Trattativa Stato-mafia
, la scelta di Silvio Berlusconi di non testimoniare per Marcello Dell’Utri ha scatenato il dibattito. L’ex premier ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere «su indicazione degli avvocati» ed è stato sommerso dalle critiche del Movimento 5 Stelle. Dopo la presa di posizione di Nicola Morra, è arrivato il commento di Luigi Di Maio: «Questo Paese non chiuderà mai i conti con il passato, se una persona che ha fatto per tre volte il Presidente del Consiglio si avvale della facoltà di non rispondere in un processo per mafia. Sono veramente senza parole». Queste, invece, le parole di Francesco D’Uva, che mette nel mirino anche Matteo Salvini e Giorgia Meloni: «Italia, A.D. 2019. Berlusconi non risponde nel processo sulla trattativa Stato-mafia. Sarebbe soltanto un nuovo capitolo della solita triste storia, se non fosse che Salvini e Meloni se lo continuano a portare in giro per le piazze dicendo di voler governare assieme». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
BERLUSCONI NON RISPONDE IN PROCESSO STATO-MAFIA: MORRA IN TACKLE
Non resta inosservata la mancata deposizione di Silvio Berlusconi in aula questa mattina e inevitabilmente l’attacco politico contro il leader di Forza Italia ne diventa l’immediata conseguenza: secondo il Presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra (uno dei più intransigenti “ortodossi” del M5s) quanto scelto da Berlusconi è legittimo ma allo stesso tempo «sospetto». Con un messaggio sui social rilanciato poi dai canali ufficiali del Movimento 5 Stelle, Morra spiega «rimango colpito dal silenzio di Berlusconi in aula. È un suo diritto e lo ha esercitato ma mi domano che senso abbia il silenzio di un ex premier in un’aula di tribunale». Secondo il Presidente della Commissione Antimafia, il processo sulla trattativa (presunta) potrà portare ancora nuovi elementi, ma il silenzio non aiuta tale disvelamento: «se ci si definisce uomini dello Stato, bisogna avere il coraggio della parola, soprattutto in un tribunale. Questo è un silenzio che fa rumore», continua e conclude nella nota un durissimo Nicola Morra, «di certo questo silenzio non impedisce la ricerca della verità sulla stagione delle stragi». Nel frattempo è stato inserita fin dal 22 luglio scorso agli atti quella intervista di Berlusconi richiesta dai legali di Dell’Utri oggi in aula: nel 20 aprile 2018 l’ex Premier spiegava «non abbiamo ricevuto nel 1994 né successivamente nessuna minaccia dalla mafia o da suoi rappresentanti. I miei governi – rivendicava Berlusconi – hanno sempre operato nella direzione di un contrasto fortissimo nei confronti della mafia: abbiamo incrementato la pena del 41 bis rendendola più dura, l’abbiamo anche spostata fino alla fine della detenzione».
STATO-MAFIA, L’EX PREMIER NON RISPONDE AI GIUDICI
Doveva essere il grande giorno di Silvio Berlusconi testimone in aula per il processo sulla presunta trattativa Stato-Mafia, chiamato dalla difesa di Marcello Dell’Utri – imputato per minaccia a corpo politico dello Stato – e invece l’ex Premier si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti ai giudici. «Presidente su indicazione dei miei avvocati intendo avvalermi della facoltà di non rispondere», così si è espresso nei pochi secondi di deposizione Silvio Berlusconi nell’aula bunker del carcere fiorentino dell’Ucciardone dove è in corso il lungo processo per che vede ancora una volta l’ex collaboratore personale e senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri alla sbarra dopo la sentenza che già lo ha condannato come «uomo di collegamento» tra la Mafia e lo Stato dopo la stagione delle stragi di Cosa Nostra tra il 1992 e il 1994. Entrato in aula i giudici toscani hanno illustrato a Berlusconi le prerogative garantitegli dallo status di teste assistito: a suo carico pende un’inchiesta a Firenze sulle stragi del ’93, ovvero su fatti «probatoriamente collegati a quelli oggetto del processo trattativa». La Corte ha dunque preliminarmente avvertito il fondatore di Forza Italia della possibilità di non rispondere precisando che qualora avesse risposto avrebbe assunto “l’ufficio di testimone“, avrebbe dovuto dire la verità. Consigliato dagli avvocati di non replicare alle richieste della difesa di Dell’Utri, ora si attendono gli aggiornamenti in merito alla sempre più complessa vicenda della presunta trattativa.
BERLUSCONI INDAGATO PER STRAGI MAFIA ’93-“94
Secondo la sentenza di primo grado, l’ex sodale di Berlusconi Marcello Dell’Utri è stato condannato in primo grado a 12 anni per attentato a corpo politico dello Stato assieme a ufficiali dell’Arma e capi mafia: i giudici nelle motivazioni scrissero così (cit. da portale Antimafiaduemila.com) «con l’apertura alle esigenze dell’associazione mafiosa Cosa nostra, manifestata da Dell’Utri nella sua funzione di intermediario dell’imprenditore Silvio Berlusconi nel frattempo sceso in campo in vista delle politiche del 1994, si rafforza il proposito criminoso dei vertici mafiosi di proseguire con la strategia ricattatoria iniziata da Riina nel 1992». Prima della mancata deposizione di Berlusconi, la corte ha rifiutato la richiesta lanciata dalla difesa di Dell’Utri sulla proiezione in aula di una video-intervista a Berlusconi tenuta dopo il verdetto di primo grado, dove l’ex Premier dichiarava che «il mio Governo non ha mai ricevuto minacce mafiose», ma i giudici hanno sentenziato «L’intervista è già acquisita agli atti quindi potrà essere visionata dalla corte in ogni momento e non c’è motivo di proiettarla in aula. Auesta è un’aula di giustizia, non uno studio televisivo» ha ribadito il pg Giuseppe Fici. Ricordiamo che lo stesso Berlusconi, come confermato oggi dai giudici, è indagato nel filone di inchiesta sulle stragi mafiose del 1993 che colpirono Firenze, Roma (chiese di San Giovanni in Laterano e San Giorgio al Velabro) e Milano (via Palestro).