Ogni Stato membro dell’Unione Europea dovrà accettare e riconoscere i figli con genitori dello stesso sesso, lo stabilisce la sentenza C-490/20, emanata dalla Corte di giustizia europea (Cgue; qui il comunicato). Una sentenza che vale a prescindere dalla normativa in vigore nei singoli Paesi e che indubbiamente crea un vero e proprio precedente in materia di diritti civili e temi etici.



La sentenza riconosce per la prima volta che i documenti dei figli delle coppie gay sono validi in tutti gli altri Paesi membri. Concretamente lo Stato di cui è cittadino è tenuto a rilasciargli un documento di identità, compreso il passaporto, senza alcuna necessità di richiedere il suo certificato di nascita.

In altri termini i giudici della Corte del Lussemburgo hanno sancito il principio per cui “uno Stato è del pari obbligato a riconoscere il documento emesso dallo Stato membro ospitante che consente al minore di esercitare, con ciascuna dei due persone genitori, il suo diritto di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio dell’Unione”.



In realtà in molti Paesi dell’Ue per ottenere la carta di identità o il passaporto è necessario presentare prima un certificato di nascita. Per la Corte di giustizia dell’Unione Europea si tratta di riconoscere i diritti dei bambini e delle bambine figli di due persone dello stesso sesso anche nei Paesi in cui non è possibile avere due mamme o due papà.

Il caso concreto riguarda una coppia formata da due donne che vivono in Spagna del 2015, dove secondo la normativa spagnola si sono sposate dal 2018: una delle due è di origine bulgara, l’altra è nata a Gibilterra. La bambina, nata nel 2019 in Spagna, ha un certificato di nascita, rilasciato dalla Spagna, in cui entrambe le due donne figurano come madri. Ma quando è stato chiesto un nuovo certificato di nascita in Bulgaria, indispensabile per ottenere la carta di identità e il passaporto della bambina, la Bulgaria non ha voluto rilasciare nessun documento, perché sul certificato di nascita spagnolo non era specificato chi fosse la madre biologica e chi fosse il padre.



Davanti al diniego di fornire questi dati, il comune di Sofia ha negato la richiesta di atto di nascita, aggiungendo “che la menzione in un atto di nascita di due genitori di sesso femminile era contraria all’ordine pubblico bulgaro, che non autorizza il matrimonio tra due persone dello stesso sesso”. Per questo le due donne si sono rivolte alla Corte di giustizia dell’Ue, che ha sede in Lussemburgo.

Cosa accade in Europa e in Italia

Indubbiamente i figli di coppie omosessuali incontrano una serie di ostacoli quando tentano di esercitare i loro diritti di libera circolazione all’interno dell’Ue e debbono confrontarsi con normative spesso assai diverse tra di loro. Attraversare il confine può rappresentare la fine dell’esistenza legale di quel nucleo famigliare; sono almeno sei gli Stati membri che non riconoscono le coppie dello stesso sesso – sposate, in un’unione civile o non registrate civilmente – nonostante arrivino sul loro territorio da un altro Stato membro che li riconosce come coppie.

Ma i problemi maggiori sono quelli dei bambini, perché in questi casi la legge non riconosce ad entrambi i genitori gli stessi diritti-doveri e cerca di identificare il genitore biologico, come quello a cui spetta esercitare la piena responsabilità genitoriale.

I sei Stati in cui un bambino non può avere come genitori legali due donne o due uomini sono Bulgaria, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Grecia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania e Slovacchia. In questi casi la coppia non può neppure adottare figli insieme e i bambini sono escluse dall’adozione da parte del secondo genitore. Anche in Italia vige un’analoga normativa, ma sono diversi i casi in cui l’adozione, da parte dell’altro membro della coppia, è di fatto consentita dalla giurisprudenza

I diritti dei bambini

Il primo diritto dei bambini resto quello ad avere una famiglia e quando si parla di diritto ad una madre e ad un padre non lo si fa solo per rispetto ad una tradizione consolidata nei secoli, ma piuttosto in coerenza con un principio biologico che prevede la differenza dei sessi come condizione necessaria per la precauzione. Una sorta di ecologia umana della nascita, che non può essere negata né tanto meno bypassata.

Ancora oggi nel XXI secolo per fare un bambino ci vogliono una madre e un padre e non è ancora sto dimostrato che per educare e far crescere un bambino, nel pieno rispetto per la sua libertà, per i suoi interessi, per le sue stesse tendenze, non sia necessario quel tanto di biodiversità che tanto reclamiamo per rispetto all’ambiente e alla sua natura.

È questa la riflessione che le coppie omosessuali sono invitate a farsi; nessuno dubita del fatto che potranno amare questo bambino come e più di chiunque altro; ma il bambino, oltre al diritto ad essere amato, ha bisogno di scoprire la sua libertà nel contesto della diversità biologica e fisiologica. Entrambe appartengono di diritto alla nostra natura in modo strutturale, e ignorarle non è e non sarà mai possibile.

Ma certamente tra i diritti dei bambini, come per ognuno di noi, c’è anche quello di muoversi, di viaggiare, di spostarsi e per questo può bastare un passaporto o una carta d’identità senza necessità di dover esibire ogni volta anche il certificato di nascita. Quanto più un bambino vive con naturalezza la sua vita, muovendosi come tutti gli altri bambini, tanto meno difficoltà incontrerà lungo la sua strada e tanto più liberamente potrà fare le sue scelte future.

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