La Commissione europea ha invitato gli Stati Ue a collaborare più strettamente al rimpatrio dei migranti respinti e ad avvalersi dei servizi offerti dall’agenzia di gestione delle frontiere Frontex. Il commissario agli Interni Ylva Johansson, in occasione della presentazione di proposte operative sul rimpatrio dei migranti e sul miglioramento della sicurezza delle frontiere, ha sottolineato come gli irregolari possano evitare l’espulsione richiedendo una nuova procedura di asilo in un altro Paese Ue: “Ovviamente si tratta di un vero e proprio abuso del sistema”, ha detto Johansson.
Ciò, riporta il quotidiano tedesco “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, contribuisce alla cosiddetta migrazione secondaria, per cui gli Stati all’interno dell’Unione hanno un numero di casi di asilo di gran lunga superiore a quelli che si verificano alla frontiera esterna. “I capi di Stato e di governo – si legge nel servizio – hanno concordato di voler accelerare il rimpatrio dei richiedenti asilo respinti. Nel 2021, solo il 21% delle 340mila decisioni di rimpatrio nell’Ue è stato effettivamente eseguito. Ci sono grandi differenze tra gli Stati membri. Johansson ha sottolineato che solo nel 16% dei casi è stata presentata una domanda di riammissione al Paese di origine”.
“STATI MEMBRI RICONOSCANO ESPULSIONE MIGRANTI”: IL DIKTAT DELLA COMMISSIONE UE
Inoltre, il commissario ha esortato gli Stati membri a utilizzare maggiormente l’agenzia di frontiera dell’UE Frontex per i voli di rimpatrio dei migranti. L’anno scorso solo cinque di essi ne hanno fatto un uso significativo e Johansson ha citato Cipro come Paese virtuoso in tal senso.
L’obiettivo è quello di creare un ecosistema unico e una cultura comune nei prossimi cinque anni, ha dichiarato Margaritis Schinas, vicepresidente responsabile della questione. Le quindici misure, afferma “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, comprendono una migliore sorveglianza delle frontiere esterne con droni e telecamere. Inoltre, le nuove rotte del contrabbando e i flussi migratori devono essere individuati preventivamente. Frontex e gli Stati membri “dovrebbero creare una cultura basata sul rispetto del diritto europeo e internazionale, in particolare del principio di non respingimento”, si legge nella comunicazione.