Agli Stati Uniti si guarda ormai da decenni come al faro dell’Occidente, alla più grande democrazia del mondo. Merito anche del ruolo incarnato dagli USA, quello di superpotenza incontrastata dalla caduta dell’URSS, di attore geopolitico capace di ispirare i Paesi facenti parte della sua sfera d’influenza attraverso quello che lo scienziato politico statunitense Joseph Nye definì con l’espressione di “soft power“, ovvero l’abilità di creare consenso attraverso la persuasione, senza usare l’hard power, la forza militare. Eppure, osservando a fondo l’assetto istituzionale USA, il suo funzionamento, potremmo essere sorpresi nel riscontrare quanto siano radicate le differenze rispetto alle democrazie di matrice europea, in particolare quella italiana. Il sistema politico americano si regge su tre pilastri: la repubblica, la democrazia rappresentativa e il federalismo. A detenere il potere politico sono il Presidente, che è anche il comandante supremo delle forze armate – il cosiddetto “commander in chief” – nonché capo della diplomazia, e il Congresso, ovvero il Parlamento composto da due rami, la Camera dei Rappresentanti e il Senato. Già nell’organizzazione del potere legislativo è possibile intravedere una netta differenziazione tra il sistema Usa e quello italiano. Tanto quello a stelle e strisce, quanto quello nostrano, sono sistemi improntati sul cosiddetto “bicameralismo perfetto“: la differenza che più balza all’occhio, però, è quella per cui negli Usa non esiste un rapporto “fiduciario” tra il governo e le Camere. Il Parlamento, di fatto, non può sfiduciare il Presidente, poiché questi è eletto direttamente dal popolo. Ed è questo il motivo per cui negli Usa non ci sono mai elezioni anticipate: anche in caso di morte del Presidente, infatti, a subentrare è il suo Vice. Il Congresso, insomma, non può far dimettere un Presidente (viceversa questi non può sciogliere il Parlamento), se non attraverso una complicata procedura, come quella di impeachment.
LO STATO USA: BIPOLARISMO E SEPARAZIONE DEI POTERI
Il fatto che si voti ogni quattro anni – mai prima, mai dopo – rappresenta a voler essere maliziosi un altro elemento di profonda discontinuità rispetto al sistema politico italiano, ormai abituato ad una instabilità che potremmo definire “endemica“. Si può dire che a conferire un maggiore equilibrio al sistema politico Usa sia stata la presenza di un forte bipolarismo partitico, quello contrassegnato dal dominio del Partito Repubblicano e del Partito Democratico. A partire dal 1852, questi due partiti hanno vinto ogni elezione presidenziale: un fenomeno più unico che raro nelle democrazie mondiali. Anche la Costituzione Usa ha accolto la dottrina della “separazione dei poteri” tradizionalmente associata al nome di Montesquieu. I Padri Fondatori americani si ispirarono precisamente alla monarchia costituzionale inglese, dove al posto del sovrano venne posto un Presidente elettivo, e alla camera nobiliare il Senato, rappresentativo degli stati federati. Da queste basi nacque la repubblica presidenziale, con a capo appunto l’inquilino della Casa Bianca. La differenza più evidente sulla suddivisione dei poteri tra Usa e Italia è data dal fatto che il sistema costituzionale americano prevede che nessuno possa contemporaneamente far parte di due poteri così da preservare l’indipendenza degli stessi; questo non è vero in Italia, dove ad esempio non è raro che il premier (detentore dunque del potere esecutivo), sia un parlamentare (potere legislativo).
LO STATO USA: I POTERI DEL PRESIDENTE, QUELLI DEL CONGRESSO E…
Un capitolo a parte nel raffronto tra Usa e Italia merita il potere esecutivo. In America a detenere questa responsabilità è il Governo federale, presieduto dal Presidente degli Stati Uniti, e composto dal Vicepresidente e dal “Cabinet of the United States“, ovvero il Gabinetto dei “ministri“, che nella dizione americana prendono il nome di “Segretari” ad eccezione di quello che noi chiameremmo “Ministro della Giustizia“, nominato Procuratore Generale. I ministri guidano dunque ogni settore della pubblica amministrazione, ovvero i Dipartimenti. I rapporti tra potere esecutivo e legislativo furono a lungo oggetto di discussione fra i Padri Costituenti: questi, infatti, da una parte volevano evitare che il Presidente avesse tra le sue mani poteri troppo ampi, dall’altra temevano anche che l’inquilino della Casa Bianca divenisse “ostaggio” del Parlamento. Studiarono così un sistema di “pesi e contrappesi” per il quale oggi il presidente ha sì ampi poteri, ma fortemente condizionati dal parere del Congresso. Si pensi, come esempio chiarificatore, al fatto che senza l’approvazione del bilancio da parte di Camera e Senato l’apparato governativo non può spendere un solo dollaro. Il potere giudiziario americano vede invece la Corte suprema in cima alla piramide: seguono per importanza le Corti d’appello e le diverse Corti distrettuali sparse sul territorio. I giudici della Corte Suprema, di nomina presidenziale e in carica a vita, sono chiamati a decidere nelle controversie che interessano il governo federale e nelle dispute giudiziarie fra Stati. Per comprendere la sua importanza nella vita degli americani si deve sottolineare come la Corte sia inoltre abilitata ad interpretare la Costituzione degli Stati Uniti, avendo così diritto di giudicare incostituzionale qualsiasi norma o atto amministrativo di qualunque livello (anche statale o locale).