Gli Stati Uniti hanno annunciato il rientro ufficiale nell’UNESCO, l’organizzazione ONU che si occupa di promuovere pace, educazione, cultura, storia e scienza. Si tratta della conclusione di un’operazione di trattativa diplomatica complessa e durata a lungo, dopo la rottura del 2017 in seguito alla decisione di Trump di voler definitivamente abbandonare l’UNESCO a causa di alcune posizioni considerate pregiudizievoli nei confronti di Israele, dopo il mancato riconoscimento di alcuni siti storici e l’annessione della Palestina come stato membro.
Ora, sei anni dopo, Biden rientra nell’organizzazione, anche come sostenitore e finanziatore, annunciando il pagamento dei fondi arretrati, che erano stati sospesi precedentemente da Barack Obama. Che ammontano a 600 milioni di dollari. Una mossa non solo diplomatica ma anche politica, che è stata spiegata già da molti analisti come presa di posizione nei confronti della Cina, che dopo l’abbandono degli Usa è diventato il principale stato che garantisce fondi all’Unesco e dunque di primaria importanza nei processi decisionali dell’agenzia internazionale. Anche lo stesso Biden si era dichiarato precedentemente “preoccupato per il dominio di Pechino nell’organizzazione Onu“.
Usa rientrano nell’UNESCO, critiche dalla Cina “Useranno l’istituzione contro di noi”
La direttrice dell’Unesco, ex ministro della cultura francese Audrey Azoulay, ha commentato la notizia ormai ufficiale del rientro degli Stati Uniti nell’organizzazione internazionale. Aggiungendo alcuni dettagli sulla nuova partecipazione dell’amministrazione Biden nell’agenzia, si tratterà infatti di un “contratto” che durerà due anni, quindi fino al 2025. Durante i quali gli Usa si impegneranno al pagamento dei fondi arretrati a partire dal loro abbandono nel 2017, e al versamento di nuove quote. Azoulay però ha anche dichiarato alla stampa francese che, nonostante ci sia molta soddisfazione per questa storica decisione di riavvicinamento, non è molto convinta sulla durata in futuro dell’accordo.
Perchè come ha detto la direttrice “in caso di vittoria repubblicana alle prossime elezioni presidenziali, probabilmente bisognerà rivedere la durata. “Noi in ogni caso siamo pronti ad estendere la partecipazione” ha aggiunto. La prima reazione dalla Cina invece è stata polemica, in quanto il governo ha voluto sottolieare che si tratta di una mossa politica contro Pechino, dichiarando “L’Unesco deve vigilare, perché gli Stati Uniti rientrano solo per usare l’istituzione contro la Cina“, come riportato oggi dal quotidiano del partito comunista Global Times.