Il 2 dicembre 1823, il presidente degli Stati Uniti James Monroe pronunciò un discorso in cui condannava ogni ingerenza europea negli affari del continente americano. Nel 1904, Theodore Roosevelt aggiunse un “corollario”, fornendo un’interpretazione espansionistica di questa dottrina, aprendo la strada all’ingerenza degli Stati Uniti in America Latina. Jean-Jacques Kourliandsky, direttore dell’Osservatorio dell’America Latina della Fondazione Jean Jaurès e membro del comitato di redazione della rivista Nouveaux Espaces Latinos, a Le Monde parte proprio da quel discorso di Monroe per spiegare il ruolo degli Usa.
“Gli Stati Uniti non erano la potenza che sono diventati oggi. Temevano l’interferenza dei grandi imperi europei: in particolare il Regno Unito, le cui truppe avevano occupato e bruciato la città di Washington nel 1814; la Francia che aveva tentato di riconquistare Saint-Domingue, durante la spedizione. La Spagna, che intendeva recuperare le sue colonie americane emancipate. Per l’intero continente americano, l’Europa rappresentava una minaccia militare contro la quale il discorso di Monroe appariva difensivo. La Dottrina Monroe era “L’America per gli americani, non per gli europei”” spiega.
Kourliandsky: “La politica imperialista di Washington cominciò durante la guerra contro il Messico”
Negli anni, però, gli Stati Uniti hanno dato sfogo al loro interventismo. Jean-Jacques Kourliandsky, direttore dell’Osservatorio dell’America Latina, spiega a Le Monde: “In seguito agli attentati dell’11 settembre, un documento dell’amministrazione George W. Bush, reso pubblico nel settembre 2002, giustificava l’invasione dell’Afghanistan e dell’Iraq e altri interventi preventivi ogni volta che gli Stati Uniti si ritenessero minacciati”. Secondo l’esperto “la politica imperialista di Washington nella regione non iniziò con la Dottrina Monroe nel 1823, come oggi si dice anacronisticamente, ma più di vent’anni dopo, durante la guerra contro il Messico. (…) Il 30 aprile 1948, a Bogotà, venne creata l’Organizzazione degli Stati Americani (OAS), che riunisce i Paesi del continente affermando il rispetto della loro sovranità…”.
I Paesi dell’America Latina hanno tentato più volte di organizzarsi senza gli Stati Uniti e al di fuori dell’OAS: “Dalla fine della seconda guerra mondiale si sono succedute numerose organizzazioni, nate secondo alternanze politiche. La vera struttura collettiva regionale è la Comunità degli Stati Latinoamericani e dei Caraibi (CELAC), ma è stata creata solo nel 2010”. Nel frattempo gli Stati Uniti “non rientrano in alcun trattato che implichi una perdita di sovranità, a partire dal presupposto – stabilito fin dal “destino manifesto” – che gli Stati Uniti siano destinati a stabilire tutto in materia di diritti, libertà e democrazia, per l’America Latina e oltre”.