Nel Discorso sullo Stato dell’Unione pronunciato ieri a Strasburgo, Ursula von der Leyen non solo ha rivendicato il raggiungimento del 90% degli obiettivi che la Commissione europea da lei presieduta si era proposta di raggiungere a inizio mandato nel 2019, ma ha delineato anche quelli di medio e lungo termine, centrati per quel che riguarda l’economia in particolare sul Green Deal, compreso un allargamento dell’Ue. Secondo Domenico Lombardi, direttore del Policy Observatory della Luiss ed ex consigliere del Fondo monetario internazionale, «è stato un discorso galvanizzante, a tratti idealista, centrato su priorità di medio lungo periodo legate alla decarbonizzazione delle economie europee, l’aumento della loro competitività, l’autonomia geopolitica e l’allargamento dell’Unione. Tutti temi importanti e condivisibili. Tuttavia, nella loro articolazione, un po’ meno, a parte il convinto e incondizionato sostegno all’Ucraina contro l’aggressione russa».
Ursula von der Leyen ha indicato il Green Deal come fulcro dell’economia europea. Non è ancora presto per poterlo dire? E soprattutto che implicazioni ha questa affermazione?
È proprio questo il punto. Siamo tutti d’accordo che l’obiettivo verso cui tendere è la decarbonizzazione. Tuttavia, la strategia formulata dalla Commissione per la transizione non chiarisce come questo possa avvenire senza deindustrializzare economie manifatturiere come l’Italia, ma anche la Germania. Allo stesso tempo, ci consegna nelle mani di un regime autocratico, la Cina, che ha il monopolio mondiale nell’estrazione e raffinazione dei minerali critici, anche quando presenti in Paesi terzi. È vero che la Presidente Von der Leyen ha promesso un’indagine sulle pratiche di mercato cinesi. Ma l’annuncio arriva tardi. Poi, immaginiamoci cosa potrebbe mai accadere se l’indagine concludesse che la Cina non rispettasse le pratiche di mercato. Come la stessa Presidente ha implicitamente rilevato, nel Mercato Unico i sussidi sono generalmente sanzionati, eppure la Cina li utilizza abitualmente da decenni per competere con le aziende occidentali e continua a farlo.
La Presidente ha anche detto che non mancherà mai il sostegno all’industria europea. Guardando agli scorsi mesi non sembra, però, che questo sostegno sia stato particolarmente robusto…
La Presidente von der Leyen effettivamente lo ha detto. Tuttavia, non si comprende bene in cosa consista. Peraltro, tra i sussidi contro cui le imprese europee devono fare i conti ci sono anche quelli legati all’Ira dell’Amministrazione Biden. Anche su questo punto, non è chiaro esattamente cosa sia stato fatto – o si stia facendo – per mitigarne o annullarne gli effetti per le imprese europee a oltre un anno dalla loro entrata in vigore.
Von der Leyen ha anche annunciato di aver chiesto a Mario Draghi di preparare un rapporto sul futuro della competitività europea. Cosa ne pensa?
Innanzitutto, è un ulteriore, importante riconoscimento per la figura dell’ex presidente del Consiglio e, indirettamente, per l’Italia. La Presidente ha anche annunciato di voler nominare un suo consigliere speciale per le piccole e medie imprese. Se l’obiettivo è di formulare una radiografia sulle principali strozzature alla competitività europea, certamente questi passi vanno nella giusta direzione. Tuttavia, l’enfasi dovrebbe essere nell’alleggerire gli oneri burocratici e regolamentari che appesantiscono oltre modo le imprese più piccole. La stessa Presidente, al riguardo, ha affermato di volerli alleggerire del 25%. Insomma, se queste decisioni preludono effettivamente a una nuova sensibilità dell’esecutivo europeo verso questi temi, allora ben vengano.
Nel discorso non si è fatto cenno alle difficoltà dell’economia europea emerse anche dalle previsioni che la Commissione stessa ha diffuso lunedì scorso. Non pensa sia una lacuna piuttosto importante?
La Presidente ha schivato le difficoltà congiunturali delle economie europee concentrandosi su un orizzonte di medio-lungo periodo. Tuttavia, la Germania registrerà una variazione negativa nel Pil per l’anno in corso (-0,4%) e l’Italia vede ridimensionate le sue previsioni di crescita sia per l’anno in corso (0,9% contro 1,2% previsto nella scorsa primavera) che per quello prossimo (0,8% contro 1,1%) con ramificazioni importanti sull’entità dei saldi di finanza pubblica.
Nessun cenno nemmeno al futuro della governance economica: un segnale delle divergenze che ci sono in merito alla riforma del Patto di stabilità a meno di tre mesi dal ritorno in vigore delle attuali regole?
Credo che abbia voluto evitare un argomento spinoso su cui ancora non c’è consenso. Il deterioramento del contesto congiunturale dovrebbe fornire qualche elemento in più a favore della proposta di riforma del Patto così come inizialmente presentata dalla Commissione. L’obiettivo, a mio avviso, è di evitare che una stretta fiscale europea si materializzi nel mezzo di una debole congiuntura regionale e internazionale.
Quali implicazioni per l’Italia vede sia in quello che è stato detto sia in quello che non è stato detto dalla Presidente?
Per l’Italia rimane, tuttavia, l’imperativo di seguire un percorso di politica fiscale prudente alla luce delle sue ben note criticità di finanza pubblica. È positivo, però, che la Presidente Von der Leyen abbia omesso di citare la mancata riforma del Mes da parte italiana. Forse cerca di lavorare sotto traccia per trovare la quadra tra i vari Paesi, incluso il nostro. Anche in questo caso, occorre augurarle buon lavoro.
(Lorenzo Torrisi)
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