Un Movimento “liquido” con un Grillo depotenziato nel nuovo Statuto M5s: la versione dell’avvocato Lorenzo Borré, che da anni assiste gli ex esponenti M5s espulsi dai probiviri, è decisamente in contrapposizione con quanto emerge nei corridoi del Parlamento dove invece si pensa che l’ex Premier Giuseppe Conte si sia legato mani e piedi al Garante dopo la “pace della spigola” raggiunta a Marina di Bibbona.
«Una cerchia ristretta ha cambiato le regole del M5S. Con il solo accordo di due persone non iscritte, Beppe Grillo e Giuseppe Conte, dove quest’ultimo ha vinto. Il M5S ha cambiato paradigma, invertito le polarità rispetto alle origini del 2009 e alle modifiche del 2017. È diventato anche un partito liquido», spiega il legale al Corriere della Sera. Il nuovo statuto presentato sabato da Conte verrà sottoposto al voto degli iscritti il prossimo 2-3 agosto e precederà quello poi definitivo sul nuovo leader: ebbene, per l’avvocato Borré il testo approvato con la mediazione dei “7 saggi” sarebbe ancora ricco di «contraddizioni, inciampi, paradossi». Su tutti, il punto nodale rimane il de-potenziamento di Grillo, secondo il legale dei tanti espulsi in casa M5s: «A oggi, con l’attuale statuto in vigore , il garante ha potere interdittivo avendo la facoltà d’indire nuove consultazioni online e chiedere nuove delibere assembleari, se non gli andavano bene. Le consultazioni le poteva far rifare e se non si raggiungeva il quorum della maggioranza degli iscritti venivano cassate. Ora questo è sparito, ci vuole l’assenso di Conte e limitatamente per questioni procedurali. Per le assemblee, Grillo ha voce solo per le modifiche statutarie, non più sulla salvaguardia dei valori base del M5S».
IL FUTURO DEL NUOVO M5S
Per Borré, in sostanza, Conte è riuscito ad avere i “pieni poteri” per portare avanti il suo Movimento, profondamente diverso dalle origini: «Il M5S era nato in dissenso sul mantenimento prolungato delle cariche interne, aveva introdotto il tetto dei due mandati elettorali. Ora invece il potere si cristallizza: quattro anni più altri quattro in caso di rinnovo delle cariche interne, a cominciare dal presidente Conte. Indicato dal garante, senza antagonisti, è in realtà l’unico candidato e inoltre non si dovrà guardare al numero dei votanti». Un M5s sempre più “partito” tradizionale, addirittura «liquido» secondo l’avvocato un tempo vicino ai valori del Movimento di Grillo e Casaleggio: «per la prima volta, un’assemblea può infatti cambiare il programma, magari guardando ai sondaggi […] la democrazia diretta si è persa per strada». Come contestano tanti ex grillini, con questo nuovo statuto il rischio è quello di tante zone d’ombra sorte da una mancata discussione collegiale su profondi cambiamenti strutturali richiesti agli iscritti M5s: «Invece del tribunale, dopo un tentativo di mediazione, è prevista la via dei collegi arbitrali, molto costosi. Scherzosamente, la definirei una “clausola anti-Borrè”. Ma su questo punto, che non permette i ricorsi davanti ai giudici, ho forti dubbi di legittimità», conclude l’avvocato largamente polemico con il nuovo corso M5s intentato da Giuseppe Conte.