Gli statali che lavorano meno in smart working o non sono efficienti dovranno lasciare il lavoro agile e tornare in ufficio. A gennaio sono previste le prime valutazioni sui dipendenti che lavorano da remoto, quindi a Palazzo Vidoni si lavora già in vista delle verifiche, saranno ravvicinate nel tempo e ben mirate. Secondo quanto riportato dal Messaggero, le “pagelle” saranno mensili. Chi lavorerà meno, dunque, non dovrebbe subire sanzioni dal punto di vista retributivo. Invece, la ministra M5s della Pubblica amministrazione Fabiana Dadone sta pensando al contrario a dei premi per i dirigenti incaricati di redigere i piani che si faranno trovare pronti, da definire con i sindacati durante la contrattazione per il rinnovo contrattuale. L’obiettivo è di finanziare questi premi con i risparmi ricavati proprio dallo smart working, risorse che invece i sindacati vorrebbero venissero usate per aumentare le retribuzioni e acquistare dispositivi di protezione adeguati da distribuire agli enti visto che ne sono carenti.



PAGELLE STATALI: STOP SMART WORKING PER INEFFICIENTI

Visto che dopo i furbetti del cartellino sono spuntati quelli dello smart working, si punta ad un meccanismo caratterizzato da obiettivi mensili, bimestrali e semestrali per fare in modo che il dipendente statale sia produttivo. È quanto prevedono le linee guida sui Pola – i piani per chi svolge l’attività a distanza – emanate dal ministero guidato dalla Dadone. I criteri non dovrebbero cambiare: si terrà conto del numero delle pratiche assolte e della quantità di utenti serviti nella quota di tempo trascorsa a lavorare da casa. Si misurerà il tempo trascorso per la chiusura di una pratica e della valutazione dei superiori, oltre che di eventuali rilevazioni dei cittadini. Dovrebbe incidere anche il tempo impiegato a rispondere alle mail di lavoro, la puntualità e la flessibilità.



I risultati di un monitoraggio condotto in estate hanno evidenziato che nei mesi di lockdown e fino a luglio oltre 500mila statali esonerati dal servizio hanno continuato a percepire lo stipendio senza fare nulla, visto che prima della pandemia svolgevano mansioni non eseguibili da remoto. Si punta, dunque, ad uno smart working strutturato, che non consenta uno scenario di questo tipo. I sindacati sono scettici. Ci sono amministrazioni all’avanguardia dove lo smart working era già diffuso e il tasso di produttività è cresciuto del 40% (Emilia-Romagna), ma zone che sono più arretrate dal punto di vista digitale.

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