Dopo l’assoluzione in Primo Grado, per Calogero Mannino viene confermata la stessa sentenza anche in Appello nel processo sulla presunta Trattativa Stato-Mafia: la Corte di Palermo ha assolto questo pomeriggio l’ex Ministro della Democrazia Cristiana dall’accusa di minaccia a Corpo politico dello Stato, non concedendo la richiesta del Pg che per Mannino aveva chiesto 9 anni lo scorso maggio. Mannino risultava imputato nel processo-stralcio sulle possibili trame che Stato e Cosa Nostra avrebbero concordato nel periodo buio delle Stragi tra fine anni Ottanta e inizio anni Novanta (culminate con gli attentati ai giudici Falcone e Borsellino). Ricordiamo che l’assoluzione in primo grado era arrivata, dopo oltre un anno dall’inizio del processo, il 4 novembre del 2015: anche allora, Calogero Mannino era stato accusato di avere dato il via ai contatti tra i carabinieri del Ros e i vertici della Mafia siciliana per far terminare le odiose stragi mafiose. Sempre secondo l’accusa, Mannino temendo in primis per la propria vita dopo la minaccia di Totò Riina (all’epoca n.1 della Mafia corleonese, ndr) di vendicarsi di tutti i politici che «non mantenevano le promesse fatte» avrebbe accelerato la trattativa Stato-Mafia. Per i giudici della Corte d’Appello però tali accuse si sono rivelate infondate e senza alcuna veridicità.



CALOGERO MANNINO INNOCENTE: “SONO COMMOSSO”

L’ex Ministro in vari Governi Dc ha assistito alla sentenza finale non direttamente in aula ma attendendo una chiamata dei suoi avvocati e si è detto commosso di quanto avvenuto: «Oggi parlano la sentenza che conferma l’assoluzione e le assoluzioni in tutti gli altri processi in cui sono stato trascinato in questi anni» ha spiegato all’Adnkronos lo stesso Calogero Mannino. Per l’avvocato Montalbano che lo ha difeso fin dall’inizio del processo “stralcio”, «Sicuramente le motivazioni di questa sentenza certificheranno in modo ormai definitivo e inattaccabile l’assoluta estraneità da Mannino da questa ipotesi accusatoria. Mannino si è sempre difeso dicendo ‘A me non interessa se una trattativa c’è stata, io certamente non sono colpevole di questi fatti che mi vengono addebitati’. Lo ha detto fin dal primo momento nell’interrogatorio, sia in primo grado che in appello». Il processo principale sulla Trattativa Stato-Mafia – che prosegue sempre a Palermo con imputati Marcello Dell’Utri, Mario Mori e Massimo Ciancimino, tra gli altri – era cominciato all’inizio del 2013 mentre quello “stralcio” che vedeva imputato Mannino prese inizio nel maggio 2013. Una prima assoluzione nel novembre 2015 non bastò all’accusa che riportò il tutto alla Corte d’Appello: il ricorso venne accordato nel maggio 2017 ma le fasi vive del processo si sono tenute solo lo scorso dicembre. Come ben ricorda oggi Tg Com24 nel processo “principale” della presunta Trattativa, sono già stati condannati in primo grado (e tuttora sono sotto processo d’Appello) l’ex senatore Marcello Dell’Utri e gli ex carabinieri del Ros, Mario Mori e Antonio Subranni a 12 anni, mentre 8 sono gli anni di carcere comminati l’ex capitano dei carabinieri Giuseppe De Donno e il figlio dell’ex sindaco di Palermo Massimo Ciancimino; 28 gli anni per il boss Leoluca Bagarella.

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