Alcuni Stati membri dell’Unione europea non vogliono più acquistare i vaccini Covid, c’è chi vuole comprarne meno, ma sono costretti ad acquistarli. Il problema è che la Commissione Ue ha firmato contratti capestro, quindi le aziende farmaceutiche si rifiutano di ridurre le consegne e rinunciare agli introiti. Ne parla l’agenzia AdnKronos, che ha preso visione dei verbali del collegio dei commissari del 13 dicembre 2022, riferendo il resoconto di Stella Kyriakides, responsabile della Salute per l’Ue. Al Consiglio Salute dei giorni scorsi, infatti, i Paesi membri hanno chiesto la rinegoziazione delle condizioni stipulate con le case farmaceutiche. Il ministro della Salute italiano Orazio Schillaci in questa occasione ha lamentato un eccesso di fiale e invocato il trasferimento della responsabilità di parlare con i produttori da Bruxelles agli Stati membri.



Infatti, ha definito «uno spreco in sé» una spesa non efficiente, peraltro sarebbe poi «difficilmente compresa» dai cittadini e potrebbe generare «un senso di disaffezione verso future campagne vaccinali». Quindi, anche l’Italia è in prima linea per una modifica della strategia d’acquisto, che va gestita direttamente dai singoli Stati, «anziché in base alla negoziazione centralizzata». Bisognerebbe anzi valutare di ridurre gli acquisti in funzione del fabbisogno dei singoli Stati, pretendendo «una dilazione dei pagamenti e delle consegne delle dosi acquistate» in almeno quattro anni.



VACCINI COVID, L’ATTACCO DI SCHILLACI ALL’UE

Tenendo conto dell’efficacia dei vaccini ridotta contro Omicron e le sottovarianti, secondo Orazio Schillaci sarebbe legittimo proporre «la sostituzione delle dosi» prenotate con i medicinali riadattati, o almeno ottenere una «consistente riduzione del prezzo». Invece, i prezzi dei vaccini di Pfizer e Moderna sono cresciuti. Il ministro, come riportato da La Verità, ha anche rivelato un retroscena ignoto dei contratti tra Ue e aziende farmaceutiche. Se un paziente danneggiato dal vaccino fa causa ai produttori, sono gli Stati a dover sostenere le spese legali. Ma le parti relative agli effetti collaterali sono state oscurate in blocco dalle versioni diffuse. Ma il problema di Bruxelles riguarda l’impegno con Big Pharma. L’Europa ha già acquistato fiale a sufficienza per 10 iniezioni a testa. Se è pur vero che in piena emergenza Covid, c’era un bisogno urgente di vaccini e l’offerta era più scarsa della domanda, inoltre non si sapeva quanto sarebbe durata la pandemia, d’altra parte è altrettanto vero che in Europa non hanno brillato per abilità negoziali. L’Hera, agenzia comunitaria per la risposta alle emergenze, avrebbe lavorato per mesi per allineare i contratti alla situazione attuale, ma i produttori di vaccini non si sono mostrati disponibili a ridurre il numero delle dosi per ora.

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