettivi (e non razzisti) di un’integrazione in parte fallita negli ultimi decenni.
«Islamofobia è un termine stupido messo in circolazione per cercare di suggerire che un pregiudizio ripugnante si nasconda dietro qualsiasi dubbio sull’infallibile “messaggio” dell’islam»: lo diceva a suo tempo lo scrittore Christopher Hitchens (citato oggi da un ottimo reportage di “Libero”), intellettuale britannico che in tempi non sospetti profetizzava un difficile futuro per il Regno Unito se non fossero state affrontate al meglio le condizioni di integrazione delle varie minoranze presenti nei sobborghi delle grandi città. Esattamente come Hitchens, anche l’attivista somala Ayaan Hirsi Ali ha sempre denunciato l’intenzione di istituire una sorta di “Islamofobia” come reato, in quanto un termine del genere nasconde la «negazione a voler discutere di ciò che l’islam sostiene sulle donne, gli omosessuali, gli ebrei, i cristiani e quelli che hanno abbandonato la fede». Una sinistra filo-Islam che non riesce a comprendere come certe pratiche – le legislazioni “interne” di comunità che seguono la sharia sul suolo britannico, le violenze nei sobborghi e la reazione organizzata alle altrettante indegne violenze della destra estrema – rischino di compromettere la tenuta sociale del Paese, apre un grave problema politico per un futuro purtroppo già molto vicino e urgente.