LA CORTE DI GIUSTIZIA UE BOCCIA IL RICORSO DI POLONIA E UNGHERIA
Non si placa lo scontro all’interno dell’Unione Europea sul nodo dello “Stato di diritto”: la Corte di Giustizia Ue riunita oggi in seduta plenaria ha infatti deciso di respingere i ricorsi presentati da Polonia e Ungheria contro «il meccanismo di condizionalità» che subordina il beneficio di finanziamenti dal bilancio Ue al rispetto pieno dello Stato di diritto”.
Dopo il fortissimo scontro avvenuto negli ultimi mesi sull’asse Bruxelles-Varsavia-Budapest, i due Paesi del Bloggo Visegrad avevano presentato ricorso presso la Corte di Giustizia per annullare il regolamento che permette alla Commissione di sospendere i pagamenti qualora lo Stato di diritto fosse minacciato (nello specifico, per le leggi contro l’organizzazione dei magistrati sotto controllo Governo e per i provvedimenti contro le comunità LGBT). Polonia e Ungheria avevano fondato il loro ricorso sulla “indefinizione” del principio dello Stato di diritto. Il rischio forte di questa legislazione, poneva all’attenzione il Governo polacco nelle scorse settimane, è che ad un Paese possano essere sospesi tutti i finanziamenti e – in caso di persistenza della lacuna legale – l’uscita addirittura dall’Unione Europea.
LA REPLICA DI VARSAVIA: “ATTACCO A SOVRANITÀ DALL’EUROPA”
I giudici della Corte di Giustizia Ue hanno invece bocciato in pieno il ricorso, confermando invece l’esistenza «di una sufficiente determinazione del perimetro giuridico dello Stato di diritto». La sentenza è stata accolta con favore dalla Commissione Europea, con la Presidente Ursula Von der Leyen che ha fatto sapere «La Commissione difenderà il bilancio dell’Unione dalle violazioni dei principi dello Stato di diritto. Agiremo con determinazione». La Presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola commenta sulla medesima scia la sentenza della Corte Ue: «Il Parlamento europeo ora si aspetta che la Commissione applichi rapidamente il meccanismo di condizionalità. La condizionalità dei fondi dell’Ue legata al rispetto dello Stato di diritto non è negoziabile per il Parlamento europeo. Lo Stato di diritto e’ la base su cui sono costruiti i nostri Trattati. E’ fondamentale che tutti gli Stati membri aderiscano ai Trattati che hanno sottoscritto quando hanno aderito all’Unione europea. I valori contano e i cittadini hanno il diritto di sapere come vengono utilizzati i fondi comuni». Non l’hanno ovviamente presa bene da Varsavia e da Budapest la nuova decisione della Corte di Giustizia che rischia di porre a serio rischio la permanenza di Polonia e Ungheria nell’Ue: «La Corte di giustizia è diventata un attore politico. È in corso un grande dibattito internazionale aperto sulla nostra legge sulla protezione dei minori. Siamo in trattative con Bruxelles da molto tempo su una serie di questioni diverse, ma questo è un grosso problema, questa è la novità che sta causando questo incredibile attacco al Paese», spiegano in una nota congiunta la Ministra della Giustizia ungherese Judit Varga e il Presidente Victor Orban. Dalla Polonia il vice ministro della Giustizia, Sebastian Kaleta, scrive su Twitter: «La Polonia deve difendere la sua democrazia dal ricatto, che mira a toglierci il diritto di decidere su noi stessi. Tanto più che la Polonia perderà fondi per misure che sono tarate sullo standard in Spagna o Germania».